12/12/18

2020.





Là dove tutto è cominciato, là dove tutto finirà.

Questo è il post numero 300 da quando ho cominciato questo blog.

Il giorno e l'ora di questo post a te non diranno nulla, perché non ricordi.

Eppure a quell'ora è cominciato tutto e a quest'ora di nuovo dobbiamo ripartire.

Il blog va in stand-by, o muore con me, perché devo morire e risorgere un'altra volta.

Specialmente perché il me del 2020 dev'essere una persona differente e mi serve molto tempo per diventarla.






E quando si muore, ci si lascia tutto alle spalle. Il tempo non esiste più e, di sicuro, il passato non esiste più. Torno nel mio eterno presente.

E' stato molto bello, eppure è finito.

Tutto finito.

E solo io so quanto mi avete rotto i coglioni e quanta merda ho dovuto ingoiare per qualche attimo di felicità, vedendo tutto il mio lavoro che principalmente va a favore di stronzi subumani.

Vedere il mio vomito e i miei incubi dissacrati perché non valgo nulla.

E ne sono conscio, di non valere nulla.

Né perderò tempo a lamentarmi come tutti vuoi. Non c'è più tempo.

Arriverà il nostro momento.

Arriverà.

Ora è il momento di separarci, my friend.

E' sempre stata una missione suicida, dall'inizio.

Penultima riga.

Ultima immagine.







06/10/18

I'll love whatever you become.

La cosa più bella che abbiamo fatto è stata rubare il tempo, a chiunque appartenesse, e farlo nostro. Io e te.

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Siamo in cucina e tu sei seduta sul tavolo, hai quella maglietta bianca e azzurra che ti ho regalato l'anno scorso e quei pantaloncini verde militare. Ti guardo le gambe e penso che ci perderei la vita lì in mezzo, le abbraccio. Mi godo ogni centimetro della tua pelle e del tuo odore. Ti prendo in braccio e andiamo sul letto a finire di crepare di caldo, a sudare insieme.
Fumiamo tra una volta e l'altra e restiamo in silenzio a guardare il soffitto. Bello bianco questo soffitto, come sarebbe camminarci sopra senza tutte queste sedie, scrivanie, mobili, cose in mezzo alla stanza? Ci addormentiamo abbracciati per mezz'ora, ci svegliamo e andiamo a vedere un film. E' l'unico momento buono per vedere un film: dopo aver scopato. Altrimenti si finisce sempre a scopare e poi magari pensi "sì, ma cazzo, il film?".

Il film finisce e torniamo a letto, restiamo incastrati in silenzio. Ogni tanto ci guardiamo negli occhi, qualche rumore di labbra che schioccano, c'è odore di incenso.
Ti alzi e vai verso la borsa, prendi un foglio e torni da me. E' piegato in quattro, lo apri e mi leggi una poesia che hai scritto. Forse ce l'ho ancora da qualche parte, un pezzo di te.
Qualcuno bussa al citofono, è la pizza. Tu scendi ed io imbraccio la chitarra e mi metto a cantare qualcosa dei radiohead. Ci metti tanto a tornare, ma ho capito subito che sei rimasta dietro la porta ad ascoltarmi, per paura di disturbare la prestazione.

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Questo sopra l'ho scritto veramente tanto tempo fa. Non l'ho mai concluso, anche se in verità non mi sembra di aver mai cercato bene una conclusione. L'ho appoggiato tra le bozze attendendo l'ispirazione, ma più il tempo passava e più non ci pensavo e più dimenticavo le poche idee che avevo per continuarlo. It's ok, babe.

Non mi ricordo il tuo volto. A volte. E per questo ringrazio le foto e la tecnologia. Mentre scorro tutte le immagini, mi ricordo di quanto sei bella. O dovrei dire eri bella? Non perché tu non lo sia più, semplicemente perché sono passati anni e io mi sto riferendo esclusivamente a quelle foto. Precisazioni linguistiche e temporali, per un tempo che non esiste e abbiamo inventato noi stessi. Ora è tutto più semplice perché ti ho espulso dal sistema. Ho espulso quella parte di te che ancora viveva in me come un virus e mi rendeva orribili le giornate anche se leggevo o sentivo una o due parole trigger, cinque lettere, quattro lettere, da qualsiasi parte, mi facevano deprimere praticamente. Tutto è passato e ho sostituito quel virus con qualcos'altro, che tu sai bene, anche se ti è difficile credermi. Come detto più e più volte, non ha importanza nulla di tutto questo e specialmente non importa quanto tu mi creda o mi voglia vedere o mi voglia sentire. Anzi, mi ha fatto piacere avere del tempo libero per dedicarmi a me, sapendo che la tua vita stesse andando alla grande. Almeno finora, poi recentemente ho raggiunto un paio di grossi obiettivi e negli ultimi due mesi mi sono dato al relax più totale, facendo ben poco di produttivo. E intendo produttivo nel lungo termine, perché di soddisfazioni a breve termine, quelle le ho prese tutte a piene mani. Forse mi serviva un po' di relax o forse devo stabilizzarmi un po' al nuovo livello raggiunto per poter poi continuare ad avanzare. A breve dirò basta e spenderò il mio tempo in maniera più seria. Sai, pare non siamo più adolescenti. Sebbene fare il paragone con i miei coetanei mi faccia pensare di essere ancora incredibilmente giovane, ma è un bias, perché gli altri sono dei cazzo di vecchi sia fisicamente che psicologicamente e con moltissimi mi è difficile instaurare una conversazione seria perché vivono delle loro poche esperienze e danno quelle per scontate e sicure e così e la vita e non andare lontano dalla strada maestra che l'amico dell'amico dell'amico di mio cugino di quinto grado una volta è stato male per questo.

D'altra parte, rilassarmi è più semplice se so che le persone che contano nel mio universo stanno relativamente bene, per quanto bene si possa stare per ora, in questo mondo, e quindi mi sono crogiolato sapendo che non c'erano mostri da rincorrere né dentro di me né fuori. Ma lo so che sono lì e torneranno e mentre io ho buttato due mesi di miglioramento nel cesso, loro sono lì dietro l'angolo pronti ad assaltare me e gli altri. E guerra sia.

Ovviamente ti ho sognata per metà notte e mi sono svegliato alle sei e mezza. Nel sogno eri diventata famosa per qualche strana scoperta o novità che avevi creato e ti guardavo in un servizio di dieci minuti in tv, mi sembrava lungo e ti vedevo immergerti anche in una vasca per dimostrare qualcosa, sempre mentre guardavi l'obiettivo della telecamera. Dopo ti ho accompagnata a parlare con un regista gay famoso che ti avrebbe potuto aprire alcune porte importanti in televisione, anche se a te non fotteva veramente tanto. Volevi solo spiegare meglio e a più persone la tua idea, sembrava una buona idea, ma non la ricordo o forse non era parte integrante/importante del sogno. Io non partecipavo al meeting con il regista. Rimanevo fuori con un amico, come se dovessimo farti da bodyguard. Comunque non accadeva nulla di preoccupante. Ti prendevo e ti riportavo a casa. Finisce così.

Mi sono svegliato perché Naomi si è alzata per andare in bagno. Quando è tornata, si è sdraiata sul fianco destro e io anche, per abbracciarla da dietro. Con ancora le tue immagini in testa, ho pensato che per togliermele un po' dalla mente l'idea migliore era fare l'amore con lei. Dopo mi sono riaddormentato e ho sognato Naomi.

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Qui volevo mettere un'immagine.

Ci ho pensato per qualche ora. Ho setacciato le mie cartelle e nulla mi pareva esprimesse qualcosa di perfetto per la situazione. Perché per te voglio solo il meglio.

Ho ripassato anche le foto dove ci siamo noi. Mi sembrano tutte cose che voglio tenere per me e nessuna risalta effettivamente tra le altre, ce ne sono molte che mi parlano piano e mi fanno ricordare che sono vivo.

Nessuna immagine.
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E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".






I remember.

I always remember.

05/09/18

Spigoli.




