25/12/15

Un favore alla tua/vostra ADD.

Mi riservo il diritto di non essere coerente

perché qui è tutto allo sbando

e a me non frega un cazzo.

Perché non ho tempo

e non ho voglia di spiegare.






Perché vedo mostri dalle pareti, dagli schermi,

dai soffitti, dal pavimento.

Tutti i giorni.

E voglio davvero che qualcuno

venga a uccidermi

come regalo di natale.






Perché reggo il mondo sul mio atlante mentre faccio squat

e lo faccio affinché i tuoi sogni si realizzino.

I tuoi sogni, non i miei.

Ho fatto australian pull ups per scoparti

e trazioni sfiancanti per averti vicina.

E tu non hai mai retto il mondo

e non sai quant'è pesante.

Perché il segno di un uomo maturo è quella particolare cicatrice che porta.




Perché più una persona è vuota e più pretende

e tu non hai passioni, non hai hobby, non hai interessi

e di bambole gonfiabili se ne trovano mille ai bordi delle strade.

Allora lasciami bere tutta questa vita,

tanto il mio scheletro non ha un fegato.





Che ho sognato per anni di comprare una bomboletta nera

e passare alle tre di notte sotto casa tua

a scrivere qualcosa di simile.

Ma ora non più.

Ora scriverei

"COME AND KILL ME".

Io so che puoi.




14/12/15

Dave.

Ma basta parlare di successi tipo di gente che piange mentre mi incensa per meriti che non ho, parliamo di fallimenti come quella volta che sono uscito con D ed ero rimasto ammaliato dalle sue gambe e insomma lei era partita prevenuta, e 'sti cazzi pensate voi e anche io lo pensai non vi preoccupate, e quindi non ho voluto insistere perché davvero volevo conoscerla, poi non me ne ha più dato l'opportunità e...come è finita? come è finita, papà Urno? Niente, non me la sono scopata, ma mi sogno le sue gambe tutte le notti e dovrei agire prima che diventi vecchia. Non che non ci siano altre gambe allo stesso livello, o oserei dire anche migliori, ma qui sto osando veramente, però ci tengo a questo sfizio.
Un'altra che non sono riuscito a farmi si chiamava M e mi era stata incollata tutta una sera, ma vivevamo in città diverse e c'era poco tempo e non mi andava di prendermi un inutile bacio o una mezza limonata, che me ne facevo? Ho una certa età. E quindi ho cercato di recuperarla in seguito attraverso dei messaggi ed era anche quasi fatta, ma poi mi mancavano i soldi per andare a trovarla e quindi niente. La tragedia è che non avevo capito fosse minorenne, all'epoca. Se l'avessi saputo, avrei insistito molto di più. Ma è andata così.
Anche con un'altra ci sono uscito un paio di volte, forse anche di più ora che ci penso, ed ho avuto svariate opportunità, ma non ci ho combinato nulla. Eppure me la sbomberei senza alcuna pietà, ma questa è ancora sotto i radar, perciò non diamo nulla per perduto. Anzi, salutiamo C che ci segue da casa sua mentre si masturba fumando narghilè. 'sta tipa è troppo forte e nella sua piccolezza mi ha insegnato un paio di trucchetti. E poi anche lei pare sia una grande stronza, e questo mi piace parecchio. Stronza nel senso buono. Forse si dice "tagliata" dalle vostre parti.
Effettivamente non sono fallimenti gravi. I fallimenti più gravi sono quando non ci provi proprio con una tipa. Quando sei imbalsamato per la droga o per l'alcool e non reagisci e non approfitti delle opportunità, ce ne avrei mille da raccontare. Ricordo una ragazza con i capelli celesti, chissà che fine ha fatto (so benissimo che fine ha fatto, mi ricordo tantissimi volti e tantissimi nomi), e una con i capelli viola chiaro, una roba da far girare la testa e non perché tutte le volte che l'ho vista ero ubriaco fradicio.

Dovrei prepararmi, fra poco devo uscire perché c'è il giubileo quindi devo pregare, aprire porte sante e sappiamo tutti che per porte sante intendo ragazze come Nikki (avete letto i post precedenti? No? E allora che cazzo mi fate rompere il quarto muro senza motivo? Esiste un quarto muro tra un post e l'altro?).

Vado a trovare Dave, o Dave viene a trovare me, che è uguale. Ora, Dave non si ferma davanti a nulla e ha tutte concezioni pazze su tutto e potrebbe vivere da solo senza problemi e parlare da solo e discutere da solo e potrebbe anche farcela.
E' impalpabile.
Fumiamo insieme e io lo guardo con un misto di curiosità e stima perché Dave è molto simile a me, per questo mi piace. Ogni volta che lascia casa mia mi preoccupo che tornando a casa possa morire in macchina strafatto dopo essersi schiantato da qualche parte. E' incredibile che non gli sia ancora accaduto. Fuma come una ciminiera e fosse per lui non si fermerebbe mai. Allo stesso tempo è paranoico al punto giusto e determinato nei suoi obiettivi.
"Vedi, da un punto di vista esterno, potresti pensare che quella che chiunque penserebbe sia la mia ragazza fosse la mia ragazza. E invece no. Io sono fidanzato, sì, ma con un'altra. Vedi, quella che sembra la mia ragazza è la mia amante e la mia amante è invece la mia ragazza."
"Ah, pare complicato, ma giusto. Alla fine, se funziona e tutti sono d'accordo, va benissimo."
"Nessuno è del tutto d'accordo e sai benissimo che è sempre difficile esprimersi e comunicare, far capire esattamente cosa si prova in un determinato momento, lo sai, Urno, lo sai. Effettivamente è tutto dentro la mia testa.", dice mentre strappa un filtrino da un biglietto della metropolitana.

