02/09/15

Panic in Detroit - Rimasugli.

Nell'autobus, Valentine si guarda intorno e non nota nessun colore nei volti delle poche persone presenti. "Bene", pensa. Con le dita tocca svogliatamente la tasca del jeans, dall'esterno, seguendo la forma di un coltello, una lama da dieci centimetri. Niente di eccessivamente letale, vuole solo fare male, forse. Scende dall'autobus e chiede informazioni ad una passante per arrivare all'ostello in nero gestito da cinesi dove ha prenotato una stanza. Il peggiore possibile, niente scontrini, niente tracce e nessuno che voglia dare informazioni alle autorità. Il posto perfetto. Parla un inglese basilare cercando di usare meno parole possibili e si fa dare le chiavi della stanza. Entra, poggia la valigia sul letto, la apre e butta fuori la camicia comprata il pomeriggio stesso in un'altra città, poi si infila in tasca due bandane nere, del nastro adesivo nero e tre buste trasparenti di plastica, piegandole in modo da fargli occupare meno spazio possibile. Nessuno sa dove si trova, il cellulare è spento centinaia di chilometri più lontano, solo contanti per la stanza, il viaggio di ritorno e qualcosa da mangiare.
Valentine si siede sul letto, tenendo la schiena dritta e guardando un punto fisso sul muro. Lo fa per tre ore di fila. Si fa una doccia, si rimette il jeans e si infila la camicia grigia. Esce dal palazzo e si incammina per la città semimorta, diretto verso il locale dove si tiene la festa. Non sa dov'è, ma può percepire le auree emanate dai volti dei ragazzi che deve trovare. Cammina per un'ora non incrociando praticamente nessuno finché nota, in una macchina di passaggio, una faccia verde. Gira la testa altrove aspettando che la macchina lo superi e poi la segue con lo sguardo. E' un buon indizio. Segue il puntino verde fino a che può, fino a quando non riesce più a vederlo oltre i palazzi. Vaga ancora verso il centro della città e intanto le voci che aveva lasciato fuori dalla testa tornano con forza.
"morte, morte, morte"
"non li uccidere tutti, qualcuno lascialo vivo"
"hai dimenticato i guanti, testa di cazzo"
Scuote la testa e le spalle e torna il silenzio, cammina con le orecchie aperte per percepire qualsiasi minimo rumore di macchine. Vede un punto blu muoversi duecento metri più avanti.
"forse ci siamo"
Segue il ragazzo grasso con la faccia blu che intanto ride con una voce ridicola mentre dice stronzate ai suoi amici. Lentamente arrivano ad un palazzo antico, con una porta enorme, salgono tre scalini ed entrano nel locale. C'è un giardino prima della vera festa. Nessuno è alla porta, musica a palla ne viene fuori. La testa di Valentine schizza irrequieta e muovendo solo le pupille nota molti, troppi colori. Rosso, giallo, blu, verde. Tutte facce macchiate da peccati ed errori. Non vede l'oro. Si cala con la poca illuminazione dentro il giardino e osserva le urla sguaiate, la gente che barcolla e i vestiti dei ragazzi. Un ragazzo con la faccia rossa passa vicino a lui e Valentine si trattiene dal guardarlo bene. Entra e studia la posizione dei bagni e delle uscite di emergenza, per tre volte esamina i percorsi possibili e i punti bui e gli oggetti contundenti si illuminano di argento dinanzi ai suoi occhi.
"siamo in guerra, si entra in scena"
"dolore"
Cerca di non toccare nulla e attende che uno dei ragazzi con la faccia colorata entri in bagno. Il primo ha una faccia blu vibrante.