E' che sono successe tante cose, ma non voglio parlare delle vacanze, né in verità voglio parlare di niente. Non che sia apatico, o forse sì, ma sto cercando di riprendermi mentre le giornate mi scorrono veloci e più scorrono veloci più devo scrivere veloce per darti l'idea che non c'è un cazzo di minuto libero e va tutto di fretta. Insomma, un weekend l'abbiamo passato ad amsterdam e abbiamo girato troppi coffee shop fottendocene della fauna locale e di questa tipa del '98 (l'ho scoperto dopo che era del '98) che ci seguiva in ogni dove, con nostro piacere, sia chiaro, e quindi potrei aver dimenticato tante cose che sono successe, ma è successo ben poco, era un weekend relax in cui io e il mio amico abbiamo fumato il più possibile cercando anche di girare la città, quando capitava. La colazione domenica l'abbiamo fatta a casa della ragazza succitata, mezzi zombie, mezzi uomini, mezzi alieni, e mi sono ritrovato a fissarle le gambe e pensare che finirci dentro sarebbe stato molto bello, ma non avevo alcuna voglia di muovermi, di parlare, di fare cose. Ho bisogno di stare seduto e decedere, almeno per un po'. E non è facile uscire da questo loop, scrivo ora mentre sono in astinenza psicologica da bravo idiota, è tanto bello stare annebbiati, ma sto cercando di ricordarmi che alla lunga è deleterio e io ho cose importanti da fare nella vita, mica come voi che siete stronzi e pensate che cose come, cazzo ne so, la politica e gli influencers di instagram e la televisione siano cose fottutamente importanti. Non lo sono, sono tutte cazzate, coglioni.

Poi sono tornato a casa e appena sono tornato non ho avuto tempo per me, per stare solo un po', perché prima Chloé e poi Naomi sono venute a dormire da me, non insieme, non ancora. Ovviamente la cosa non mi è dispiaciuta troppo, però c'è sempre bisogno di tempo per se stessi. Mi sveglio ogni volta e le trovo vicino a me a guardarmi con occhi sognanti, Chloé un po' di più, forse perché sono la sua prima relazione e perché è più giovane e quindi si starà vivendo quell'innamoramento pazzo che pensi non possa finire mai. Mi chiedo quando la vedrò piangere. Chloé è più alta di me e ha queste gambe lunghissime e il suo odore rimane nella stanza e sulle lenzuola per parecchio tempo. Dovevo specificare che sono entrambe africane? Naomi è minuscola e ha un corpo perfetto, di lei mi innamoro sicuro, se resta abbastanza nei paraggi. La cosa più bella di lei è che quando siamo a letto, mi fa tornare un animale. Perdo qualsiasi controllo e capacità di articolare parole e ringhio e non sono più in me. Che è una cosa stupenda. Ci dimentichiamo spesso di essere animali solo perché sappiamo parlare di cazzate e abbiamo la tecnologia. Eppure il 98.8% del nostro DNA è lo stesso delle scimmie. Tornare animali è importante per ricordarsi cosa davvero ci da piacere, che sono poi le cose basilari: scopare, mangiare, dormire, giocare. Niente di più. E se fai queste cose con più persone che fanno parte della tua cerchia, il piacere aumenta. Io te l'ho detto, fai tu.

Anyway, torniamo a noi. Oggi stavo tornando a casa e una ragazza che avrà avuto diciott'anni scarsi camminava verso di me, ha sollevato gli occhi dal cellulare ed erano azzurrissimi, mi ha guardato e ha accennato un sorriso e io anche stavo sorridendo lievemente, i nostri sguardi si sono incrociati e io ho desiderato di spararmi in testa perché non ho fatto nulla per fermarla.

Non torniamo a noi, ci torniamo prossimamente, babe, piuttosto ascoltiamo la canzone di su che dice:

'sti soldi che c'ho in tasca non mi risolvono il macello che c'ho in testa
ho sempre lei in testa
soldi in tasca e occhi spillati a fine d'a festa

29/07/18

Colazione all'inglese.

Fate attenzione, qua i conoscenti coetanei, o quasi, cominciano a fare figli e sposarsi. Il che allarga il numero di campione utile per fare statistiche fra 10-15 anni. Good. Ho appena interrotto l'ottima striscia di "nessuna malattia" durata ben tre anni. Che incazzatura. E ora vorrei solo guarire.

Comunque, sono passato da Amsterdam e non ci andavo da una vita, ho girato la città e non ho visitato nessun museo. Ho fatto un bel barbecue in un parco e la situazione era ovviamente costellata di vino e canne e buona carne, è stato divertente ed è durato tutto il pomeriggio, fino alle dieci di sera. Il giusto tempo, dato che comunque il sole c'era ancora. Poi sono volato in ostello per prendere qualcosa per coprirmi dal cazzo di vento che c'era, mi sono dato una sistemata e sono uscito con Agathe, ci siamo visti in un bar, lei aveva appena staccato dal lavoro, un negozio di souvenir dove si vendono le solite cose da drogati per turisti, e stava parlando con due ragazzi polacchi, o cechi, non ricordo. Li salutiamo e andiamo a comprare erba in un coffee shop, una classica lemon haze per partire con tranquillità, poi andiamo in un bar tappezzato di stickers in cui si può fumare dentro, che come saprete bene non è scontato ad Amsterdam. Birra che non desidero neanche e mi tocca anche rullare, alright. Mi racconta un po' come le va lì e, che palle, ci tiene a farmi captare che è una donna di mondo e che ha avuto esperienze con le droghe. Non devi fare la grande con me, non me ne frega un cazzo. Certo, l'idea iniziale era provarci e portarla a scopare in un parco qualsiasi, figurati che è legale lì, sì, ripeto, legale scopare nei parchi di notte, ma mi sono affondato nella poltrona e il tempo è passato velocemente ed erano già le due ormai e attorno a noi c'erano persone simpatiche e tanti cocainomani. L'unica volta che vado in bagno fatico a trovarlo tra un corridoio e l'altro e un tipo mi dice "è qui il bagno" e mi precede aprendo una porta, poi entra nell'unico bagno che ha la porta, per il resto solo pisciatoi e io ho problemi a farla se non ho le spalle coperte. Il tipo ci mette una vita perché chiaramente sta pippando e si crea una fila che è chiaramente in attesa di sverniciare le narici, io non batto ciglio, finché non cagate il cazzo siamo tutti amici. Quando ritorno da Agathe, un altro cocainomane si è seduto vicino a lei e cerca di comunicare e parlare, sta fumando un cannone gigante e si addormenta immediatamente tanto che dopo tre minuti arriva un buttafuori, prende il suo telefono e gli dice di andare a dormire a casa, ma con gentilezza, dopotutto non era lui a rischiare gli fottessero il telefono o altro. Noi anche dopo poco ci direzioniamo ad una stazione metro in cui lei può tornare a casa, neanche provo ad andare da lei, mi rompe le palle dicendo che il giorno dopo deve lavorare, baci piccola. Torno in ostello cercando di fare poco casino e dormo qualche ora. Mi risveglio, prendo il mio zaino e faccio il check out, mi sento più tranquillo ad avere tutte le mie cose con me mentre giro. Non mi fido di nessuno, retaggio ancestrale della mia città natale. Cammino e faccio colazione a tappe, senza mai sedermi da nessuna parte, mangiando cose dolci mentre mi muovo, servono zuccheri per riprendermi un po' dal poco sonno che mi perseguita da circa una o due settimane, per ottime ragioni sia chiaro, e ovviamente dopo aver guardato un po' la città, decido di fermarmi  in un coffee shop con dei tavoli stile '800, non prendo nulla da bere anche se valuto un tè per qualche minuto. Prendo una sativa perché ho voglia di rilassarmi e me la fumo tutta con tranquillità.

In questi giorni sono un mezzo ameba e sono sempre in giro in appuntamenti a caso, spendendo soldi per queste piccole e grandi ragazze principalmente africane e portandomele a casa a turno. Scorre tutto bene, ma dovrei cominciare a preparare la mia discesa in italia e organizzare bene quei pochi giorni che ho. Oltre ad essere produttivo come desidero, ma per questo mi scudo dietro la mia malattia attuale. Voglia di fare nulla, voglia di fare zero. Ascolto musica tutto il giorno e cerco di distrarmi con qualche film.

