30/03/13

I am a bad motherfucker.


 
Godetevi il video, luridi.
 
 
Mi chiedo perchè non ci sia una pubblicità che ci renda noto che gli uomini si lavano il pacco con il palmolive o qualche altro prodotto, mentre 'sta tizia che si sciacqua la faccia bagnando tutto il cesso ci tieni a farmi sapere che si ravana la vagina con chilly.

26/03/13

Ciccioni grassi.




Ciccioni. Ciccioni grassi.
Ciccioni grassi e bassi.
Ciccioni grassi e bassi che a venti anni ne dimostrano trenta.
Ciccioni grassi e bassi che a venti anni ne dimostrano trenta e ti mandano un messaggio sul cellulare:

"puoi dire alla tua amica che è veramente carina? complimenti alla mamma."

Ciccioni senza dignità.

Come quel grassone che ho visto un paio di vacanze fa, sul bus per andare in centro, con i sandali e i piedi che cercavano di fuggire da tutti i buchi e le dita tozze, con un cappellino a coprire la pelata in arrivo.
Occupa un posto e mezzo ed ha in mano un pacchetto di patatine.
Il bus si ferma, salgono due o tre ragazze, di cui una è la leader ed è una gran figa.
Il ciccione la guarda, io gli leggo negli occhi i pensieri "che bella ragazza!" e spero che non faccia stronzate, che non distrugga la sua già misera dignità per farle davvero i complimenti, come se una troia così ne avesse bisogno.
Non farlo, cristo, non farlo. Continua a ravanare con quei salsicciotti che hai al posto delle dita nel sacchetto di patatine pai.
E invece no, non si tiene, non può tenersi dentro altro, probabilmente perchè non ci entra più un cazzo in quel gran tozzo di merda che è il suo corpo, quindi anche un misero pensiero non può rimanere nei meandri del suo cervelletto: deve buttarlo fuori.
E lo fa:

"scusa."

"sì?"

"volevo dirti che sei proprio bella."






Sii almeno realista, culo grosso: la ragazza è una mezza mazza di scopa e non potresti starci sopra senza ucciderla con il tuo ventre abnorme.

Fatti un favore, guarda oltre. Fai come fanno tutti i santi ciccioni di questo mondo: spendi soldi, fai mille regali, fai l'amicone, l'amicone grassottello a cui tutte vogliono bene, ma che nessuna si scoperebbe, insisti un po', mostra il tuo lato dolce e gentile, mostrale la volontà di cambiare, vai in palestra, comprati uno strumento musicale, renditi piacente.
Alla lunga, qualcuna andrà oltre le tue fattezze (FAT-tezze) e te la darà.
E sarà un giorno migliore e sarà un giorno più pulito, prima di morire di infarto grazie al buon amico colesterolo.


Poco realista, poco intuitivo. Ma non hai visto che occhi mi metteva addosso mentre tu cercavi di approcciare maldestramente?
Eppure nel giro questa cosa si sa abbastanza bene. Peccato.




Comunque sono un buon conoscente: le ho riferito il messaggio.
Dopo che aveva finito di attaccarsi voracemente al mio membro, sul sedile posteriore della macchina.

21/03/13

Regressione.






Tutti i risvegli sono tragici, ma ogni giorno quel momento peggiora.




E’ un giorno in meno che ti distanzia dall’abisso. Non l’obsoleto timore della morte: non c’è più spazio per desideri di immortalità, sebbene si speri che qualche scienziato stia lavorando, se non per noi, per i nostri pronipoti, non c’è più spazio per avere paura di perderci quella fetta di torta che è una mezza vita passata a riflettere e a pensare di dominare il nostro corpo. Di morire riesce a tutti e non sarò da meno.




Di guardarsi allo specchio come faccio io, forse riesce a pochi: mi scavo negli occhi e cerco di capire cosa c’è dietro e mi fisso e mi mando a fanculo e il riflesso mi urla “picchiami fuori di te!” e mi ricorda che non so neanche piangere.



“Questa non è la tua favola,” mi ripete, “hai speso la tua adolescenza a guardare fuori dalla finestra, ti è piaciuto il film che scorreva davanti ai tuoi occhi?”.



Mi allontano e cerco di distrarmi con bei pensieri: sono in un bunker ed ai miei piedi sono legati e imbavagliati due tizi, già sanguinolenti, mi abbatto su di loro con tutta la forza che ho, tento di accecarli dando pugni alle sopracciglia, sono fuori di me e vomito su di loro cazzate come “questa è la carezza di Felix! Questo è il tuo risarcimento!” e intanto colpisco, sputo e mi fanno male le mani.



Torno nella mia camera e mi chiedo se qualcuno si senta come me, da qualche parte, in questo mondo, mi chiedo se ci sia qualcuno pronto ad imparare ogni giorno quello che abbiamo tentato di dimenticare: dove siamo finiti?




Siamo fottutamente vecchi e tutta l'infanzia, l'adolescenza, la vita ti passano davanti.



Dove sono finite le nostre grandi speranze? Volevo diventare calciatore, rockstar, poeta, avvocato, nullafacente.