Dopo un paio d'ore ci spostiamo a casa di un mio amico per continuare a rilassarci in compagnia. Gli presento gli altri quattro ragazzi e lui dopo due secondi si defila, si butta sul divano e resta in silenzio ad analizzare le nostre conversazioni. Ogni tanto lo guardo e sento che sta assorbendo qualsiasi minima informazione. Posso "vedere" le sue sinapsi che si uniscono dando vita a nuovi processi mentali. Qualcuno dei miei amici si lamenta di avere le palle piene, mentre il proprietario di casa racconta di come ha rifiutato una scopata, so benissimo che Dave non ha di questi problemi e secondo me lo percepiscono anche i miei amici. Lui ride quando c'è da ridere e non si rifugia mai nel cellulare, mi ha spiegato una volta che lo considera una questione di rispetto, finché Simone non gli chiede "e tu come stai messo?".
"Bene. Sono eccessivamente contento di essere in compagnia di soli uomini stasera.", e poi continua a fumare come se la risposta fosse stata esauriente.
"Hai la tipa?", incalza un altro.
"E' una situazione molto complessa", risponde brevemente.
Allora intervengo io e spiego agli altri la sua visione, che mi ha illustrato solo un'oretta prima. Lo leggo nei loro occhi: c'è chi non ci crede, chi sembra quasi invidioso, chi ha fiducia solo perché io sembro garantire per lui.

Non direi che Dave sia un bel ragazzo oggettivamente, ma nella sua mente c'è un universo che è diverso dal nostro. Questa cosa fa molta presa sulle ragazze. Lui cerca di scoparsene più che può e più sono giovani e più gli piacciono e in ogni cazzo di periodo tra tutte c'è almeno una che è innamorata pazza di lui. L'ho visto in giro con la sua ultima innamorata. Lei ha venti anni e sebbene dall'esterno sembrino due amici qualsiasi, si vede che l'anima di lei è completamente appoggiata su di lui, in una specie di strano rituale di venerazione perenne. Non so come Dave faccia, ma lui lo sa benissimo.
Se mi incontra quando è con una ragazza, si ferma, non me la presenta neanche e parla con me come se lei non esistesse, anche cinque, dieci minuti, poi va via come se non fosse accaduto nulla. Lei non ha da ridire e non mostra segni di stizza o altro, nulla. Non l'ho mai visto dare la mano ad una delle sue ragazze quando è in pubblico. Sembra quasi che per lui loro siano un fastidio in più nella vita che, però, è necessario.
C'è da considerare che non l'ho mai visto con quella che considera la sua vera ragazza. Nessuno di noi l'ha mai visto con lei. Sappiamo solo il nome: V. E' quasi come se non esistesse, un fantasma che ora c'è e ora non c'è. Anche lui ne parla pochissimo, ma non dubitiamo assolutamente che esista. Non ricordo l'ultima volta che Dave mi ha detto una bugia. Saranno passati quasi dieci anni. E non è solo questo: quando lui scompare per qualche giorno, o anche una settimana, ed è completamente irrintracciabile su qualsiasi mezzo e poi ricompare dal nulla come se non fosse mai andato via, Dave torna visibilmente cambiato. E' la persona più rilassata e felice del mondo. Come se fosse stato su di un pianeta dove i problemi non esistono, in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Gli potrei chiedere metà del suo stipendio mensile e me lo darebbe senza battere ciglio, in quei momenti.
Perciò, sebbene non mi preoccupi mai per la fine di una delle sue, anche lunghe, storie con una di quelle ragazze che si innamorano perdutamente di lui, mi preoccupo piuttosto se in qualche modo finisca con V. Una volta mi sono azzardato a chiedergli cosa accadrebbe in tale situazione.
"Non importa.", mi ha risposto lui come se fosse la cosa più ovvia da dire.
"Non importa, davvero."
Io non chiedo oltre, per rispetto o riverenza. Sarebbe come andare a toccare qualcosa di sacro, qualche dogma che bisogna accettare in quanto tale.
E Dave è così maledettamente sicuro di quello che dice che non puoi non credergli.









30/11/15

Ulisse e il suicidio sociale.

Stiamo qui a drogarci come se non ci facesse male. Rifletto mentre sono in pigiama e la stanza è vuota. Mi guardo i piedi nudi e fumo beato. Abbiamo speso 70 euro per avere quello che in posti civili ti danno con 40. Ma almeno ho scoppiato l'accendino allo spacciatore.  Mi sono innamorato solo una volta, in questi giorni: ci siamo incontrati per strada mentre tornavo dal supermercato e per circa due o tre secondi ci siamo guardati negli occhi come avrebbero fatto due anime gemelle. Un amore di anni in pochi secondi, perso nel nulla delle solite occasioni. Come cinque anni fa, alla sala da bowling, con le ragazze romane. E c'era Caterina che mi guardava mentre era stesa sulle mie gambe. Ora saprei perfettamente riconoscere quello sguardo che chiede un bacio, la finestra aperta per inserirsi. Allora ero inesperto. Fingiamo che ciò vada bene e siano tutte lezioni imparate.

Io sono in giacca e cravatta cinque giorni a settimana. Non dovrebbe credermi nessuno. Ed io e i miei amici siamo ancora qui, a pagare le tasse, seri e rispettabili al telefono mentre c'è erba sulla scrivania e il posacenere è pieno.  Sperando che almeno tre o quattro weekend all'anno siano sempre così. Parliamo di progetti futuri, cercando di individuare chi sarà quello messo meglio a trovare lavoro e a costruire qualsiasi cosa voglia costruire. Ognuno dice di non essere lui.
In verità nessuno sa cosa farsene del suo futuro. E sopratutto non lo sa la gente sui treni.

Fumiamo fino a non ricordarci più niente e beviamo anche. Usciamo solo per comprare roba e una volta per fare un giro. A fine serata Doc mi rimbocca le coperte come farebbe mia madre. Gli amici mi fanno respirare. Penso sempre che dovremmo approfittare del vino per fare un simposio e discutere della vita, dell'amore e quant'altro. E invece siamo troppo contenti e storditi per pensarci. Meglio non interromperci e darci a qualcosa di meno serio come guardare vecchie foto e foto di gente mai vista e tette di tipe che conosciamo. Foto seminude fatte qualche anno fa da qualche conoscente.
"Guarda com'era figa a 16 anni, questa! E ora..."