Tra una cosa e l'altra, amici, viaggi per lavoro o per piacere, ragazze e il giusto tempo per me stesso, saranno due mesi che sono impegnato praticamente sempre e la quantità di sonno di quest'ultimo periodo è minima, ma non mi pesa, almeno per ora. Ho calcolato che fra sole tre settimane potrei tornare ad una vita più tranquilla, anche se è un progetto che può essere tranquillamente sballato da quanta voglia avrò di stare in giro e sfoggiare vestiti nuovi e anello nuovo. Sono stato a Londra e solo cinque tossici/barboni/barboni-tossici mi hanno chiesto qualche spiccio. Inutilmente perché ho ritirato giusto le sterline che mi servivano e ho maneggiato tre monete di numero in tutto il weekend. Ho girato camden per trovare qualcosa di originale e spettacolare da inserire nel guardaroba e ci sono riuscito con una maglietta disegnata da un'artista israeliano e un anello nuovo per l'indice destro. Per ora ne mettevo uno che era un rimpiazzo. Un rimpiazzo durato quasi quattro anni. E questo anello è nero e semplice e di tungsteno. E' la mia fase nera che tenta di bilanciare tutte queste nuove magliette bianche. I capovolgimenti della vita. Mentre camminavo per la città per esternare uno dei miei hobby preferiti che è essere solo in mezzo alla gente e camminare ascoltando musica per non permettere alla mia realtà di essere troppo inficiata dagli essere umani, pensavo al fatto che qui c'è stato un punto di svolta della mia vita. Esattamente nella stessa stanza in cui ho dormito di nuovo. E curiosamente a Londra nacque l'idea del mio blog e anche del nome, mentre leggevo una magazine anarchica, se non sbaglio, il nome era modeerf. Su internet non si trova più nulla al riguardo. E invece io ho i pdf, probabilmente scaricati anni fa. Ora torno nello stesso luogo e sono un uomo e posso parlare con il mio amico con più cognizione di causa sulla vita e un po' più ragionamenti filati e logici. Ma non è quando ho creato il blog che c'è stata la svolta, quella è venuta due anni dopo quando sono tornato a Londra. Ci sono rimasto un mese e ora che leggo i post di quel periodo noto i piccoli particolari. Erano i primi post in cui avevo uno stile diverso e che mi piaceva davvero. Trovato in mezzo alle esperienze vissute, con un'incredibile voglia di spaccare il mondo, di eccedere e di aprirsi alle novità e allo sconosciuto, e tra i libri che leggevo e le realtà che venivo a conoscere. E il mio cervello ricordava la zona e mi ha guidato in automatico verso la fermata dove prendere il bus per andare a Brixton. Con quel vago senso di un posto che hai conosciuto e analizzato già e ti suona relativamente familiare. Abbiamo concluso in un locale gestito una famiglia di ciprioti con una colazione all'inglese di quelle che ti riempiono per una giornata: due uova, bacon, salsiccia, toast, patatine. E il tè finale con i biscotti. Sono sicuro di non aver mai bagnato i biscotti nel tè prima di ora. Sono questi i piccoli dettagli che mi sfiziano. O da cui mi piace farmi sfiziare. Magari ho dimenticato un giorno di una decina di anni fa in cui ho fatto la stessa cosa e non l'ho ritenuto abbastanza importante come ricordo da registrarlo. Si cresce e non si può ricordare tutto. I punti fermi comunque li ricordo.




30/06/18

Se incroci tutti i dati, trovi quasi tutto quello che si può sapere su di me.





Se non succede nulla qui, rimango a guardare il muro e la cenere che vola alta e poi riscende, vola alta, riscende, cerco di afferrarla tra indice e pollice mentre sale in alto. Ho i muscoli del collo ingessati ed è un orario strano, potrei vedere un film, ma non ho nessuna voglia di vedere un film precisamente. Ho una lista enorme e nessuno mi ispira in ogni determinato momento. Se invece riesco a fottermene di questa zero voglia metto un film e mi piace quasi sempre, alla fine la lista è stata compilata con consigli di persone fidate. La situazione è questa: ascolto blank banshee mentre bevo un amaro. Sì, fumo. Fumo e incrocio i dati, ma questo l'ho scritto un paio di settimane fa. Ora non fumo da due settimane. Quasi. A parte ieri che ero ad un ristorante africano e vicino alla mia sedia noto che qualche sprovveduto ha perso una bustina d'erba per terra e allora l'afferro velocemente, ho bevuto vino tutta la sera e sono veloce e scattante, a tratti anche lucido. Un tizio che ho appena conosciuto mi invidia ed è anche più contento di me e mi chiede subito di poter fare una canna. Al tavolo con noi c'è anche un tizio che ha qualche potere in un ufficio qui vicino, ha minimo 40 anni, portati male in qualsiasi caso, e di noi altri dieci nessuno supera i ventotto, mi sto tenendo largo. Comunque due giorni fa eravamo nello stesso posto, nello stesso ristorante dello stesso quartiere, niente busta d'erba per terra quella volta, ed eravamo tutti felici e ubriachi, eppure era un martedì qualunque. In questi giorni mi sento molto più libero e mi preparo a (ri)fare l'amore con una mulatta e una nera, straparlo descrivendo le mie lenzuola sporche di sangue, ho fatto anche una foto al coprimaterasso che fortunatamente ha salvato tutto, ma quelle tre macchie non andranno mai via. Non ero così continuativamente lucido dalle prime tre settimane dell'anno scorso ed è una cosa interessante. Mi sembra vada tutto bene, anche meglio del solito, sarà il sole che fa capolino nel cielo o io che raggiungo qualche obiettivo. Alle vacanze manca un mese circa e in italia ci sono solo due tipe nuove che vorrei vedere. Volevo fare un post pieno di bestemmie e insulti verso tutti, solo perché appunto ora va tutto alla grande (ma sono due anni che va tutto alla grande), poi ci ho ripensato mentre seguivo un culo girando nel centro città. Non mi dire che non hai mai seguito un culo, come in uno stato di trance, mentre cammini. E' quasi una cosa inconscia, ti stregano certi culi e tu li segui per vedere un po' dove andranno a parare, poi ad un certo punto rinvieni in te e torni a fare quello che devi fare. Chiappe, chiappe. Intanto sul mio soffitto volano elicotteri tutto il giorno perché tutti i santi ministri sono qui a decidere del tuo futuro, non del mio, chi cazzo vi ha autorizzato? E non ci si fa neanche tanto più caso, non è un problema tanto ho le casse sempre accese e ora mi sono dato a trap anche più underground, sì, ma giusto da qualche giorno, altrimenti suono la chitarra cercando di imparare e condividere qualche canzone nuova e di mangiare sano. Mi sono anche comprato delle scarpe nuove e ho festeggiato schiantandomi un ginocchio sul bordo del letto, da vero idiota, eppure non mi facevo male da parecchio, ogni tanto è utile per ricordarti che sei vivo. Qualcuno si sta chiedendo perché i giovani si drogano tutti tutti tutti tutti? Erba e cocaina e md dovunque li vedo solo io? E tutti questi nuovi cantanti che cantano di quanta droga si prendono dimostrano solo che la cosa è sdoganata e nessuno ci fermerà mai, probabilmente va bene a tutti così. Però non mi fate i sorpresi del cazzo quando vi arriva il 75 in casa e i vostri figli devono spiegarvi perché (che arriva per la cocaina? Non lo so, probabilmente il numero dello spacciatore). Gli spaccini negri cercano tutti il mio sguardo e richiamano la mia attenzione, se prendi parecchia roba ti danno più di una bustina, ma quasi mai lo stesso tipo, c'è questo neanche troppo tacito accordo per cui ognuno te ne da una così si spartiscono i proventi e sono tutti felici, chissà esattamente quanti soldi si fanno mi chiedo mentre vedo tre ragazzi sbarbati e in camicia, che sicuramente faranno i consulenti politici, a parlare amorevolmente con gli spacciatori ufficiali della ringhiera, posizione strategica e ampiamente visibile, la polizia è a circa venti metri, all'inizio della strada, ma loro se ne fottono tutti il cazzo. Sia chiaro non sto biasimando nessuno, è un business come un altro e noto che questi lavorano probabilmente più di otto ore, come i lavoratori seri, e giustamente se tu vai a cercare da fumare alle due di notte è necessario che qualcuno ti rifornisca. In verità, riconosco il loro gioco e il loro controllo del territorio e apprezzo quello che fanno perché pare essere organizzato molto bene. A tutte le entrate del quartiere c'è sempre qualcuno con un cellulare perennemente in mano che avvisa gli altri di tutti gli spostamenti di persone sospette, ovvero sbirri in borghese e non, clienti e non, ed è un controllo capillare, tanto che si capisce che in quel quartiere crimini stupidi come scippi e furti e rapine nei negozi non ci sono neanche per un cazzo perché chi lo gestisce non vuole queste stronzate ed è il primo a non voler attirare l'attenzione. Qui si spaccia droga, ma poi è solo quello che vedi fare sfacciatamente, certo che dietro c'è qualcosa di più grosso, ma tu non ti immischiare, dopotutto che te ne frega? E' il tuo territorio? No. Comunque per quanto sono tutti simpatici ho deciso di tornarci solo se qualche tipa ha bisogno della scusa di fumare per venire a casa mia. Torno a casa e becco una ragazza che non me l'ha data svariati mesi fa, mi fa capire che il ragazzo si è finalmente rotto le palle di mantenerla a casa sua e si sono lasciati, con quella faccia tipo "minchia che inculata che mi sono presa, aiutami, dammi attenzioni", la saluto cortesemente e salgo le scale, un po' contento che le cose siano andate come previsto e mi dimentico di lei in un nanosecondo, inutile ritardata. Riscendo per uscire e bestemmio ad ogni figa che passa, come apprezzamento ovviamente, e insulto tutti quelli che hanno una faccia di merda e/o che hanno appena figliato e spingono il passeggino tutti contenti sperando di ricordarmi i loro volti e poterli rinotare fra quei 10-15 anni e vederli depressi. Guardate che io so tante tante cose, su tutti tutti voi, però mi frega zero di sputtanarvi contro voi stessi principalmente, e contro gli altri indirettamente, e quindi annuisco e prendo nota perché fra qualche anno si fanno le statistiche e si tirano le somme (e già alcune sono state tirate) e per chi non sarà felice come lo sarò io saranno solo cazzi loro, porgete la mano e chiedete aiuto, magari ci gira di fare qualcosa. O forse no, siamo impegnati.