Volevo diventare un uomo, volevo amare, volevo divertirmi. Ma ora siamo sul ciglio del burrone, non si torna indietro.



Tanto vale risolversi subito, prima che arrivi il tramonto dei nostri sogni, prima di continuare a vivere dicendo “avrei potuto farcela, stavo per farcela, ero a tanto così dal farcela” e tornare ai propri giorni vuoti pieni di lavoro, tipici di chi non ha neanche il tempo di avere paura.



Quando realizzi che la tua vita è stata una sconfitta, un nulla insignificante, anche per te che ci credevi, quando vedi i tuoi sogni morire in uno scambio con la puttana del denaro, sai che è peggio della morte. Perciò ora passo il tempo a pregare sapendo che sarò scannato dalla coscienza della sconfitta, come chi accetta di fare il cameriere tutta la vita, segretamente sperando di ascendere la scala sociale, cercando di correre per scoprire l’altra parte del mondo che non gli è dato di vedere.




Ho paura di cadere da dove mi trovo ora e di ammazzarmi e schifo tutta la merda che c’è nel mio palazzo, nel mio quartiere, la merda della mia città dove si marcisce come rifiuti, gli stronzi fumanti del mio paese, tutti doloranti per due pezzi di filigrana e per poter fottersi un aperitivo e andare a letto senza cena.



Sarebbe meglio essere sotto una dittatura o in un continente distrutto da fame e carestie, almeno non avrei delle speranze: sono quelle che ti fottono. Invece questa falsa libertà è ancora più asfissiante e queste facce sono quanto di più fastidioso io riesca a mal sopportare.



Vi vedo nelle vostre giacche e cravatte, vi vedo con le maniche tirate su quando fa caldo, con la camicia, con i mocassini, le scarpe a punta il sabato sera, il rolex da 300 euro, lo sguardo che dice "guardami, sto costruendo il mondo".
Ti guardo, ti guardo, ma vedo un pesce che affoga. Se i pesci fossero così stupidi, inutili e senza senso da affogare, se i pesci avessero delle caviglie che gli permettessero solo minuscoli passi.
"Guardami, per favore, sto realizzando il mio sogno, sono un uomo fatto e fortunato. Vedi la classe? Lo stile? Riesci a misurare il mio lavoro dai pori della mia pelle e dai vestiti sopra essa?"
Vedo solo una ragazzina con un piercing alla lingua che pensa di poter fare pompini migliori solo per questo.
Ogni tuo passo in questo posto è un fallimento, l'emblema del fallimento, sei il fallimento più totale, sei il "chi si accontenta gode", sei un minuscolo mondo, sei un granello di sabbia che spazza i culi dei bagnanti e non ti basta fallire una volta, ti piace ripeterti fino allo sfinimento, guardarti allo specchio, sudato, vecchio, brutto e pensare "ce la sto mettendo tutta, sto facendo davvero il massimo", questo dopo aver concluso la metà della metà della metà di un ottavo di quello che avresti potuto e dovuto fare.
Non è il fallimento in sè che mi fa ribrezzo, ma la tua soddisfazione triste, il risultato di anni di fallimenti ingiustificati e di noie e di scelte sbagliate, ripetute scelte sbagliate, quelle di un insaziabile imbecille.



Mi costringo a guardare dentro lo specchio lercio, l’abisso del mio inconscio, e di nuovo i miei occhi mi squadrano per dirmi “bravo, bel discorso, trai le tue conclusioni e prova ad ammettere la tua paura nel tentativo di distruggerla e di spiazzarla.”



“Le mura che mi circondano alimentano la mia paura.”



“Non basta. Sei un colpevole come tutti gli altri, ammetti la tua paura più profonda.”



“Ho paura di diventare come loro.”

12/03/13

La trilogia: il party-parte 2.

Ho finito di bestemmiare, sento quasi freddo e ho ripassato il vialetto più volte, sono uscito in mezzo alla strada per scoprire che non c'è un cazzo di nessuno nel raggio di chilometri, la città è morta e mi resta una sola cosa da fare: tornare nel capanno. Gli amanti sono ancora avvinghiati, ma devo interromperli, busso sulla spalla di stefano, "sai dove sono gli altri?"
"sono in casa, nella camera."
"quale camera?"
si riprende anche rebecca e mi dà indicazioni: "la prima porta di fronte all'entrata." o qualcosa del genere.

Miracolo. E' tutto sotto controllo, tutto è ancora possibile. Entro nella stanza e sono quasi tutti lì: alessandra ed elisabetta sdraiate sul letto mentre giulio e la ragazza senza nome fanno delle foto alle altre ragazze che cazzeggiano. Mi sdraio sul letto anch'io, faccio foto con il cellulare, parlo un po', ma biascico e preferisco stare zitto, non riesco ad inquadrare la camera nè i discorsi. Alessandra messaggia e noname fa battute incomprensibili, giulio se la ride dall'alto della sua gaiezza. Resto sul letto e mi sento in panne come un auto di formula 1 all'ultimo giro.
Passano minuti e vedo le persone muoversi ad altissima velocità: entrano, escono, parlano, come nella scena delle scopate in arancia meccanica, stessa velocità, poi tutto si ferma.
Sono rimaste elisabetta e rebecca nella stanza ed io sono ancora sul letto.
E' arrivato il momento di mettersi a letto, anzi nel sacco a pelo, e quindi le ragazze si mettono in pigiama. Per farlo devono spogliarsi e lo fanno mentre io sono lì, sono ubriache e non ci fanno caso finchè non sono rimaste in reggiseno e jeans.