Mister dice che tutte le ragazze che mi piacciono hanno lo stesso sorriso. Forse è vero. Sarà qualche imprinting ricevuto durante la prima cotta. Gli devo far vedere l'ultima scoperta, così vediamo se conferma. Vorrei poter confermare anche io e gli dico che il lato positivo di diventare adulti è vedere che fine fanno tutti gli altri e i loro sogni. Quelli delle ragazze mediamente belle non valgono. Troveranno tranquillamente qualcuno che le mantenga e quando si stancheranno di lui ne troveranno un altro e un altro ancora. Con qualche momento di scoramento nei minuscoli spazi vuoti.

Tira un vento maledetto, sono all'inizio di una campagna e cerco di farmi una canna. Il fumo è durissimo, ho messo l'mp3 nella tasca perché voglio stare concentrato e paranoico, cerco di scioglierlo con poco successo, ci metto una vita. Alla fine ho preparato tutto, ma una folata di vento mi fa cadere metà tabacco per terra. Imperterrito continuo e chiudo quel che è rimasto. La canna più triste della storia e nessuno nel raggio di cinque chilometri potrebbe fare da testimone a questa immensa tristezza. Siamo già nati e morti e anche tante volte, quindi qualcuno si sarà già sentito così, avrà già vissuto una situazione del genere. Eppure sono sicuro che a nessuno dei miei amici sia mai capitato. Metto gli auricolari e fumo.

Nella metro c'è una coppia bellissima. O almeno, lei è bellissima. Non se ne fregano di tutti gli altri che ci sono attorno. C'è un posto vuoto tra di noi e lui le sussurra una sottile dichiarazione d'amore che spero vada a buon fine.
"Senti, mettimi nei casini. A capodanno andiamo da qualche parte solo noi due, prendiamo una camera in un hotel o qualcosa del genere. Mentre tutti stanno brindando con lo champagne, noi stiamo sotto le coperte così facciamo l'amore da un anno all'altro. E non mi importa se tutti mi chiederanno dov'ero a capodanno e perché non ho fatto nessuna foto alla festa a cui sono andato. Quella notte sarà solo nostra."
"E la tua ragazza?"
"Non importa, voglio solo te. Mettimi nei casini."
La ragazza sorride e non risponde. Conosco bene quella luce. Procrastinerà la risposta per un po', ma accetterà. Non per lui, ma per andare contro alla sua fidanzata. Eppure, finché il risultato è lo stesso, gli auguro che la cosa vada come desidera. Se è bravo, riuscirà anche a superare i casini conseguenti. Mi alzo e scendo a Policlinico insieme ai miei amici.

Non c'è casa. Non è più casa mia, dicevano gli Smiths e diceva Faina. Io mi ripeto.
Casa mia è lontana, ma so bene dov'è.
Non è posto per noi questo, non dovrebbe essere posto per nessuno. Cammino a mezzanotte e in giro non c'è nessuno e sono conscio di essermi appena comportato da coglione davanti a gente che mi conosce solo molto vagamente. A due di quei ragazzi ho fottuto la fidanzata. Chissà quanto mi hanno pensato dopo averlo saputo. Mi manca la dopamina. Non mi farò cacciare in quelle trappole che vi prendono tutti. Se volete qualcosa da addomesticare, prendetevi un cane. Sono buoni amici. Lasciatemi libero, meglio solo e libero.



15/11/15

Non è buio, è un buco nero.

