21/10/17

The Project. Laura - Part 4.

Sono appena tornato a casa dopo una giornata felicemente stancante. L'orologio indica le tre e mezza di pomeriggio, mi sdraio un attimo sul letto mentre cazzeggio al cellulare. Proprio in quel momento, Laura mi manda un messaggio inaspettato chiedendomi un piccolo favore. Il favore è trovare qualcosa da fumare e portarglielo a casa, dove è ora da sola. Certo che si può fare, dico. Eppure non ho un cazzo a casa e a quest'ora non so come procurarmi la roba. Chiedo un po' in giro tra amici, ma nessuno ha una soluzione, quindi devo girarmi parchi, parchetti e piazze per vedere chi c'è in giro. Esco alle quattro e mezza. Ci sono 45 gradi e sono tutti giustamente chiusi in casa. Al parco non c'è nessuno, a parte due bambini che mi chiedono una sigaretta. In un paio di piazze non c'è nessuno. L'ultima piazza è anche l'ultima possibilità. Ci sono due ragazzi seduti su una panchina e uno di loro lo conosco anche. Minchia, che culo. Vado lì per chiedere informazioni e incredibilmente l'altro ragazzo è fornito. Però ha paura di fare lo scambio lì perché "ci sono le telecamere, qua mi arrestano". Allora, pivello, o fai lo spacciatore, e te ne fotti, o non lo fai perché hai paura di essere preso. E ti prenderanno, tranquillo. Perciò non farmi il finocchietto, che è ridicola come situazione. Il tipo che conosco è parecchio più esperto e scafato e non batte ciglio. Si fa dare i soldi lui, mi fa passare la bustina e poi si alza per andarsene. Io torno alla macchina e vado da Laura. Appunto perché fa un caldo tremendo, mi apre la porta con dei pantaloncini ed una canotta. Le gambe di Laura. Tu ammazzeresti per finire tra le gambe di Laura. Ci penso un attimo prima di cominciare subito a rullare mentre ascoltiamo un po' di musica e poi usciamo sul balcone per questa cannetta veloce, mentre mi racconta di come le va l'università. Non ci sentiamo da un po' di mesi. Fumiamo sul balcon, prima di rientrare dentro. Io mi sdraio sul divano. Dentro casa c'è un climatizzatore e si sta abbastanza bene. Lei si siede all'altro capo del divano. Restiamo ad ascoltare un po' di musica. Silenzio. Cinque minuti. La prendo e la porto giù, sdraiata con me, e le accarezzo i capelli. La bacio e assaporo le sue labbra. Le tolgo quei pochi vestiti che ha. Noto reggiseno e intimo coordinati. Bambini, se vi succede una cosa così, ricordate che lei sapeva già come voleva che la cosa finisse. Facciamo l'amore e restiamo a ridere sul letto. Mi dice che sono cambiato, probabile, e che stare lì con me le fa strano. A me non fa strano fare cose che mi fanno stare bene, le dico. Infatti sono contento di essere lì. La sera devo vedermi con qualcun'altro, perciò vado via prima di cena.

Una volta andiamo a vedere le stelle cadenti, a prendere freddo sul mio terrazzo. Trascorriamo tutta la serata in casa, a letto principalmente. Faccio incetta mentale dei suoi occhi chiari quando siamo vicini con le facce. Bella. Ceniamo con una pizza e dormiamo insieme, contenti. Io parto per un po' di giorni, ma nelle due settimane successive ci vediamo più volte. A casa mia, a casa sua. Beviamo del vino in un pub nascosto dietro una piazzetta e ci raccontiamo qualche altro trascorso. Giriamo qualche posto in cui andavamo tempo fa, prima di andare a casa.

Ci rivediamo un'ultima volta dopo una serata passata a fumare a casa con amici e la porto in un parchetto su delle altalene per riprendermi un po' e stare all'aria aperta, per far respirare i polmoni. Non c'è nessuno in giro, è già l'una di notte. Faccio una foto delle nostre mani. Due anni fa eravamo nello stesso parchetto. Allora provavo a baciarla e lei si scansava. Trovai la cosa molto carina. Mi piace venire inizialmente rifiutato. La volta dopo andò tutto liscio. Ora siamo di nuovo qui e ci stiamo baciando mentre lei è seduta sull'altalena. Le prendo una mano, la faccio alzare e mi dirigo verso la macchina. Destinazione casa sua. Penso sia successo quando eravamo già nudi e mi sono ritrovato a guardare lei seduta sul divano, con i capelli sciolti e il rossetto scuro, a pensare che fosse bellissima in quel momento. Perciò glielo dico "sei gnocchissima". Bisogna dirle certe cose, o l'attimo si perde. Ci addormentiamo tardissimo, ma alle sei e mezza ho la sveglia per andare via, dato che i genitori sarebbero tornati in poco tempo. Lascio Laura a dormire e le do un bacio in testa prima di chiudermi la porta dietro le spalle.