31/05/18

Evelyn e Cody. / E tutta la tua rabbia gloriosa.

In macchina Cody si ripete che non ha paura di Evelyn, nè di rivederla. "Tu hai paura di altre cose", si dice e le elenca con freddo cinismo, poi supera l'ultimo semaforo e trova un parcheggio. Si posiziona davanti al bar, imposta il cellulare sul silenzioso e cammina, aspettandola, finchè non intuisce da quale parte sarebbe arrivata, dalla sinistra, dando le spalle al bar, e si rivolge verso quella direzione. Infine, eccola lì, con una camicia colorata, aperta, e sotto una maglietta nera, una borsa grande e il solito passo. Così, aspetta che si avvicini e guarda i contorni del suo viso farsi sempre più definiti. Inutile tentare di calmarsi, il suo cuore è emozionato e l'elettricità pervade l'aria. Anche lui comincia ad andarle incontro e accoglie Evelyn tra le sue braccia. E' un abbraccio liberatorio e lungo, lei è a casa e sussulta, singhiozza, una volta sul suo petto. Restano fermi un minuto, o tre, poi si guardano negli occhi e si salutano con un dolce reciproco sorriso. Cody le fa strada nel bar ed entrano dentro, c'è un po' di gente, ma cercano di tenere il mondo al di fuori della loro bolla. Non si siedono l'uno di fronte all'altro, ma di fianco, su invito di Cody. Ordinano un caffè lui e una birra lei. Evelyn comincia a parlare e Cody si dispone ad ascoltarla.
"Ti avevo detto che stavo male, quando è finita. Era vero. Mi sono accorta di stare cambiando, stavo diventando un'altra persona e non volevo tu mi vedessi decadere. Ho avuto crisi, sono diventata anoressica, più per il bisogno di controllo su me stessa che per altro. Anedonia era la parola che mi caratterizzava, o forse caratterizza. Ho sempre avuto bisogno di essere apprezzata e amata, ma sento di non meritarlo, perciò la mia soluzione è stata quella di eliminare questa necessità. Tutte le relazioni che ho creato lì sono false, superficiali, non c'è comprensione. Non penso di meritare nulla per come sono veramente e allora fingo in tutti i rapporti sociali. E il tutto è nato dal lutto di avere lasciato questa città. E volevo chiudere con tutti, tagliare le radici, e ci ero riuscita, ma poi ho cambiato idea e volevo recuperare i rapporti e con le amiche ci sono riuscita, ma tu non rispondevi mai ed eri l'ultimo brandello di pelle putrefatta che dovevo staccare. Quando ti ho chiamato e non hai risposto ho avuto dei conati di vomito...grazie per essere qui."
Cody le stringe una mano e dice "stai cercando di eliminare una necessità, quella di essere amata e apprezzata, che è naturale, biologica. Non puoi lottare contro la natura. E poi non capisco come tu possa pensare di non meritare nulla. E' già successo che qualcuno ti abbia amata e succederà di nuovo. Non ti ho risposto tutto questo tempo perchè per me eri morta, come avevi detto tu di considerarti, d'altronde, e così ho fatto. Ed ogni volta che cercavi di parlarmi la cosa mi destabilizzava. E se non lo facevi tu, ti sognavo e mi svegliavo devastato. Il tuo lutto è stato andare via e tagliare tutti i ponti. E il mio lutto è stato la tua morte. Non ti avrei mai impedito nulla, e sono contento che tu abbia un futuro roseo e probabilmente migliore del mio e che tu sia in una città che offre cose belle da fare...e sapevo che sarebbe finita prima o poi, ma volevo passare l'estate con te e non è successo..."
"scusami, mi dispiace. Non volevo farti del male, scusa."
"Ma non è colpa tua e non provo nessun rancore, ci ho pensato a lungo e non hai fatto nulla di sbagliato, nulla con cattiveria. Dici sempre che nei tuoi sogni affronti ciò di cui hai paura, ma nella relazione non hai mai affrontato il conflitto, l'hai evitato perché pensavi mi potesse dare fastidio. Mi sarebbe piaciuto risolvere i tuoi problemi insieme, l'avrei fatto con piacere, ma fa nulla. E' successo per una serie di fattori, non è colpa di nessuno se sono stato male, era naturale che succedesse. Sono stato male, molto. Mi hai rotto. Mi hai spezzato come non pensavo potesse succedere ad uno come me, che ritengo essere una persona centrata, solida, ma è successo e ho passato mesi a ricostruirmi e ora ci sono quasi riuscito, sì, ci sono riuscito. Conosci il verbo to cope?"
"No."
"Vuol dire affrontare una situazione, fargli fronte, con metodi non convenzionali. Ho passato mesi, e tutt'ora, a scoppiarmi di canne per riempire quel vuoto di fondo, quella insoddisfazione che mi ha lasciato la tua mancanza. E' stato come un cacciavite nel cuore. Mi aiutava a non pensare, a liberare la mente. Perciò sembra tu sia venuta a chiedere il mio perdono, ma non c'è nulla da perdonare. Piuttosto sei venuta a perdonare te stessa. Ci sei riuscita."
"Cosa dovrei fare con le relazioni con le persone? Viaggerò e resterò poco tempo in ogni luogo, non mi sembra avere senso."
"Io penso che non bisogna mai trattenersi. Quando ci siamo conosciuti venivo da una relazione catastrofica, forse anche tu, e allora sebbene desiderassi bruciare in tutto le tappe, per quanto riguarda i sentimenti restavo un po' sulle mie, chissà se poi si può veramente controllare quest'aspetto, e mi sono accorto di amarti al massimo verso dicembre, gennaio. Quando, a mia insaputa, tutto stava per finire. Non ha senso. Concedi il massimo il prima possibile. L'amore è l'unica ossessione per cui valga la pena vivere o morire, che duri un mese, un settimana o anche solo un'ora. E ovviamente lo cerco, voglio darlo e riceverlo ed è piacevole in entrambi i casi.", Cody prende una pausa, sull'orlo delle lacrime, e riprende "io ti ho amata. Non solo. So, dentro di me, che ti amerò per sempre. Sei la migliore che conosco e meriti di essere apprezzata e amata, non è come dici tu. Ti amerò per sempre, ricordalo, ovunque sarai tra dieci, trenta, cinquanta anni. Ci sarà qualcuno nel mondo che a prescindere da cosa farai, ti amerà. Ricordati che sei amata. E amati tu stessa per prima.", Evelyn lacrima in silenzio, Cody continua, "ti scrissi nell'ultima lettera "I'll love whatever you become" e mantengo la mia parola."
Si scambiano altre piccole considerazioni, alcuni ringraziamenti da parte di Evelyn e poi Cody la prende per mano e la porta fuori dal locale. Abbracciati camminano verso la macchina di lui, vi si siedono sopra e Cody continua: "quando è finita, sono finito all'inferno", ogni parola è un macigno, ma lui è più forte del mondo, "ed è un brutto posto, ci si sporca, ma c'è sempre la speranza di risalire. E lì", lacrime si affollano dietro gli occhi del ragazzo, "dovevo comunque preservare l'unica cosa che avevo e in cui credevo, l'amore, e questo è un petalo di rosa", tira fuori dalla tasca destra un petalo di rosa, lo mette in mano ad Evelyn e le chiude il palmo, "non si è sporcato, è tuo", scoppiano a piangere entrambi e si abbracciano, prendono tempo a riassaporare l'odore dell'altro come se fosse ossigeno puro. Lei dice "anche io ho una cosa per te" e dalla borsa estrae un libro introvabile, comprato chissà quando e chissà dove, Cody lo guarda contento e intanto entrano in macchina, parlano prima come fiumi in piena, poi finiscono a fissarsi da vicino.