Cosa vuoi dire a Nikki? Cosa puoi dire a Nikki, penso. Nikki ti attraversa la strada davanti e ha pantaloni strappati, capelli cortissimi e due labbra enormi e lo capisci da come cammina che a letto è un qualcosa di indescrivibile. E a conferma di tutto ciò, è una di quelle pazze che urla e sbraita quando litiga, poi dopo dieci minuti si calma, fuma una canna e vuole scopare. Le ho proposto una volta di sposarci e di vivere insieme. Giusto come facciata per quelle relazioni sociali o lavorative. Poi in privato ognuno avrebbe avuto la sua vita. Nessun altro matrimonio, nessun altro divorzio, nessun casino. Nessuno dei due vuole figli. Era un crimine perfetto. La proposta vale ancora.
Spesso mi piace stare con lei. A volte, però, è ingestibile. Può tranquillamente prendere e andarsene di punto in bianco, magari durante una discussione. Puoi rivederla due mesi dopo o dopo una mezz'ora. Per lei è indifferente.
Ah, Nikki.
Ho sempre cercato di evitare di portarla a qualche festa con me, ma a volte è così insistente che cedo. Non stiamo insieme. Lei non sta con nessuno.
In una festa in particolare, eravamo a casa di un tipo che a malapena conosco, ma che lei sostiene di conoscere bene, si è bevuta tre litri di vino e ovviamente è stata male e mi chiamava sempre "Felix, Felix". Sopratutto mentre parlavo con altre persone. Non riuscivo a tenere un discorso con qualcuno che "Felix, Felix, vieni qua". Lei stava seduta con la schiena al muro e le gambe piegate verso di sé. Con una mano disegnava cerchi su un ginocchio. Era così ubriaca e arrapata che se ne sarebbe accorto chiunque.
"Ho bisogno di te", disse lei.
Io volevo solo parlare con le persone che conoscevo, c'erano un paio di vecchie amiche che non vedevo da una vita.
"Dai, stai male, ti porto in una stanza, ti butto su un letto e poi ti vengo a prendere fra un'ora", rispondevo con indifferenza.
"Ma tu non capisci davvero? Davvero stai facendo così?", quasi supplicante.
Oh, ma lo so benissimo che per qualche buonissimo e sgargiante motivo hai voglia di scopare proprio ora. E' che proprio ora non si può, non è neanche casa mia, pensai.
"Stai bene?", chiesi.
"No!"
"Ok, resta qui e riprenditi, tienimi aggiornato", e me ne tornai dagli altri.
Senza dire nulla dopo dieci minuti, o un quarto d'ora, la vidi salire di sopra, in stanze chiaramente non adibite alla festa, nessuno se ne curò. Forse pensavano stesse andando in bagno.
La seguii per evitare che rompesse qualcosa.
Una volta ubriaca ha lanciato un profumo contro uno specchio. Siamo dovuti scappare velocemente. Per fortuna la situazione era così incasinata che non si trovava qualcuno da accusare con precisione. Nessuno pagò mai quel cazzo di specchio. Comunque era relativamente piccolo.
Aprii una stanza da letto per cercarla. Occupata. Coperte che si muovevano inequivocabili. Quanti cazzo di invitati c'erano? La porta successiva ero uno sgabuzzino. Anche qui una coppia ci stava dando giù pesante. La ragazza era in ginocchio di spalle e il ragazzo le teneva una mano sopra la testa. Mi guardò un attimo, gli feci un occhiolino veloce che nel buio non avrà neanche visto e chiusi la porta.
Mi stavo avvicinando ad un'altra porta quando questa si aprì e Nikki mi tirò dentro con forza. Chiuse la porta a chiave. Era eccessivo, pensai, non è casa mia. Lei aveva solo un reggiseno nero e i jeans. Aveva delle tette migliori rispetto all'ultima volta. Era passato tempo.
Arrivati a questo punto, non si può dire di no. Ci infilammo velocemente sotto le coperte del letto matrimoniale, ma rimasi sulle mie. Forse volevo farmi desiderare o forse volevo scopare più in là nella serata. Mi agguantò la faccia e me la portò vicino alle sue labbra. Più cerchi di evitarla, più si eccita. Ho dimenticato di dire che anche io non ero affatto sobrio. Non mi si alzava facilmente, ma Nikki si impegnò con la bocca e arrivati al dunque le sfilai i jeans e mi disse "ah, no no, ho il ciclo!". Non feci una piega, ascoltai qualche altro "no" mentre mettevo da parte le sue mutandine e lo infilavo dentro. Mentre lo facevamo, a tratti pensavo al povero festeggiato che avrebbe dovuto spiegare macchie di sangue sulle lenzuola dei suoi genitori. Sono rischi che bisogna correre per avere un party di tutto rispetto. Pensai anche alla ragazza con la quale dovevo vedermi domani e a cosa avrebbe pensato di tutto ciò. Per un momento me la immaginai sopra di me. Per un pelo non scoppiai a ridere. La scopata non fu nulla di eccezionale, eravamo troppo ubriachi e fatti per cambiare posizione. Ad un momento dall'orgasmo, lo tirai fuori e le venni sulla pancia. Rotolai di lato dopo cinque secondi.
Un attimo di relax, un solo attimo.
Nikki scoppiò a piangere.
Potevo solo lontanamente immaginare cosa le passasse per la testa, ma sapevo per certo che nel 50% dei casi il pianto di una donna è insensato e nell'altro 50% è un preludio per mettertelo nel culo. Perciò non dissi nulla e la feci sfogare. Due minuti dopo fece una battuta su di sé o su di noi, non ricordo, e rise come una matta.
E' pazza, pensai.
Mi raccontò velocemente le sue ultime due scopate.
Io volevo andare a casa. La festa era finita per me. Non potevo avere molto di più. Prima o poi qualcuno avrebbe anche bussato alla porta.
"Dai, rivestiamoci", le dissi.
Di tutta risposta, si girò su di un fianco come se volesse dormire lì. Pensava che così mi avrebbe fatto incazzare. Invece mi venne voglia di abbracciarla. Cercai di farlo, ma mi fermò mandandomi a fanculo.
Ah, ma non mi pagano per capire queste situazioni, dissi tra me e me. Mi infilai il jeans e la camicia e mi avviai verso la porta. Nikki mi lanciò l'unica cosa che aveva a portata di mano, il suo reggiseno.
Mi scansai, girai la chiave e andai a prendere un cicchetto di amaro.
Dopotutto, guidavo io.



06/11/15

Come estraniarsi dal mondo esterno quando ci sono rumori, voci e suoni che non vuoi sentire.

Irene sorseggia un cocktail fatto male e mi chiede "allora ti vedi ancora con quella con cui ti ho beccato l'altra volta?"
"Sì, ma niente di serio, da parte mia."
Io bevo un cocktail analcolico perché ho deciso di mettere in atto una vita salutare e morigeratahah.
Intanto ascolto la musica del locale mentre mi vengono ricordi in mente che mi fanno ridere come un idiota.

("Mordimi le orecchie, più forte, più forte, più giù", sussurra la mia amica.
"Mi scopano troppo, mi scopano davvero troppo", sempre lei con voce tra la disperazione e la contentezza.
Avventure di Felix, pag. novecentodieci, edizione whiskey)

Torno al presente e Irene ha continuato a parlare di una sua recente avventura sessuale con un trentenne qualsiasi beccato in un locale alternativo, io annuisco finché non finisce il racconto.
Lei ritorna sull'argomento precedente.
"Non ti starai vedendo solo con lei?"
"No, no, tranquilla, amo un'altra."
Ride contenta e finisce il cocktail e mi propone "andiamo a fumare".