"è blu, non lo uccidere"
"comincia in bellezza, ma non fare rumore"
Come se fosse possibile fare rumore con tutto questo casino, la gente deve urlarsi nelle orecchie per parlarsi da mezzo metro di distanza. Controlla che nessuno lo guardi, ognuno è nel proprio gruppo chiuso e chi balla guarda le ragazze. Segue il ragazzo blu nel bagno, è così ubriaco da non notare Valentine che silenziosamente mette i piedi nei punti esatti dove li mette lui. Prende una busta dalla tasca, la apre. Il ragazzo blu entra nella stanzetta con il cesso e sta per chiudersi la porta alle spalle, quando Valentine dà una spallata il più forte possibile alla porta. Il ragazzo riceve la porta sul petto e cade confuso per terra dove già è tutto bagnato e sporco, pieno di impronte di scarpe che hanno camminato su chilometri di alcool. Non riesce a dire nulla né a rialzarsi che già riceve uno schiaffo in faccia. Ora sta dando le spalle a Valentine che gli infila una busta in testa, prende il nastro adesivo e velocemente gli fa compiere due giri attorno al collo, curandosi di attaccare busta e pelle. Sembra esserci poca aria lì dentro. Poi prende la testa imbustata e la sbatte ripetutamente sul water fino a quando non vede sangue e il ragazzo smette di agitarsi. Forse è morto, forse no.
La scossa di adrenalina permea Valentine, ma non bisogna distrarsi. Apre la porta, si guarda intorno, non c'è nessuno. Prende il ragazzo blu dai piedi e lo trascina fino ad una finestra vicino agli orinatoi, la apre, se lo porta sulla spalla e lo butta fuori. La finestra dà su un angolo esterno al locale inaccessibile dal giardino. Torna nella sala principale camminando lentamente e nota due ragazzi, una faccia gialla e una faccia rossa, che si allontanano con le sigarette in mano per andare nel giardino a fumare. Dieci metri più dietro, lui li segue e infila la mano nella tasca per prendere il coltello, poi ci ripensa, si avvicina a loro e chiede una sigaretta. I ragazzi non sembrano sorpresi, il giallo si tasta le tasche e prende un pacchetto, ne caccia fuori una e la porge a Valentine che fa per allontanarsi di due passi verso un angolo con meno luce, e già ve ne è poca, ma poi si gira e chiede l'accendino, senza muoversi, di modo che siano loro ad avvicinarsi come guidati da una forza magnetica. Quando prende l'accendino dalle mani del ragazzo giallo, riflette un millisecondo e lo accende il più vicino possibile alla sua pupilla, bruciandogli le ciglia. Il ragazzo si scansa e sta per urlare, ma Valentine gli dà le spalle di scatto e gli rifila una gomitata nello stomaco. Il giallo sta per accasciarsi con le mani a coprire la pancia, ma prima di poterlo fare gli arriva una ginocchiata tremenda sul volto che lo manda fuori gioco. Faccia rossa non ha il tempo di capire nulla e tenta di abbrancare Valentine con una mano al collo, purtroppo per lui i suoi movimenti sono lenti e indecisi: la mano arriva al collo, ma non ha la forza di stringere perché quella forza gli sta fluendo fuori da un punto sotto la sua clavicola dove quello che era un uomo, ma ora è una macchina da guerra, ha infilato i dieci centimetri di lama. Ma non basta. Comincia a ripetere lo stesso movimento sempre più giù, sempre più giù, cercando di raggiungere il cuore, o solo di fare più male possibile, fino a che si accorge che la faccia rossa, non è più rossa. Il colore si è spento.
Non c'è tempo per pensare. Pulisce il coltello sulla camicia nera del ragazzo giallo e comincia a trascinare i due corpi nei cespugli vicini, cercando di nasconderli nel miglior modo possibile.
Si sente molto meglio, quasi come se potesse respirare di nuovo dopo essere stato al chiuso per lungo tempo. Si guarda intorno e il giardino è vuoto, sono tutti dentro e nota che la folla ha cominciato a diradarsi. Ascolta un gruppo pieno di colori discutere di un after party a casa di un altro amico.