"ma c'è lui nella stanza!", riflette ad alta voce elisabetta.
Rebecca ride come un'ebete e fa capire che non fa niente.
Continuano e si tolgono i jeans, la mia mascella arriverebbe a terra come nei cartoni, ma sono paralizzato dall'alcol.
Elisabetta ha un fisico allucinante. Una figa pazzesca.
Anche rebecca se la cava. Dura poco, ma sembra un tempo infinito. Si rivestono. Ho ancora i pensieri sconvolti positivamente da queste due. Cazzo, cazzo, cazzo perchè non gli sono saltato addosso?







Il tempo scorre di nuovo. Entro ed esco dalla casa, bevo, torno, devo lavarmi i denti, si sistemano tutti nei sacchi a pelo, posiziono il mio striminzito sacco a pelo vicino ad alessandra e dico a stefano "tienila d'occhio, io mi metto lì, torno subito". Vado in bagno, mi lavo i denti. Ci metto circa tre minuti, forse, forse di meno, esco dal cesso e sono tutti ancora lì, tutti in preparazione, tutti svegli.
Tranne alessandra.
E' piombata in un sonno profondo in mezzo secondo e io mi incazzo con stefano e mi incazzo con tutti, e cazzo com'è possibile che si sia addormentata in due secondi? Che mondo di merda è?

Mi infilo nel sacco a pelo, mi spoglio, mi tolgo la cinta e comincio a parlare con noname che è accanto ad ale e le chiedo di girarla dalla mia parte. Si è addormentata dandomi le spalle, stronza.
Il discorso dura circa mezz'ora.

"girala"
"no"
"girala dai"
"no, girala tu"
"ma tu sei la sua amica"
"e tu vuoi girarla per scoparla"
"non potrei con tutti questi in giro"
"non la giro"
"e suvvia"
"girala tu"
"capito, capito"

Non faccio nulla. Parlo ancora con gli altri, giulio è l'unico fortunato che si è beccato un divano, stefano e rebecca sono spariti nella stanza di lei e probabilmente staranno scopando o almeno me lo auguro mentre in effetti sono invidioso della sua sorte. Gli altri sono posizionati a cazzo nel salone di casa.
Aspetto che si addormenti un po' di gente e comincio a baciare il corpo inerte di alex.
Noname mi sente e prima di crollare mi fa: "è come scoparsi un morto, svegliala".

Quando sento silenzio comincio a darmi da fare come solo un ubriaco insensibile al più comune sentimento della vergogna può fare: mi sono ormai abituato al buio pesto e vedo il sonno silenzioso della ragazza che ho puntato e i suoi capelli biondi e la sua faccia che sembra dieci volte meglio di ciò che è realmente, grazie alcol, e comincio a baciarla in un ordine che è

guancia
collo
seno
guancia
collo
seno
guancia
collo
seno

Miracolosamente si gira verso di me e perciò il ritmo viene cambiato in

labbra
collo
seno
labbra
collo
seno

finchè non apre la bocca e finalmente sento il sapore della sua lingua.
Qualche dolce alcol per cui cado in paradiso e si limona per tanto tempo, ci tocchiamo, le stringo le tette, le prendo il viso tra le mani, intrecciamo le lingue per un'eternità che non tornerà mai più, mai più, mai più.

10/03/13

Why don't you...

Interrompiamo l'incredibile messa in atto della trilogia che, essendo la seconda parte divisa in due pari, diventa praticamente una lurida quadrilogia. E sappiamo bene che le quadrilogie fanno cagare e nessuno le caga.
Come è giusto che sia, come è giusto che sia a questo mondo mentre java tenta di installare l'ennesimo aggiornamento nel raggio di due giorni.
Mi oppongo a java, a c++, ai monthy python e alle fumate che si faranno al conclave.
Anche io con i miei amici metto in atto delle fumate, ma non ci viene dato tanto risalto nella stampa e nei giornali web online come il cazzo interquotidiano. Non lo trovo giusto.

YOU ARE NOT IN ORDER, PLEASE BE SEATED.

I pawn short breaths. Eyes lid. I need to sun to RE...
PENT.


Hai spaccato il pavimento spaccandoti le ginocchia.

"le mie ginocchia!"
"di nuovo!"
"siamo macchinosi."
"andiamo in scivolata."
"se mi dai una testata, fa male anche se non ho i coglioni."
"così scivolo."
"ho la figa bassa."



Stiamo ripetendo le stesse cose da tre giorni e ci siamo spezzati le gambe, tutti con le stampelle e tutti a ricevere pioggia dalla bottiglia del borghetti.

Roulette russa.



Sto cominciando a pensare che non voglia dire nulla. (io è il soggetto.)

Grazie per l'attenzione.