Ci sediamo su di una panchina e grazie alle cartine in cellulosa abbiamo tempo e una situazione rilassante per riflettere. Lei non parla mai della sua relazione attuale, va avanti da fin troppo tempo e finirà a cazzo fra qualche mese. Io lo so, lei lo sa, evitiamo l'argomento. Perciò parliamo di video musicali pazzi che abbiamo visto negli ultimi tempi e di film assurdi che ci hanno solo fatto deprimere di più e di scene di film che ci hanno illuminato, come quella del bar nella grande bellezza. E se non pensate che quella scena sia un capolavoro...non importa. Nel dubbio, andate a fanculo comunque. Poi le chiedo com'è andato il suo ultimo trip e lei, dopo avermi risposto, me lo chiede di rimando.
"Ero su un bel terrazzo lungo e grande, a guardare la luna che era rossa mentre fumavo ascoltando la musica. Tutte buone premesse. Però me la sono fumata con calma e ci avrò messo venti minuti, se non di più. Ogni tanto si spegneva e aspettavo qualche minuto prima di riaccenderla, capisci bene la dinamica. Non ho nessuno a farmi le foto mentre fumo e non posso postarle su facebook, che lurida tragedia. Mi sono seduto per terra e ho pensato a me e a qualche altro mio amico. Siamo belli e dovremmo salvare il mondo, e invece siamo quasi depressi. Nel senso buono del termine. E mi sono chiesto dov'era la soluzione, dov'è la soluzione? Non in una ragazza, ovviamente. Da lì ho fatto una digressione, c'erano botta e risposta tutti nel mio cervello fra varie persone che non hanno nomi, tu sai come funziona il mio cervello, dicevo, la digressione riguardava il fatto che non è che perché io scopo o non scopo questo dimostra qualcosa su quanto io sia figo o abbia valore. Anzi, proprio per niente. Non dimostra assolutamente nulla. Né quanto sia figa la ragazza che mi scopo è importante. Ovvio, ci sono dei gusti personali, per tutti è così, ma cosa cambia se ti scopi una modella o una che per te è appena sufficiente? Intendo, se ci stai bene insieme e si scopa bene, etc. Non cambia nulla, anzi è più un qualcosa per cui ci si autoincensa, pensando di essere più fighi se ci si scopa ragazze più fighe. Ma non dipende da quello, non è così. Io potrei non scopare per mesi e comunque ciò non intaccherebbe nulla del mio valore. Questo in tanti non lo capiscono. Per esempio, qualche settimana fa mi sono fatto una ragazza che non è oggettivamente bella per tutti, ma a me piace. Ed è stato bello per quello che è durato. Mi ha fatto un pompino veramente eccezionale e sono rimasto sorpreso perché è stato uno dei migliori della mia vita e infatti qualche giorno dopo mi sono fatto due calcoli e ho capito che effettivamente lei era quella con più esperienza tra tutte quelle che mi sono mai fatto. L'avrà aiutata il fatto di non essersi quasi mai fidanzata. Robe incredibili, ma perché ho detto questo? Ah, la digressione."
"Ti sei perso."
"Sì, mi sono perso. Sempre in quel caso ho avuto delle illuminazioni clamorose. Ho pensato che in tutto il mondo salverei solo due persone e mi prodigherei per rendere felici solo quelle due persone."
"E perché solo due?"
"Perché non basta un bel culo per essere salvate, non basta essere intelligenti, non bastano tante cose. Bisogna usare altri criteri, una mente aperta e anche voglia di essere salvati. Non tutti ce l'hanno."
"E scommetto che io non sono fra queste due. Ma sto cercando di individuarle e solo due, solo due..."
"Pensaci su."

La canna è finita, faccio un ultimo tiro troppo lungo e mi brucio le labbra, bestemmio. Irene ride.
E' una bella serata.

10/10/15

Dumb down.

Parlo al vento, il vento non può sentire.
Parlo anche a te, ma tu non puoi capire. Allora che cazzo cambia, mi chiedo?

Non esco mai fuori dal mio cervello. Proprio non mi riesce. Guardo voi, tutti voi, e penso solo "cristo, perché non vi sparate in bocca? Sparatevi in bocca, vi prego", e voi non lo fate. Perché io ho capito che siamo tutti stronzi, dal primo all'ultimo. Almeno come base di partenza. Voi invece no. Pensate sia tutto ok. E io devo pensare a tutto. A farmi la barba, a non farmi la barba, al ciclo, alle attenzioni.
Inoltre vi osservo. Tu mi stai simpatico, ti ho anche visto e ti ho salutato e mi sei simpatico. Mi assomigli anche e ascolti buona musica. Però sei giovane e non hai nessuna speranza, almeno per ora, tranquillo, si può migliorare. Anzi, te lo dico tranquillamente: io ero come te. E quindi capisco cosa senti, cosa provi. Non c'è nulla di male. Non mi vedere in una cattiva luce, non sono lo stronzo che ti frega perché ha qualcosa in più di te che non capisci cosa sia. No, no, non c'è proprio nulla.
Che poi, a voler dire la verità, a me piacerebbe essere un cassonetto. E invece sono orgoglioso e stronzo e non ci riesco. Non sai quanti problemi mi crea questo. E chissà se mai li saprai. Un giorno prenderai qualche mazzata e ti cresceranno le palle ed è un bene.
Conosco un tipo che le palle non ce le ha. E io lo accetto. Dico "va bene, non hai i coglioni, ma a questo punto almeno fatti le tette e comincia a succhiare cazzi, almeno ti fai i soldi". Invece questo va dietro ad una che la dà a tutti e una volta al mese la dà anche a lui e in qualche modo psicopatico e burbero riesce anche a farlo sentire in colpa per questo. I prodigi della tecnica.
Tornando a noi due, sai che dovresti fare? Manda a fanculo la tua amica. Sembra una cazzata, ma è la soluzione a tutto. Così ti puoi focalizzare sulle tue passioni e su altre ragazze. E' tanto difficile?

---

"Felix, felix, felix!", chiama alice mentre io sono impantanato dentro un divano, con un posacenere di legno sulla gamba sinistra e la torcia appena spenta lì dentro che fuma ancora.
"che c'è?"
"mi hanno detto che sei fidanzato!"
"cazzo, non mi risulta. Fammi fare una chiamata."

Prendo il cellulare, scorro la rubrica, chiamo valeria.

"vale."
"ehi, ci vediamo domani?"
"ti devo chiedere una cosa."
"dimmi, dimmi."
"senti, ma io sono fidanzato?"
click.