"c'è poco tempo, infilati con loro o seguili e prendili tutti"
"rischioso, rischioso"
Intanto nella sala principale incrocia lo sguardo di una ragazza con il volto verde e le fa segno di avvicinarsi. Sola e senza amiche, il trucco scomposto e un alito alcolico, la invita nel bagno delle ragazze. Lei sembra presa da questa visione, lo guarda e gli si avventa addosso per baciarlo, ma lui la ferma mettendole una mano sul viso e accarezzandola. La bacia dolcemente.
Prima di far bruciare i suoi occhi azzurri di un odio variopinto e ancestrale e di assestarle una testata sul naso. La ragazza verde cade per terra. Valentine la prende in braccio e la porta in uno dei bagni, la mette in ginocchio con la faccia nel water, chiude la porta da dentro, sale con i piedi sul cesso e si solleva fuori dal bagno.
"stai facendo troppo casino"
"è tutto sotto controllo"
"sta andando troppo bene"
"è tutto sotto controllo"
Il gruppo colorato sta uscendo. Sono giusto cinque e possono entrare in una macchina, ma ne hanno due. Si separano all'uscita del palazzo con i colorati che vanno da una parte e un ragazzo senza colore che va dall'altra. Valentine segue quest'ultimo fino alla sua macchina, lo ferma e gli chiede gentilmente un passaggio per una destinazione che non esiste. Il senza colore dice che non può fare nulla e che ora gli tocca andare a casa di un amico a fumarsi canne e forse a bere ancora e che, se vuole, lo può seguire. Si infilano in macchina e il tragitto scorre in silenzio, il ragazzo, roberto, ha fumato troppo e non riesce a tenere gli occhi aperti, figurarsi parlare. Dopo dieci minuti di curve lente, la macchina si spegne una volta, roberto sbuffa e la riaccende e continua a guidare mentre nella sua testa si alternano mondi pacifici di redenzione e calma zen. Finalmente parcheggia, scende e dice "è qui". Valentine annuisce e intanto attendono che qualcuno risponda al citofono del condominio. Salgono tre piani senza ascensore ed entrano nella prima porta che trovano aperta. Ora vede di nuovo il rosso, due gialli e un'altra ragazza verde. Tocca a roberto spiegare brevemente la situazione e nessuno si cura del fatto che vi sia uno sconosciuto nel gruppo, ma subito cominciano a rullare canne come se fosse la cosa più importante da fare. E forse lo è.
"aspettiamo?"
"non aspettiamo"
"sono troppi tutti insieme"
"non c'è nulla da aspettare"
Valentine chiede un posacenere e la ragazza verde glielo porge. Lo guarda un attimo nella sua luce argentea, è abbastanza pesante. Finalmente parla: "potrebbe interessarvi sapere che ho intenzione di uccidervi tutti". Silenzio per un attimo. Un ragazzo giallo dai capelli corti e biondi comincia a ridere senza riuscire a fermarsi. Gli altri ridono di conseguenza e solo la ragazza verde è rimasta debolmente spaventata. "Ah ah", ride piano anche Valentine, poi torna di nuovo in silenzio.
Stavolta ad interromperlo è il rumore del posacenere che si schianta contro la testa del ragazzo dalla faccia rossa. Un suono terrificante. Il ragazzo si accascia sul divano mentre la ragazza urla. I due ragazzi gialli interrompono quello che stavano facendo e cercano bottiglie sul tavolo da lanciare a Valentine, ma per fare questo gli danno le spalle. Lui corre verso di loro e abbatte uno con un calcio ad una costola mentre afferra il biondo per i capelli, prende una busta dalla tasca, ma questo si dimena e allora Valentine lascia cadere la busta per terra, afferra il coltello e cerca di colpirlo dove può. Lo prende prima alla guancia sinistra e poi, aggiustando la mira, al collo. Il suono del sangue che scorre e dei vani tentativi di respirare del biondo sono quasi disgustosi, nella sua mente. Valentine molla la presa e per un attimo pensa a buttare l'altro ragazzo giallo dalla finestra, ma si ricorda di roberto. Lo cerca nella stanza più vicina, la cucina, e lo trova con le spalle al muro che brandisce un coltello, troppo spaventato per la sua età. Con una voce flebile gli dice "tu non sai chi è mio padre". "E invece lo so", risponde Valentine mentre le voci nella sua testa alzano il volume.