Il primo bacio è breve, le labbra si incontrano piano, si godono il momento. Cody si stacca per primo, Evelyn lo ringrazia ancora per essere venuto. Si stendono sui sedili e Cody sfiora ogni centimetro della pelle della ragazza come un bambino che ritrova un gioco perduto, curioso e nostalgico allo stesso tempo. Discutono ancora di comprensione e aiuto. Lui racconta di una volta in cui, destabilizzato per svariati motivi, cercò non di sfogarsi, ma di parlarne, semplicemente per buttare fuori quelle cose, con un'amica. Arrivato da lei, questa lo anticipò raccontandogli i suoi problemi, molto più gravi, e allora prosegue lui: "ho capito che devo essere una roccia per tutti gli altri. Ed è un ruolo che mi è attribuito e mi attribuisco con piacere, ma, a volte, quando serve a me...non c'è nessuno con la determinata fiducia ed esperienza che mi servirebbe e allora ho solo la musica o il muro."
"Devi cercare qualcuno, qualche aiuto...", sussurra Evelyn.
"Ci sto lavorando, quasi trovato."

Si baciano ancora e ancora finché lui propone "torniamo a quando eravamo piccoli? Alla prima uscita? Ricordi questa maglietta?"
"Sì, è quella di quella prima volta", risponde lei sorridendo. Il sorriso più grande e bello che si sia mai visto. E piano piano si baciano sempre più e le mani scorrono sui corpi, i vestiti vanno via e fanno l'amore, piano, sapendo che, se sarà l'ultima volta, questa volta l'avranno deciso insieme. E vivono per sempre in quei respiri e sospiri, sorridendo felici, lui sopra lei, in un mondo che non è di nessuno, ma solo loro. Quando finiscono, Evelyn mormora "allora nulla è impossibile" e Cody si domanda se per tutto quel tempo l'anedonia non sia passata e rimangono abbracciati per lunghi attimi, in silenzio e non c'è bisogno di altro. Non c'è bisogno di musica perché solo guardarsi negli occhi è più che sufficiente, c'è una connessione intima indistruttibile e perfetta. Cody le accarezza i capelli sussurrando: "tu sei un miracolo, lo sai? Millenni di persone si sono riprodotte per arrivare a te, a farti nascere e vivere in questo luogo e tempo, a farci incontrare. Uno stupendo miracolo". I minuti scorrono piano nel silenzio della notte, lui si appoggia con l'orecchio sul petto di lei per ascoltare il battito del suo cuore. E' un suono così diverso, calmo, ovattato in modo dolce e a tratti regolare. Il suono della vita. Poi prende la sua canottiera e la infila nella borsa, sperando che l'odore rimanga per almeno qualche mese. Infine, la accompagna alla sua macchina, scendono e si dicono le ultime parole.
"Se hai bisogno di aiuto...", comincia Evelyn, "no", l'interrompe subito Cody, ma lei sa già a cosa vuole opporsi lui e dice "no, no, non da me. Chiedi aiuto a qualcuno."
"Lo farò. Tu ricorda le due cose fondamentali. Sei amata. E ama te stessa.".

L'ultimo bacio non è mai l'ultimo, si toccano e si staccano più volte.

L'ultimo abbraccio. L'ultimo incontro di labbra. Amore.





Evelyn e Cody sono in una casa abbandonata, su dei letti, impegnati a lottare contro un demone, un'entità malvagia. E sono sicuri di non riuscire a sconfiggerlo perché questo è molto forte. Invece ce la fanno, grazie ad una farfalla che, nonostante la differenza di stazza con il demone, lo prende e lo sbatte ripetutamente contro un muro fino ad ucciderlo. Una farfalla che esiste al confine tra il mondo dei vivi e quello delle anime. La loro proiezione infinita.

"Sognai mia moglie, era morta, ma andava tutto bene."

23/05/18

Tutto questo dare un giorno tornerà indietro.




Ora che tutte le storie / durano ventiquattr'ore

Non sono deciso perché il mio cervello mi rema contro e mi dice di prendere il treno e andare a casa che tanto non succederà niente e ci sarà una situazione del cazzo che non mi permetterà di fare nulla di bello. E invece mi metto le cuffie e cammino per le vie di una città che non conosco e guardo il vuoto e la solitudine e i lavori su una via principale che hanno dissestato una strada. Fa fresco, io ho una maglietta bianca e una camicia di jeans nera e cammino. Quando arrivo a casa di Amanda, è mezzanotte. Il cellulare è al 4% di batteria, le mando un messaggio dicendole che sono fuori dalla porta, sperando lo leggerà. Mi giro e guardo i lavori e tutta la strada che ho percorso. Non c'è anima viva, solo rumori distanti. Lei saltella sulle scale del suo portone, vedo un'ombra veloce e nera avvicinarsi, mi apre e ci salutiamo con due baci sulla guancia, mi invita in casa e trovo una ragazza e due ragazzi seduti su dei divani, a fare giochi per bere. Mi inserisco sul divano libero, Amanda si siete alla mia destra, parliamo un po', mi presento, mi offrono una birra, bevo. Cominciamo a giocare e beviamo e diciamo cazzate, ridiamo. Lei mi sfiora la gamba ogni tanto, poi ci poggia direttamente la mano e in un momento mette la testa sulla mia spalla. Mi fa complimenti velati mentre io sono taciturno, ma rilassato. Alle due andiamo a ballare tutti insieme in un locale che da fuori sembra un capannone qualsiasi e dentro è stato riadattato a club. Per prendere da bere bisogna comprare dei gettoni, cazzo siamo al lunapark, va bene, dai, balliamo e resto vicino a lei, mi allontano solo quando passa qualcuno che cerca di abbordarla, ma lei ci parla e poi rifiuta tutti. Saranno le tre ormai quando le nostre facce si avvicinano troppo e io devo baciarla e lei prima si scansa, poi cede, come sempre. Balliamo vicino ai divanetti, vicino al bar e lontano dalla pista, siamo soli qui mentre tutti i presenti sono al centro del locale. Ci rincorriamo, la inseguo attorno ad un tavolino, siamo brilli, ogni tanto ci baciamo, ogni tanto mi mette una mano sotto la maglietta, io le stringo il culo attraverso i pantaloni neri e solo quando sono quasi le cinque siamo finalmente in camera sua e io mi ero appena lavato i denti nel bagno, rientro nella camera e Amanda è lì, mezza nuda con solo le mutande, mi tolgo immediatamente la maglietta e le dico che questo non deve farmelo, la abbranco e la butto sul letto. Alle sei stiamo dormendo nudi e abbracciati e ci alziamo dal letto solo per le dodici, perché lei deve lavorare, inizialmente doveva andare in ufficio, ma poi ha chiamato il capo per dire che avrebbe lavorato da casa, Io mi faccio una doccia e poi rimango sul letto a guatare la camera e scopro angoli mentre guardo il soffitto e vedo l'acchiappasogni sopra il letto, troppo in alto per farci caso prima, gioco con il gatto, lo accarezzo, gli canto canzoni, ma solo con il labiale, quelle che ascolto con le cuffie mentre Amanda è seduta alla scrivania che apre mille programmi, vede video e ogni tanto scrive e fa due click, una parete della stanza è composta da finestre che danno su un vialetto, il vialetto lo guardo un po', guardo come il sole batte sui palazzi dietro e poi accade, accade che il cancello elettrico alla fine del vialetto si alza piano piano e rivela la strada con uno spartitraffico con dell'erba sopra e lì ricordo chiaramente che questa precisa immagine che sto vedendo ora, da questo preciso punto di vista, l'ho sognata qualcosa come una settimana fa, una settimana fa ho sognato questo vialetto, ma con il cancello aperto e quindi con quella visione di profondità sulla strada che prima non avevo, e ora è tutto chiaro e mi sembra di avere un segno palese del fatto che sarei dovuto venire qui e questo momento ne è la prova, ma la prova migliore che è tutto quello che desidero, in verità, e questo sarà un problema mio, l'ho vissuto non la sera e la mattina mentre stavamo scopando con una chimica incredibile per due che si sono conosciuti qualche ora prima, ma l'ho vissuto quando, mentre io dormivo solo due ore perché nei posti nuovi e con delle ragazze è sempre così, lei si è svegliata e si è accorta di me che le stavo facendo le coccole e si è girata con quella faccia riempita di ossitocina e relax e mi ha guardato con quegli occhi incredibili per poi fare un sorriso eccezionale, è quel sorriso quello che voglio e certamente per avere quel sorriso quello che c'è stato prima è imprescindibile e anche quello che c'è stato dopo. Dopo aver vissuto quel momento, quello del sogno e del vialetto, dovevo andarmene perché era tutto concluso, invece sono restato perché volevo rubare tempo finto a qualcosa che era solo un piccolo presente di quello che potrebbe essere, però alla fine abbiamo mangiato sushi e io non mangiavo da un giorno intero e mi piace condividere il pasto con qualcuno una volta ogni tre mesi e il gatto voleva rubarci da mangiare e alla fine Amanda gli ha dato un pezzo di pesce crudo e lui felicissimo se l'è divorato saltellando qua e là, ovviamente è tornato a chiederne altro, ma nulla, ho fame caro mio. Torno in camera a mettere le mie cose nello zaino e sistemarmi per andare via, mando un messaggio a lei che è in salone e le scrivo "stanza", le do i soldi per il sushi, non è neanche tutta la mia parte, ma magari mi dai l'opportunità di rivedermi, anzi, lasciami il numero e poi la bacio un altro po' di volte e un'ultima prima di chiudere la porta di casa dietro di sé e scomparire.