"Nah, non mi risulta."
"Allora usciamo uno di questi giorni?"
"Alice, prima di finire a fare cazzate, ti racconto una storia. Qualche giorno fa ero in una casa che non conoscevo e mi sono ritrovato a guardare il muro e la porta di una stanza di una tipa che non conosco e mi sono chiesto che cazzo ci facessi lì. Seriamente. Mi sono chiesto proprio "felix, dove cazzo sei?". Non sono riuscito a darmi una risposta. Io volevo solo fumare. Sai qual è il problema di voi ragazze, ogni volta che si va oltre una scopata e mi mostro per quello che sono? E' che avete questa idea del cazzo per cui dovete vendermi la fidanzata. Dovete farvi vedere fighe e fedeli e brave come una mamma. Sta succedendo ad un mio amico. Sai cosa farei alla tipa che sta facendo questo al mio amico? La squarterei. Sì, lo so, non si dice, non si pensa. Ma io le aprirei la gola volentieri, magari mentre il mio amico la violenta. Ecco, quella per me sarebbe una cosa romantica. E posso dirtelo perché sei una tossica, in senso buono, si capisce. E per questo mi piaci. A me non frega un cazzo. Io non mi voglio fidanzare né sposarmi. Io voglio un'amante."
"Allora scopiamo uno di questi giorni?"
"Ho detto che non voglio fidanzarmi, non provocare."





02/10/15

Diventa difficile spiegare.

Siamo in macchina e fa freddo. Il parabrezza è appannato e lei vi traccia una linea verticale sopra. Poi dice "questo è il confine tra la sanità mentale e la pazzia". Con l'indice tocca un punto a sinistra della linea, "qui è quando non sono con te". Cambia mano e disegna un punto a destra, "questo sarebbe tornare con te. Sarebbe follia".
"Ma tu sei pazza, amore mio", penso io.
Fa freddo ed io ho un maglione blu largo, mai messo prima di oggi e mai messo dopo. Lei esce dalla macchina e si fuma una sigaretta. Io resto dentro e penso a calcoli matematici ed ai giorni della settimana. Poi torna con uno sguardo risoluto e facciamo l'amore.
Siamo folli entrambi, ma lo siamo insieme.

I giorni volano via, scorrono in un via vai di persone, amici, conoscenti che entrano ed escono da casa, si fermano a parlare, tutti si fermano a fumare.
"Io avevo capito che avessi smesso", dice un amico mentre apro un tiretto mostrando il contenuto verde dell'ex barattolo della marmellata. Ci scambiamo opinioni pazze su video musicali e parliamo di musica e solo di musica, tutta la notte.
Ragazze che si avvicendano sul letto che non rifaccio mai. Odori che si mischiano, capelli lunghi di colori diversi. Mi infilo in macchina duecento volte, faccio trecento chilometri solo stando in città, solo a volte mi viene la nausea e la butto giù fumando alle tre di notte mentre guardo le stelle. Piano piano vanno tutti via e rimango da solo. Urla in testa di sottofondo come The Becoming dei Nine Inch Nails. Cosa ho fatto stamattina, cosa ho fatto ieri sera? Dov'ero? Con chi ero? Cosa ho detto e a chi? Va tutto veloce, ma felicemente. Confusione e nebbia, necessaria e superflua al tempo stesso.

Ti bacio, ti abbraccio e dietro le tue spalle c'è una ragazza dai capelli verdi che sorride, non puoi vederla. Lei forse ha capito. Mostriamo a questi passanti cosa vuol dire amore. Regaliamoci un addio degno di nota. Lettere e lacrime: "avrei dovuto scrivere una lettera, spiegando cosa sento, quel sentimento vuoto". Non c'è cura per l'amore e il cantante non vuole essere curato, noi non ne abbiamo bisogno. E non ce ne importa, che siano tre, quattro giorni o una settimana o due ore.
Brindiamo su tutti i cuori che abbiamo spezzato.
Diamoci la mano e facciamo saltare in aria questa città.




02/09/15

Panic in Detroit - Rimasugli.