"non ha colore, non ha colpe, non c'entra nulla"
"è un simbolo, è in questa casa, è troppo tardi"
"sarebbe un grosso casino"
"è già un casino grande, non c'è via d'uscita, non si può tornare indietro"
Si abbassa di scatto e con un calcio alle gambe fa cadere il ragazzo senza colore per terra, poi gli calpesta la faccia venti volte, contandole a bassa voce finché non c'è nulla di riconoscibile se non ossa, sangue e materia grigia.
Torna nel salone e la ragazza verde è ora ferma sul divano, non si muove e guarda per terra, non ha più colore in viso, ma Valentine non può notarlo perché continua a vederlo verde. Non se ne cura.
Il ragazzo rosso non si è ancora ripreso, allora con calma Valentine prende la busta trasparente da terra, gliela mette in testa e la chiude con il nastro adesivo. Prende una sedia e comincia a tramortirlo. Il ragazzo si sveglia per poi svenire di nuovo sotto i colpi dannati dell'alieno. Intanto l'altro ragazzo giallo finge di essere svenuto, ma il suo respiro è affannoso e non credibile. Valentine gli mette del nastro adesivo sulla bocca e gli dà un gentile calcio in testa. Prende i tre corpi e li infila in una stanza da letto e cerca qualche tipo di corda per legare il ragazzo giallo ancora vivo, la trova e si industria a legare polsi e caviglie, mentre gli sussurra "mi sei simpatico, sei fortunato". Si gira verso la ragazza verde e dedica lo stesso trattamento anche a lei, ma non prima di averla tagliuzzata sulle braccia, nessuna ferita profonda, solo un piccolo sfizio. Butta anche lei dentro la stanza da letto con tutti gli altri. Prima di uscire, strappa la maglietta del ragazzo senza colore e con il coltello incide le parole "heroin addict" e gli apre dei buchi sulle braccia dove le vene sono più visibili. Chiaramente non possono passare per buchi da siringa, ma la cosa lo diverte e gli si apre un sorriso sulla faccia. Poi prende le chiavi della macchina dalla sua tasca.
Ora è un po' stanco e si siede sul divano in salone e comincia a fissare il muro.
"va bene così, meglio del previsto"
"vai via, prendi il primo treno"
"il confine, la francia"
"torna a casa, non sarà mai successo nulla"
Scrolla la testa per cercare silenzio, chiude gli occhi e immagina una spiaggia dorata, il suono delle onde, il sole, nessuno nei paraggi, il contatto con la sabbia, una luce dorata in lontananza, il suo braccio che si alza tentando di afferrarla, ma questa è troppo lontana. Non fa nulla.
Vede una luce dorata, attraverso la porta, attraverso le scale, si avvicina al condominio. Scrolla di nuovo la testa, chiude gli occhi e li riapre più volte, non è un sogno. Una forma colorata d'oro, non solo un viso, tutto un corpo e un puntino blu accanto, un'altra faccia.
"non avevi previsto questo"
"se salgono qui?"
"conviene restare qui o scendere giù?"
Si mette una bandana nera a copertura della bocca e del naso, la allaccia dietro la nuca e decide di aspettare che il citofono squilli. Vede il corpo d'oro e la faccia blu attendere giù, ma non suona nulla. Squilla invece un cellulare dalla stanza da letto. Lui di tutta risposta preme i due tasti del citofono. Il portone si apre e con l'orecchio premuto contro la porta sente i passi sulle scale, sempre più vicini. Apre la porta e vi si mette dietro, trattiene il respiro per non emettere suoni.