18/04/18

Cold turkey. / Five minutes before death.

Cold turkey.

Se devi staccare con una dipendenza, farlo completamente da un giorno all'altro sembra un metodo abbastanza effettivo, ma richiede parecchia forza di volontà e pochi ne hanno. La questione della forza di volontà vale per tutte le cose. Quando ti serve ottenere un obiettivo alla fine hai due scelte, se davvero hai bisogno di arrivare a raggiungerlo: o hai una forza volontà che riesci a controllare internamente o hai bisogno di qualcuno che ti tenga sulla retta via pedissequamente. Che sia il tuo nutrizionista per la dieta, il tuo trainer della palestra, il tuo coach mentale. Devi capire quale delle due scelte è adatta a te e poi darci dentro in entrambi i casi.

Non parlo solo di dipendenze di droga. Ci sono anche quelle affettive. Che sia la città in cui sei nato e vissuto, che sia la tua ultima ex che non rinunci a vedere nella tua vita. O di tutti gli altri tipi possibili che tu possa immaginare. La gente dipende anche da stati mentali, da emozioni. Pensate a tutte quelle persone che vivono nel ruolo di vittima in modo da deresponsabilizzarsi dalle loro scelte e azioni.


 Five minutes before death.

Tre ore all'ora X. Tutto è preparato. Non ricordo cosa ho fatto ieri sera. Ah, sì. Sono stato tutta la notte in giro con una miriade di amici. Ora sono in un bar a prendere un caffè con un amico e mentre lui mi fa ascoltare una canzone mi concentro sul testo. Il mio cellulare vibra. Leggo chi ha scritto. Capisco che è tutto andato a puttane senza neanche aver bisogno di aprire il messaggio. Sposto la tazza di caffè vuota alla mia destra e mi butto sul tavolino con la testa. Non ho neanche la forza di insultare il mondo. Mi servono cinque minuti di nulla. La mia mente è completamente bianca. Dopo cinque minuti comincio a pensare a soluzioni per salvarmi il cervello.

Sei ore all'ora X. Mi sono svegliato da poco, non ho fatto colazione perché ormai il pranzo sarà relativamente vicino. Mi infilo nella doccia e mi pulisco per bene mentre ascolto musica. Mi taglio le unghie e mi vesto già da ora per la serata. Un amico mi chiama e vuole chiedermi un parere su qualcosa di importante. Non ho altro da fare e mi incammino verso il centro della città con le cuffie nelle orecchie, cercando di rilassarmi.

Ventiquattro ore all'ora X. Sono con un amico che è come un fratello a discutere di come risolvere la situazione logistica per il giorno dopo. Non ho portato il pc e lui mi sta facendo usare il suo. Contatto un po' di persone. Problemi tecnici su problemi tecnici. Alla fine riesco a sistemare tutto. E' tutto pronto, ora dipende solo da me. Almeno questo mi piaceva pensare.

Ora X. Il mio cervello è andato a puttane come tutto il grande progetto che avevo messo su. Era preventivato. Alla fine ci sono cause di forza maggiore che ti possono far imputtanare tutto. Però c'è sempre una possibilità di salvare qualcosa di piccolo. Per questo sto cercando fra tutti i miei contatti rimasti in città qualcuno che possa sbrogliare la situazione, anzi, non richiedo neanche questo. Voglio una semplice compagnia perché non mi va di affrontare questo momento da solo. Potrei farcela e l'ho fatto più volte. Ma oggi non mi va. La botta è stata troppo forte e mi serve non pensare per un po', in modo da attutire la cosa o di ritardare la sua considerazione ad un momento in cui sono riposato e/o più lucido. Nessuno dei miei contatti può o vuole aiutarmi. Va bene anche questo. Cose già capitate. Quelli fidati sono pochissimi e davvero non possono. Penso che non c'è nulla più per me da queste parti. Mi viene in mente la scena di nuovo cinema paradiso, quella della stazione. Dove il protagonista parte per la grande città e il suo mentore gli dice di non voltarsi mai, di non tornare più, di dimenticare tutti loro e di guardare sempre avanti. Mi chiedo se io non debba fare questo e rinunciare ai miei collegamenti qui. Penso, che cazzo, che tutte le volte in cui queste persone avevano bisogno io ero lì in due secondi. Ma non posso aspettarmi i miei stessi comportamenti da altri, non da loro sicuramente. E di conseguenza i loro comportamenti non devono influenzarmi in questo modo. Non me ne frega nulla perché non mi aspetto che voi siate come me. Esco e mi metto in macchina.

Sette ore dopo l'ora X. Sono nel pub in cui andavo quando avevo 15-16 anni a bere il cocktail della casa, con un mio fratello a discutere delle rispettive vite e situazioni e io sono lì che gli spiego tutto quanto descritto prima e parliamo dei nostri genitori e della vita e di quando ci si sente uomini, temporalmente intendo, e comunque siamo persone anche abbastanza diverse in gusti e stile di vita, ma il mindset mentale è lo stesso quindi ci capiamo perfettamente e tutti e due vogliamo cambiare il nostro mondo. Certo, la botta è ancora dentro il mio cervello, ma queste tre ore sono state mentalmente rilassanti e ne avevo bisogno. Accompagno il mio amico a casa e do un ultimo sguardo al luogo in cui dovevo finalizzare il mio progetto. Dubito di andarci mai più.

Torno a casa e mi metto a letto pensando che un'altra morte è ora alle spalle.

Cavalco verso la prossima. E poi parlo con il mondo, con la vita, con la natura, con gli dei, come volete chiamarlo voi:

"Anche io ti odio mondo. Voglio tu sappia che è reciproco. E' che non hai capito con chi hai a che fare. Io ti do fuoco dall'interno e ti salirò in faccia con le mie scarpe. Ti farò vedere chi sono e ti schiaccerò come la merda che sei. Fosse l'ultima cosa che faccio."

Fuck this world up.







16/03/18

Deve essere pazzo, se no non si spiega.