Nell'autobus, Valentine si guarda intorno e non nota nessun colore nei volti delle poche persone presenti. "Bene", pensa. Con le dita tocca svogliatamente la tasca del jeans, dall'esterno, seguendo la forma di un coltello, una lama da dieci centimetri. Niente di eccessivamente letale, vuole solo fare male, forse. Scende dall'autobus e chiede informazioni ad una passante per arrivare all'ostello in nero gestito da cinesi dove ha prenotato una stanza. Il peggiore possibile, niente scontrini, niente tracce e nessuno che voglia dare informazioni alle autorità. Il posto perfetto. Parla un inglese basilare cercando di usare meno parole possibili e si fa dare le chiavi della stanza. Entra, poggia la valigia sul letto, la apre e butta fuori la camicia comprata il pomeriggio stesso in un'altra città, poi si infila in tasca due bandane nere, del nastro adesivo nero e tre buste trasparenti di plastica, piegandole in modo da fargli occupare meno spazio possibile. Nessuno sa dove si trova, il cellulare è spento centinaia di chilometri più lontano, solo contanti per la stanza, il viaggio di ritorno e qualcosa da mangiare.
Valentine si siede sul letto, tenendo la schiena dritta e guardando un punto fisso sul muro. Lo fa per tre ore di fila. Si fa una doccia, si rimette il jeans e si infila la camicia grigia. Esce dal palazzo e si incammina per la città semimorta, diretto verso il locale dove si tiene la festa. Non sa dov'è, ma può percepire le auree emanate dai volti dei ragazzi che deve trovare. Cammina per un'ora non incrociando praticamente nessuno finché nota, in una macchina di passaggio, una faccia verde. Gira la testa altrove aspettando che la macchina lo superi e poi la segue con lo sguardo. E' un buon indizio. Segue il puntino verde fino a che può, fino a quando non riesce più a vederlo oltre i palazzi. Vaga ancora verso il centro della città e intanto le voci che aveva lasciato fuori dalla testa tornano con forza.
"morte, morte, morte"
"non li uccidere tutti, qualcuno lascialo vivo"
"hai dimenticato i guanti, testa di cazzo"
Scuote la testa e le spalle e torna il silenzio, cammina con le orecchie aperte per percepire qualsiasi minimo rumore di macchine. Vede un punto blu muoversi duecento metri più avanti.
"forse ci siamo"
Segue il ragazzo grasso con la faccia blu che intanto ride con una voce ridicola mentre dice stronzate ai suoi amici. Lentamente arrivano ad un palazzo antico, con una porta enorme, salgono tre scalini ed entrano nel locale. C'è un giardino prima della vera festa. Nessuno è alla porta, musica a palla ne viene fuori. La testa di Valentine schizza irrequieta e muovendo solo le pupille nota molti, troppi colori. Rosso, giallo, blu, verde. Tutte facce macchiate da peccati ed errori. Non vede l'oro. Si cala con la poca illuminazione dentro il giardino e osserva le urla sguaiate, la gente che barcolla e i vestiti dei ragazzi. Un ragazzo con la faccia rossa passa vicino a lui e Valentine si trattiene dal guardarlo bene. Entra e studia la posizione dei bagni e delle uscite di emergenza, per tre volte esamina i percorsi possibili e i punti bui e gli oggetti contundenti si illuminano di argento dinanzi ai suoi occhi.
"siamo in guerra, si entra in scena"
"dolore"
Cerca di non toccare nulla e attende che uno dei ragazzi con la faccia colorata entri in bagno. Il primo ha una faccia blu vibrante.
"è blu, non lo uccidere"
"comincia in bellezza, ma non fare rumore"
Come se fosse possibile fare rumore con tutto questo casino, la gente deve urlarsi nelle orecchie per parlarsi da mezzo metro di distanza. Controlla che nessuno lo guardi, ognuno è nel proprio gruppo chiuso e chi balla guarda le ragazze. Segue il ragazzo blu nel bagno, è così ubriaco da non notare Valentine che silenziosamente mette i piedi nei punti esatti dove li mette lui. Prende una busta dalla tasca, la apre. Il ragazzo blu entra nella stanzetta con il cesso e sta per chiudersi la porta alle spalle, quando Valentine dà una spallata il più forte possibile alla porta. Il ragazzo riceve la porta sul petto e cade confuso per terra dove già è tutto bagnato e sporco, pieno di impronte di scarpe che hanno camminato su chilometri di alcool. Non riesce a dire nulla né a rialzarsi che già riceve uno schiaffo in faccia. Ora sta dando le spalle a Valentine che gli infila una busta in testa, prende il nastro adesivo e velocemente gli fa compiere due giri attorno al collo, curandosi di attaccare busta e pelle. Sembra esserci poca aria lì dentro. Poi prende la testa imbustata e la sbatte ripetutamente sul water fino a quando non vede sangue e il ragazzo smette di agitarsi. Forse è morto, forse no.
La scossa di adrenalina permea Valentine, ma non bisogna distrarsi. Apre la porta, si guarda intorno, non c'è nessuno. Prende il ragazzo blu dai piedi e lo trascina fino ad una finestra vicino agli orinatoi, la apre, se lo porta sulla spalla e lo butta fuori. La finestra dà su un angolo esterno al locale inaccessibile dal giardino. Torna nella sala principale camminando lentamente e nota due ragazzi, una faccia gialla e una faccia rossa, che si allontanano con le sigarette in mano per andare nel giardino a fumare. Dieci metri più dietro, lui li segue e infila la mano nella tasca per prendere il coltello, poi ci ripensa, si avvicina a loro e chiede una sigaretta. I ragazzi non sembrano sorpresi, il giallo si tasta le tasche e prende un pacchetto, ne caccia fuori una e la porge a Valentine che fa per allontanarsi di due passi verso un angolo con meno luce, e già ve ne è poca, ma poi si gira e chiede l'accendino, senza muoversi, di modo che siano loro ad avvicinarsi come guidati da una forza magnetica. Quando prende l'accendino dalle mani del ragazzo giallo, riflette un millisecondo e lo accende il più vicino possibile alla sua pupilla, bruciandogli le ciglia. Il ragazzo si scansa e sta per urlare, ma Valentine gli dà le spalle di scatto e gli rifila una gomitata nello stomaco. Il giallo sta per accasciarsi con le mani a coprire la pancia, ma prima di poterlo fare gli arriva una ginocchiata tremenda sul volto che lo manda fuori gioco. Faccia rossa non ha il tempo di capire nulla e tenta di abbrancare Valentine con una mano al collo, purtroppo per lui i suoi movimenti sono lenti e indecisi: la mano arriva al collo, ma non ha la forza di stringere perché quella forza gli sta fluendo fuori da un punto sotto la sua clavicola dove quello che era un uomo, ma ora è una macchina da guerra, ha infilato i dieci centimetri di lama. Ma non basta. Comincia a ripetere lo stesso movimento sempre più giù, sempre più giù, cercando di raggiungere il cuore, o solo di fare più male possibile, fino a che si accorge che la faccia rossa, non è più rossa. Il colore si è spento.