La luce dorata è fortissima, quasi lo abbaglia e per un momento non è più in sé. Si fa forza mentalmente e cerca di togliere il colore dal mondo, pensa per un attimo a cavarsi gli occhi. Il salone è in disordine, si chiede se uno sguardo attento possa notare il sangue sul divano e per terra vicino al tavolo. Sono due ragazze. Si affacciano sulla soglia ed entrano dentro. Valentine chiude la porta alle loro spalle e senza perdere tempo spinge a terra con un calcio la ragazza dalla faccia blu, la solleva e la butta contro il muro. Le prende la faccia tra le mani e la schianta ripetutamente sul muro e poi sul pavimento. Ossa facciali che si rompono. L'azione dura meno di trenta secondi. Si gira e guarda l'oro splendente che ricopre il corpo della ragazza e sa che non c'è niente altro da fare. Le dà uno schiaffo, prende il nastro adesivo e le copre le labbra. Le sventola il coltello davanti agli occhi cercando un senso di assenso, di passività, di accettazione nel suo sguardo. Lo riceve e allora con l'altra bandana copre gli occhi di lei. Butta tutto il contenuto delle tasche per terra, lascia anche il coltello. Prende in mano le chiavi della macchina, chiude la porta dietro di sé e si avviano per le scale. La guida con le mani per le rampe e quando arrivano alla macchina, apre il portabagagli, la prende in braccio e la poggia dentro, poi lo chiude.
Guida per venti minuti allontanandosi dalla città, ora vi sono solo casolari e campagne, ma c'è ancora qualche barlume di civiltà in giro. E' notte fonda. L'ora più buia prima dell'alba. Esce fuori strada ed entra in un campo, nasconde la macchina dietro un casolare abbandonato, spegne il motore.
Valentine apre la portiera e per un attimo si gode il verso dei grilli nella notte.
Una situazione pacifica per un momento.
La luce dorata inonda il portabagagli e quando lo apre illumina il campo, ma solo lui può vederla, perciò non se ne preoccupa. Spoglia la ragazza quasi con dolcezza, si spoglia anche lui e poggia i vestiti di entrambi per terra per creare un giaciglio.
Non sente più nulla, c'è solo un ronzio nella sua testa o forse è una musica rilassante o semplicemente è sordo per tutto il tempo in cui i loro due corpi si uniscono e lei non oppone resistenza, ancora con gli occhi coperti.
Valentine si rende conto di essere, in quel momento, sia un animale che sta cercando di soddisfare un istinto primario sia un uomo che cerca qualcosa di più grande dalla sua vendetta.
Sente gli spasmi e l'orgasmo di lei e le toglie la bandana dagli occhi, così che possa guardarlo. Si guardano un attimo nelle pupille prima che lei chiuda gli occhi, stavolta per scelta. Viene anche lui e crolla su di lei con il desiderio di abbracciarla e mentre la cinge a sé, vede tutto il colore sparire dal suo corpo splendente e pervadere tutto il suo campo visivo.
Restano così fino alle prime luci dell'alba.
Infine, si alzano, lui aiuta lei a rivestirsi e si avviano in silenzio. La accompagna a casa, scende dalla macchina per aprire la portiera a lei come se fosse una principessa. La saluta dicendo solo "addio, Regina" e lei, a sentire il suo nome pronunciato da quella voce, ha un leggero sussulto e uno sguardo di comprensione, senza rancore. Si volta e gli dà le spalle per l'ultima volta.
Valentine riparte in macchina e torna nel campo in cui era fino a poco prima. Vede oro ovunque, è difficile abituarsi a questa visione. Si ricorda di aver lasciato il coltello sul pavimento della casa dei ragazzi colorati e, perciò, entra nel casolare abbandonato cercando qualche vetro o bottiglia vuota. Trova una bottiglia di vino, la rompe contro il muro, prende in mano il pezzo di vetro più appuntito che è nato dalla collisione e torna a sedersi sul terreno del campo.
Lentamente si taglia le vene di entrambi i polsi e sente l'energia fluire fuori dal corpo e andare a fondersi con tutto quell'oro.
C'è oro dappertutto.