Cammino per strada, ore nove di mattina, tutti belli ingiacchettati e vestiti da lavoro, cravatte ovunque e piove e comunque sono tutti incazzati, credo sia giovedì, io mi guardo intorno e scorgo facce tristi e desolate perché si lavora e fa freddo e che due coglioni, a me non frega un cazzo di tutto ciò, non ho mood specifici, ed è proprio in quel preciso momento in cui vedo un nero con una barba superdefinita che esce felice dal suo portone e sorride così tanto che il suo sorriso ingloba il mondo, è particolare a vedersi come cosa, e poi focalizzo l'attenzione sul fatto che in mano ha una canna enorme e lui ha percepito questo mio focus perciò guarda la canna, la canna gli sorride, lui sorride alla canna, bom! Big bang di felicità. Mi sveglio innamorato e nel mio letto c'è un solo cuscino, ho sognato di abbracciarti e di odorare il tuo profumo sul collo, questo mi scatena dopamina direttamente dal sogno, una cosa incredibile che se si potesse in qualche modo gestire significherebbe praticamente droga gratis e senza troppi effetti collaterali, ci pensi? Mi sveglio innamorato, sarà perché l'ultima di cui mi sono innamorato mi ha mollato e io non ho fatto una piega, dicevamo: alien mood = sempre stessa faccia, poche emozioni all'interno, raramente le vedrai. "E ogni giorno una nuova ragazza che mi rimpiazza / un altro più forte lo devi trovare / cane di razza" dice il cantante. Poi ho fatto un po' di danni, che sto pure pagando io. Un casino da queste parti. Ma sopratutto, manca poco tempo e io ho un altro obiettivo clamoroso, questa volta veramente clamoroso, livello auto blu, eppure ho solo due weekend per gestire la cosa e preparare la strada che mi porterà verso eccezionali gambe. Stop. Ah sì, insomma ho fatto questa festa e abbiamo invitato una marea di persone, i miei amici hanno fatto un concerto serio con tanto di microfono e ovviamente amplificatori due chitarre e un basso, abbiamo cominciato a bere e fumare dalle nove senza mai interrompere, la gente cominciava a venire e nel giro di un paio d'ore siamo stati sessanta, sessanta, un casino tanto che ad un certo punto non si poteva più entrare nella stanza senza sbattere la porta su uno dei presenti. Gente di tutti i tipi, c'era questa mezza siriana mezza turca mezza bulgara mezza italiana, e mi sa che continuava anche, che spiegava di essere stata sette anni in siria durante la guerra e che dopo un po' ci fai l'abitudine e il rumore perenne non ti dà più fastidio e non ci pensi neanche troppo che ogni giorno puoi prenderti una bomba mentre sei in strada a comprare qualcosa da mangiare o mentre aspetti il bus per tornare a casa da lavoro. E' interessante da sapere. Insomma, la festa procede tantissimo e io bevo vino e la gente beve qualsiasi cosa sia su un tavolo, si parla, si fuma principalmente dentro, ma anche sul terrazzo. In uno dei tanti passaggi al piano inferiore becco un mio amico con una greca ed un'italiana che stanno parlando di nasi e di come siano riconoscibili e una di loro chiede al mio amico se si sia rifatto il naso. Cioè, è anche possibile, ma mi ha fatto ridere come minchiata. Alle tre e mezzo sono giù seduto su un mobile e questa ragazza, Fabrizia, si è seduta sull'unica sedia presente, io non voglio risalire sopra nel casino e non voglio continuare a bere perché la festa deve finire prima o poi, allora resto qui a parlare con lei, ci scambiamo due stronzate, saremo stati entrambi abbastanza brilli ora che ci penso. Eppure la guardo un attimo negli occhi e ho l'illuminazione e vedo chiaramente dentro il suo cervello il pensiero per cui ha già deciso che stasera vuole scopare con me. La cosa mi fa rilassare più di quanto non lo sia. Passano due suoi amici per andare via e lei mi propone di andare su a bere qualcosa. Saliamo e becco un tipo che sta lavando i bicchieri di carta con il sapone dei piatti, in maniera meticolosa e me lo dice anche candidamente "sono finiti i bicchieri", tutto ok gli dico. Io ho conservato il mio bicchiere e lo condivido con Fabrizia, avremo bevuto qualsiasi cosa fosse rimasta, forse un bicchiere di vino bianco, e poi arriva un altro suo amico a chiederle se lei rimane o va via con lui, che tra l'altro la ospitava a casa in quei giorni, e lei mi chiede fino a quando dura la festa, cinque cinque e mezza baby tranquilla, il tipo riceve l'amara notizia, io rido internamente, l'abbraccia facendomi capire chiaramente che voleva scoparsela lui stasera, ma ti assicuro bro vedo la situazione e capisco che comunque non ce l'avresti fatta, te l'assicuro. Lui va via e io e Fabrizia balliamo qualsiasi canzone stia suonando e la bacio lì e le tocco il culo per qualche minuto, poi le prendo una mano e scendiamo giù, la spingo in una camera, non la mia, e comincio a spogliarla e finisce bene perché lei sta urlando e sopra stanno ancora venti persone con la musica a livelli incredibili e che sbattono i piedi ballando sopra il nostro soffitto, finiamo e vado di sopra a indicare ad un mio amico di buttare via tutti da casa e di non contarmi più nella serata, lui capisce e fa effettivamente come detto mentre io e Fabrizia siamo sotto le coperte e ascoltiamo l'ultima persona chiudere la porta, lei non si vuole muovere dal letto perché fa freddo, io voglio andare in camera mia e la prendo di peso, si mette a dormire esattamente al centro e io sono alla sua sinistra, lei supina con la testa girata un po' a sinistra, io sul mio fianco destro con le gambe intrecciate, lei è caldissima, non riesco a prendere sonno neanche per sbaglio, allora resto sveglio per quelle tre ore che ci separano dalla sveglia che si è messa lei, ascolto il suo respiro e la osservo, ogni tanto le accarezzo la guance e le labbra, ha una pellicina sulle labbra, si potrebbe staccare facilmente, ma sicuro la sveglierebbe. Si sveglia e sembra fresca e riposata, io sono sempre frastornato e devo pulire tutta la casa, ci metterò un paio d'ore, e la guardo vestirsi e andarsene velocemente via e mi chiedo se ci rivedremo mai.


15/02/18

This bitch.

Questa stronza mi ha fatto conoscere questa canzone che è in questo album. E l'album è ogni tanto serio, ogni tanto cazzone, ma a tratti riflessivo. Il cantante ci infila qualche frase che ti regala una sensazione magari anche banale che però ti fa pensare al momento della tua vita in cui hai vissuto la stessa cosa e allora ti metti a pensare. Per poter pensare, devi essere possibilmente lontano dal cellulare. Troppe app, troppe distrazioni che mettono a tacere il cervello. Io ci perdo tempo, come tutti, e questo mi fa schifo. Piano disintossicazione in arrivo. Allora lasci il cellulare da un'altra parte, spento se proprio vuoi osare, e ti metti a guardare il soffitto mentre ascolti la musica, davvero. Come si ascolta davvero la musica. E ti perdi nei pensieri e ti chiedi se l'obiettivo di questo mese non sia troppo alto e poi magari non riuscire a raggiungerlo ti porterà in basso. Si vedrà. Eppure già delle cose belle sono previste per il mese e ora un raggio di sole illumina il pc, chi se l'aspettava? Oggi ha anche nevicato, svariati fiocchi di neve e poi una lieve grandine e poi pioggia e ora questo sole che ci illumina e riscalda pochissimo, ma va bene così. Io, qui. Anche troppo presto per una solita domenica, il posacenere con la canna dentro e l'accendino rosso. La prossima cosa da fare è la doccia. Oh, è finalmente successo: dopo cinque mesi di musica sparata a palla, il vicino ha chiamato per lamentarsi e dire che non ce la fa più. Praticamente la sua stanza da letto è vicina alla mia doccia. Insomma, mi hai sopportato cinque mesi prima di impazzire, complimenti. Io mi sarei lamentato molto prima. Però t'ho fatto sentire buona musica, dai. C'è sempre musica. Ora ci sono gli smashing pumpkins, esattamente bullet with butterfly wings: despite all my rage, I'm still just a rat in a cage. Ma non è più così.