01/10/17

The Project. Anna - Part 3.

Vado a prendere Anna in stazione ed ho una rosa rossa in mano. La rosa purtroppo l'ho comprata, sebbene le avessi detto, e quando dico una cosa, faccio quella cosa, che ne avrei colta una. Il fatto è che rose selvatiche non erano nei paraggi di casa. Nei paraggi di casa, però, c'è una schiera di villette dove andavo a fare allenamento e ricordavo di aver intravisto rose rosse in qualche giardino. Ho violato la proprietà privata, in orari notturni e condizioni mentali abbastanza bieche, di tre di queste villette, ma senza trovare nessuna rosa. Un giorno successivo, ero passato davanti ad un fioraio, facendo una strada mai fatta, e mi sono detto che forse l'intuito messo nelle mie gambe mi voleva dire qualcosa. Mi voleva dire di comprare quella rosa. Anna scende dal treno con i suoi occhi azzurri, uno zaino ed una canotta. Già sorride. Io le presento la rosa che avevo dietro la schiena e sorrido nel vedere la sua faccia mezza sorpresa. Ci aspetta un piccolo viaggetto per raggiungere casa mia. Ci mettiamo in macchina e ascoltiamo la musica e parliamo un po' di noi, di quello che facciamo, di Bruxelles. Fa un caldo incredibile quando arriviamo a casa. Entriamo e metto della musica al pc, tipico. Cazzeggiamo. Io parlo un po' troppo prima di baciarla, però il tempo c'è. Da lì non facciamo molto altro e i due giorni scorrono belli e veloci. Prendiamo una pizza per cena, dormiamo e il giorno dopo Anna mi cucina delle uova strapazzate per colazione. Non so se vi possa sembrare poco, ma è una cosa molto carina. Sono stato bene e anche parecchio. Quando siamo andati sul terrazzo a sdraiarci e bere vino è stato bello parlare con lei. La riaccompagno in stazione e le do un ultimo bacio.

La settimana dopo siamo di nuovo lì. Dopo esserci riscaldati due volte, usciamo nel paese per cercare del cibo. Io volevo pizza o qualcosa del genere, ma era un orario troppo pomeridiano per trovare qualcosa di aperto, quindi alla fine ripieghiamo su alcuni taralli e del vino bianco. Sul terrazzo c'è un caldo favoloso e io sono in pantaloncini corti ed una maglietta verde sottilissima. Lei ride o sorride spesso ed è una risata che ha un bel suono. I condizionatori sono accesi dentro casa, altrimenti sarebbe impossibile sopravvivere. La sera andiamo a cenare in un ristorante. Io ero già abbastanza pieno dalla marea di taralli mangiati. Mangiamo un botto di roba tra secondo e antipasti. Torniamo a casa a vedere un bel film e dopo di questo facciamo l'amore in silenzio, guardandoci negli occhi. Uno dei momenti per cui vale la pena vivere. Non serve conoscersi da tanto tempo, non è necessario. A volte capita ci sia quella chimica che ti fa arrivare direttamente a destinazione, direttamente all'attivazione dei recettori della dopamina e sei felice e connesso con te stesso. Quando ci salutiamo il giorno dopo, si capisce che c'è stato quel piccolo scatto di emozioni che si sono attivate e stanno interagendo tra i due corpi.

L'ultima volta, Anna mi raggiunge di nuovo, stavolta restiamo in città, in un altro pomeriggio afoso. Restiamo al letto tutto il giorno e usciamo solo per prendere qualcosa da mangiare. Ascoltiamo la musica, facendo la spola tra la doccia e il letto e restiamo a guardare il soffitto e il lampadario mentre parliamo e scherziamo, ci facciamo foto. Sarà l'una quando mi prendo una pausa per fumare sul balcone. Anna resta a piedi nudi dentro la cucina e mi guarda buttare nuvole nella notte. Ci addormentiamo nudi e ci risvegliamo abbracciati e abbiamo poco tempo prima che debba riportarla in stazione. Pranziamo direttamente e torniamo a letto fino a quando davvero Anna sta per perdere il treno e dobbiamo correre a prepararci velocemente. Valutiamo quando ci rivedremo, relativamente presto. Anna se ne va e mi lascia in testa quella bella sensazione per cui so che c'è qualcuno, da qualche parte, con cui sai che puoi stare bene, senza doverti preoccupare di cosa succede al resto del mondo che è fuori dalla stanza.