27/03/15

Blue.

(Uno scritto non mio, ma nessuno lo leggerà mai e pochi lo leggeranno qui e mi piaceva.)




Non conosci me, nè la mia vita.
Nessuno li conosce e nessuno li conoscerà.

Hai chiesto, ho risposto.
Hai ascoltato, ho parlato.
Qui sei tu, e qui sono io.

Forse capisci, ma non capisci.
Forse senti, ma non senti.
Forse tocchi, ma non tocchi.

Cancella. Fuggi. Sii libero.

Graffiami la pelle. Con un coltello.
Fammi uscire. Rompimi. Lacerami. Strozzami.
Fammi sanguinare.

Sii la mia fortuna.
Sii la mia fine.

Sembra vivo. E non saprai mai cosa possano significare le paure.
Lasciami vivere. Non farmi respirare. Rompimi le ossa. Succhiami il sangue.
Resta vivo e fammi uscire. Respira la mia aria.
Strozzami.
Non importa nulla, fammi sanguinare. Svanisci. Scompari.
Sbiadisci. Non pulire.
Lasciami solo libera. Lasciami sanguinare.
Lasciami uscire.

Nessun sacrificio. Nessun orgoglio. Nessuna gioia.

Polvere. Sono libera.

15/03/15

Incubi.

Primo giorno.
Mi alzo, faccio colazione, mi sbatto sul divano e metto un cuscino sul tavolino per poggiarci i piedi sopra. Il professore sta lavorando al computer dall'altro lato del divano, in silenzio, con le cuffie nelle orecchie, pensieroso. Io sto scrivendo la lista della spesa e la lista di cose da fare in questa settimana. Mi vibra il cellulare.
Leggo ed esclamo "puttana, puttana, puttana, lurida zoccola".
"qualcosa non va, urno?"
"tutto perfetto."

Secondo giorno.
Serata di bagordi. Un mio amico è rimasto a dormire a casa, il posacenere è strapieno di cicche, la casa puzza di fumo, abbiamo passato tutta la serata a parlare di relazioni, musica, band, donne, tradimenti, idee geniali per il futuro. Siamo andati a letto alle quattro e ora sono le tre e dobbiamo ancora mettere qualcosa sotto i denti. Sono ancora nel letto quando
Mi vibra il cellulare.
Leggo, mi alzo, entro in salotto e trovo il mio amico già sul divano che si rimette le scarpe con una stanchezza e pacatezza che abbiamo solo noi. Lo guardo e gli dico "guarda, 'sta stronza, ma vedi se non si può stare tranquilli, 'sta puttana.".
Rolliamo un'altra canna mentre mangiamo noci.

Terzo giorno.
Sono a casa con uno dei miei migliori amici, beviamo una bottiglia di rosso, ne fumiamo un paio e parliamo del nostro futuro. Lavoro, curriculum, lingue da studiare, posti da visitare, viaggi, progetti, sogni. Ascoltiamo musica e per me la serata potrebbe finire qui, perchè non si può aggiungere molto di più e perchè il relax è importante e deve essere una componente sempre presente nella tua vita. E invece esco e varie ore dopo entro a casa di vittoria per restarci il più possibile e per entrarle tra le gambe. Facile la sua vita: vuole me e le basta avvicinarsi restringendo la distanza tra le nostre facce e chi sono io per rifiutare un'occasione così? Le dico "sdraiamoci sul letto" e lei di tutta risposta prende una specie di tappeto, lo butta per terra di fianco al letto e mi invita a piazzarmi lì. Non faccio troppa resistenza. Ci copriamo con un lenzuolo e incomincia una lotta sfiancante di ore in cui rimaniamo nudi a guardare l'alba illuminarci la faccia e ogni tanto a dirci cose carine e io ne esco sconfitto, perciò ad una certa ora devo alzarmi, vestirmi, raccogliere gli anelli che sono caduti per terra e andare via mezzo vuoto e un po' a pezzi perchè il pavimento non era comodo come il letto. La sera vado da solo ad un concerto a cui non voglio neanche assistere, di gente che non ascolterei mai di mia spontanea volontà, ma è giusto perchè ho bisogno di aria e il posto è pieno di gente e dietro di me c'è l'unica persona che conosco, ma con cui non voglio parlare, perciò rimango in silenzio cercando di distrarmi dai flash di vittoria seminuda sopra di me che mi stringe la mano per non farmela scendere giù e sembra quasi esserci aria nuova, ma
Mi vibra il cellulare.
Una bestemmia mi esce dal cuore e due ragazze si girano a guardarmi come se volessero rimproverarmi e io le guardo negli occhi con uno sguardo che dice "qualsiasi cosa possiate dire, non servirà a nulla, giratevi e non cagatemi i coglioni.", loro capiscono o semplicemente mi ignorano. Penso a quanto vorrei fumare ora, esco dal locale e torno a casa a piedi.
A fare incubi che sono i sogni di qualche stronzo sperduto chissà dove che non esce quasi mai di casa e desidera una ragazza qualsiasi che gli tenga la mano mentre camminano.
E nel mio incubo vedo una ragazza con i capelli lisci e pantaloni larghi colorati che è seduta ai bordi di una fontana insieme ad un'amica e io, in modo stupido, mi vado a sedere vicino a lei sapendo che avrebbe cominciato una conversazione che avrebbe portato solo a dolore, anedonia e depressione e lei vuole parlarmi, parlarmi, ma io non voglio, voglio solo scopare e ci ritroviamo sopra un letto, finalmente, e lei mi guarda sorridente fingendo di tenerci, di amarmi, come se il mondo non stesse per finire, o fosse già finito e il suo sorriso mi sega in due, mi apre fisicamente e io sono lì con il petto che sta per esplodere e dilaniarsi a chiederle "come fai a fingere così bene?", rendendomi conto che io non ne sarò mai capace, con una sottile invidia che mi perfora la testa e mi falcia le labbra ferite.