Questa stronza mi ha fatto conoscere questo album riflessivo e questo è l'ultimo dei problemi che mi ha già causato. Quando ho visto un paio di sue foto, in cui si vedeva bene il fisico e le gambe e le braccia e il volto e questi occhi e quei capelli e quello sguardo che pensa "ti ho in pugno, lo so, ma fingo di non saperlo così ci divertiamo tutti di più" (o magari davvero non lo sa di avere in pugno tutti con quel viso), i miei occhi si sono impallati e il mio cervello ha impresso a fuoco quei colori e quelle forme dentro di sé. Terrificante. Ci ho messo due settimane a farmela uscire dalla testa, poi ho avuto altre cose belle da fare e altre ragazze con cui fare l'amore e questo ha attutito la cosa, ma è stato comunque un bel pugno nello stomaco. Quando l'ho vista dal vivo, ho capito che avrei dovuto farla mia immediatamente, prenderla almeno per una sera e portarla via con me e vivere un amore lungo e intenso di venti ore. Poi è successo e mentre la abbracciavo, per un attimo mi sono distratto e ho pensato al fatto che non avrei potuto dormire con lei quella notte. Non si può avere tutto, ma ho avuto già tanto. A volte sembra troppo e aspetto la vendetta del cosmo sulla mia nuca indifesa. Ho riempito la stanza di petali di rosa che facevano una linea dalla porta al comodino, un po' erano sui cuscini e un po' sul letto, si sono incastrati tra i suoi capelli e io non gliel'ho detto perché la cosa mi faceva sorridere. Era troppo bella e il mio cervello era strapieno di endorfine e pensava che sarebbe stata un'ottima idea prenderla e portarla da me e vivere insieme. Vivere insieme? Pazzo furioso. Fortunatamente non ne ho la possibilità e capisco che mi serve qualche amico fidato che possa fermarmi dal prendere decisioni simili. Altro che. E io farò lo stesso con lui.

Questa stronza mi ha fatto andare in un altro mondo e ora mi contatta anche troppo spesso, il problema è che quasi mi piace parlarle, ma siamo troppo lontani. Mentre ascolto un album dream pop mi trovo fatto e affamato a mangiare cioccolato e una banana. Penso che dovrei stare attento a cosa mangio ancora di più del solito perché ora non vado in palestra, mi sono infortunato, e devo tenere il fisico in forma. Ricorda l'obiettivo alto del mese, ricordalo. D'altra parte due, o tre, mie amanti mi faranno perdere tutti i liquidi in eccesso nel giro di un mese e quindi gli addominali saranno ancora visibili. Poi esco e vado ad un concerto post punk e oscillo un po' tra la folla mentre un biondo impasticcato non riesce a stare fermo e balla come un raver. Torno a casa all'una e cucino la cena, poi vedo un film lungo tre ore e a metà di questo una ragazza della casa di fronte torna e accende la luce in camera, si toglie la collana, forse sta per spogliarsi. Magari è ubriaca, magari no. Ritorno a guardare il film, ma la visione periferica ha già deciso cosa tenere d'occhio e infatti dopo dieci minuti vedo movimenti strani. Da qui, non mi sono neanche dovuto spostare dal divano, si vede solo la faccia che va avanti e indietro, mi chiedo dove si trovi il letto in quella stanza e per quale motivo dovrebbe essere vicino alla finestra. Eppure ogni tanto lei va giù e su, come se stesse sopra. Sempre se sta scopando. La cosa dura credo venti minuti e ogni tanto lei si ferma e non si vede per un po'. Alla fine si alza e si scopre che è sempre stata vestita con un pigiama leggero e non c'è nessun altro nella stanza, quindi si è solo fatta una sessione di vibratore intensa come buonanotte, giustissimo così. A saperlo, potevo farmi vivo e propormi. La prossima volta.

Questa stronza è qui vicino a me e le tengo i capelli stretti e per la prima volta in un po' di tempo non sto a pensare ad un'altra, ma sono concentrato su di lei e solo su di lei. La musica è sempre la stessa e io le faccio qualche foto perché il mio cervello non può ricordare perfettamente, per quanto lui si sforzi, ogni dettaglio della sua pelle e del suo viso. Devo guidare fino a casa e stare attento a non distrarmi per guardare questo diamante che è sul sedile del passeggero. Mi chiedo se sia io a volerci vedere troppo dentro di lei o se la stia idealizzando solo perché è una figa terribile. E quindi vorrei avere davvero del tempo per conoscerla, per vedere se quel fiore può essere coltivato, se c'è speranza per il futuro e per il mondo. Ci vedremo fra quattro o cinque mesi e forse lei si ricorderà di me. E' tutto da vedere, per ora è andata bene così.

Questa stronza mi ha consigliato la canzone che proprio ora metto prima di chiudere il post, ballo sul posto e muovo le braccia, in una mano l'accendino, nell'altra la torcia. Che poi l'ho chiamata stronza, ma è per me è un termine positivo, è di quella che ha capito un paio di cose importanti della vita e di quella di cui mi sono innamorato in due secondi.




31/01/18

-24.

(L'ultimo post dell'anno doveva chiamarsi "odio conclusivo". E parlava di gente che mi ha fatto leggeri sgarri e i miei pensieri su come avrei potuto ucciderla. Poi ho deciso che non me ne frega un cazzo di loro e quindi ho cancellato la bozza. Non l'ho mai fatto. Di solito, se scrivo un post, lo pubblico. Ho solo tre bozze e sono lì da quando ho tentato di scrivere quelle cose. Per un motivo o per un altro non li ho mai portati a conclusione, ma sono lì perché magari mi torna la voglia di scriverli.)

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L'obiettivo che dovresti porti è quello di limitare gli autosabotaggi. Ovvero evitare di crearti problemi da solo ed evitare di fare cazzate che incidentalmente portino a problemi. Perché tanto già la vita te ne mette davanti mille ed è lì pronta ad aspettarti per darti le mazzate. Ho detto che per avere un minimo di esperienza e poter parlare a dovere, se ne debbano subire almeno 25. E dovrei scordarmi questo numero perché magari il mio cervello decide di andarsele a cercare, ma poi si torna al punto primo. Evitare gli autosabotaggi.

Il giorno dopo averlo detto, sono andato a letto ad un orario insolito, mezzanotte circa. E' stato l'unico giorno in cui ho fatto un'eccezione perché il giorno sarebbe dovuto essere una cosa bella e invece ho dovuto risolvere problemi. Va bene, è il mio lavoro.

Quando sono andato a letto, mi sono messo sotto le lenzuola e ho sussurrato: -24.




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Oggi è Maggio. Ho sognato tutte le mie amanti e ho visto il futuro. Ho visto come si sarebbero evolute tutte le situazioni. Ho visto te che mi salutavi e che partivi e che poi ti andavi a infilare esattamente in quelle situazioni che mi hai descritto appena ci siamo visti. Vedere te e te e te e te. E nel sogno vedere volti che si mischiano e pensare a tutte le volte in cui ho fatto l'amore con una ragazza e piano piano il suo volto sfumava perfettamente nel volto di un'altra. E' capitato ogni tanto. Mi chiedo sempre se in quel momento dovrei sentirmi in colpa. Ma è un pensiero fugace. In colpa per cosa? Finché lo tengo per me non si fa male nessuno. E infatti sono ancora tutte vive. E qualcuna la amo ancora e di qualcuna mi sto innamorando. Cambio di location. Eravamo in una casa in cui dovevo organizzare una festa e tu venivi ad abbracciarmi da dietro mentre ero indaffarato nei preparativi. Mi hai cinto alla vita e io sapevo che eri tu. Mi hai detto qualche parola di circostanza o forse qualcosa che riguardava dei tuoi amici di cui non me ne può fregare di meno. Io ti ho ignorata. E tu allora mi hai chiesto se a Marzo avevo una settimana libera così potevi venirmi a trovare. Sembrava una buona idea. Sono andato a dormire anche nel sogno. Al mio risveglio sapevo che non saresti venuta. Ma non ha importanza, mi ripetevo. Verrai lo stesso, solo in un altro corpo. E ti abbraccerò attraverso un'altra persona pensando un po' di abbracciare te. Magari lo sentirai, o magari no. E io continuerò a non sentirmi in colpa per tutto ciò. L'ultima che ho sognato mi portava in un bar a bere, ma io non volevo bere. Stavo accusando una botta recente di cui non volevo parlare e lei comunque non avrebbe capito neanche se le avessi spiegato la situazione. Spezzato in due, ma dopo un po' ci fai il callo. Eravamo al bar e ho tirato fuori un cioccolatino dalla tasca del jeans. L'avevo preso qualche giorno prima e già sapevo che l'avrei dato a lei. Quando ha visto il cioccolatino, ragazzi, che visione: ha fatto un sorriso che mi ha guarito e da lì sono stato meglio. Perché in quel sorriso c'era tutto quello che volevo. Poco dopo lei mi ha chiesto "e tu il cioccolatino?", ma io non lo avevo per me e non me ne fregava niente del cioccolatino. Avrei voluto dirle altro. Avrei voluto avere le parole al momento per poter descrivere il fatto che vedere il suo sorriso sorpreso per me vale milioni di volte di più. Avrei voluto poterle dire che io rinuncerei al cioccolato per sempre, se sapessi che quel sorriso è sempre lì, ovunque lei sia.

Mi sono svegliato e ho vomitato ed è finita lì.