Non c'è tempo per pensare. Pulisce il coltello sulla camicia nera del ragazzo giallo e comincia a trascinare i due corpi nei cespugli vicini, cercando di nasconderli nel miglior modo possibile.
Si sente molto meglio, quasi come se potesse respirare di nuovo dopo essere stato al chiuso per lungo tempo. Si guarda intorno e il giardino è vuoto, sono tutti dentro e nota che la folla ha cominciato a diradarsi. Ascolta un gruppo pieno di colori discutere di un after party a casa di un altro amico.
"c'è poco tempo, infilati con loro o seguili e prendili tutti"
"rischioso, rischioso"
Intanto nella sala principale incrocia lo sguardo di una ragazza con il volto verde e le fa segno di avvicinarsi. Sola e senza amiche, il trucco scomposto e un alito alcolico, la invita nel bagno delle ragazze. Lei sembra presa da questa visione, lo guarda e gli si avventa addosso per baciarlo, ma lui la ferma mettendole una mano sul viso e accarezzandola. La bacia dolcemente.
Prima di far bruciare i suoi occhi azzurri di un odio variopinto e ancestrale e di assestarle una testata sul naso. La ragazza verde cade per terra. Valentine la prende in braccio e la porta in uno dei bagni, la mette in ginocchio con la faccia nel water, chiude la porta da dentro, sale con i piedi sul cesso e si solleva fuori dal bagno.
"stai facendo troppo casino"
"è tutto sotto controllo"
"sta andando troppo bene"
"è tutto sotto controllo"
Il gruppo colorato sta uscendo. Sono giusto cinque e possono entrare in una macchina, ma ne hanno due. Si separano all'uscita del palazzo con i colorati che vanno da una parte e un ragazzo senza colore che va dall'altra. Valentine segue quest'ultimo fino alla sua macchina, lo ferma e gli chiede gentilmente un passaggio per una destinazione che non esiste. Il senza colore dice che non può fare nulla e che ora gli tocca andare a casa di un amico a fumarsi canne e forse a bere ancora e che, se vuole, lo può seguire. Si infilano in macchina e il tragitto scorre in silenzio, il ragazzo, roberto, ha fumato troppo e non riesce a tenere gli occhi aperti, figurarsi parlare. Dopo dieci minuti di curve lente, la macchina si spegne una volta, roberto sbuffa e la riaccende e continua a guidare mentre nella sua testa si alternano mondi pacifici di redenzione e calma zen. Finalmente parcheggia, scende e dice "è qui". Valentine annuisce e intanto attendono che qualcuno risponda al citofono del condominio. Salgono tre piani senza ascensore ed entrano nella prima porta che trovano aperta. Ora vede di nuovo il rosso, due gialli e un'altra ragazza verde. Tocca a roberto spiegare brevemente la situazione e nessuno si cura del fatto che vi sia uno sconosciuto nel gruppo, ma subito cominciano a rullare canne come se fosse la cosa più importante da fare. E forse lo è.
"aspettiamo?"
"non aspettiamo"
"sono troppi tutti insieme"
"non c'è nulla da aspettare"
Valentine chiede un posacenere e la ragazza verde glielo porge. Lo guarda un attimo nella sua luce argentea, è abbastanza pesante. Finalmente parla: "potrebbe interessarvi sapere che ho intenzione di uccidervi tutti". Silenzio per un attimo. Un ragazzo giallo dai capelli corti e biondi comincia a ridere senza riuscire a fermarsi. Gli altri ridono di conseguenza e solo la ragazza verde è rimasta debolmente spaventata. "Ah ah", ride piano anche Valentine, poi torna di nuovo in silenzio.
Stavolta ad interromperlo è il rumore del posacenere che si schianta contro la testa del ragazzo dalla faccia rossa. Un suono terrificante. Il ragazzo si accascia sul divano mentre la ragazza urla. I due ragazzi gialli interrompono quello che stavano facendo e cercano bottiglie sul tavolo da lanciare a Valentine, ma per fare questo gli danno le spalle. Lui corre verso di loro e abbatte uno con un calcio ad una costola mentre afferra il biondo per i capelli, prende una busta dalla tasca, ma questo si dimena e allora Valentine lascia cadere la busta per terra, afferra il coltello e cerca di colpirlo dove può. Lo prende prima alla guancia sinistra e poi, aggiustando la mira, al collo. Il suono del sangue che scorre e dei vani tentativi di respirare del biondo sono quasi disgustosi, nella sua mente. Valentine molla la presa e per un attimo pensa a buttare l'altro ragazzo giallo dalla finestra, ma si ricorda di roberto. Lo cerca nella stanza più vicina, la cucina, e lo trova con le spalle al muro che brandisce un coltello, troppo spaventato per la sua età. Con una voce flebile gli dice "tu non sai chi è mio padre". "E invece lo so", risponde Valentine mentre le voci nella sua testa alzano il volume.
"non ha colore, non ha colpe, non c'entra nulla"
"è un simbolo, è in questa casa, è troppo tardi"
"sarebbe un grosso casino"
"è già un casino grande, non c'è via d'uscita, non si può tornare indietro"
Si abbassa di scatto e con un calcio alle gambe fa cadere il ragazzo senza colore per terra, poi gli calpesta la faccia venti volte, contandole a bassa voce finché non c'è nulla di riconoscibile se non ossa, sangue e materia grigia.
Torna nel salone e la ragazza verde è ora ferma sul divano, non si muove e guarda per terra, non ha più colore in viso, ma Valentine non può notarlo perché continua a vederlo verde. Non se ne cura.
Il ragazzo rosso non si è ancora ripreso, allora con calma Valentine prende la busta trasparente da terra, gliela mette in testa e la chiude con il nastro adesivo. Prende una sedia e comincia a tramortirlo. Il ragazzo si sveglia per poi svenire di nuovo sotto i colpi dannati dell'alieno. Intanto l'altro ragazzo giallo finge di essere svenuto, ma il suo respiro è affannoso e non credibile. Valentine gli mette del nastro adesivo sulla bocca e gli dà un gentile calcio in testa. Prende i tre corpi e li infila in una stanza da letto e cerca qualche tipo di corda per legare il ragazzo giallo ancora vivo, la trova e si industria a legare polsi e caviglie, mentre gli sussurra "mi sei simpatico, sei fortunato". Si gira verso la ragazza verde e dedica lo stesso trattamento anche a lei, ma non prima di averla tagliuzzata sulle braccia, nessuna ferita profonda, solo un piccolo sfizio. Butta anche lei dentro la stanza da letto con tutti gli altri. Prima di uscire, strappa la maglietta del ragazzo senza colore e con il coltello incide le parole "heroin addict" e gli apre dei buchi sulle braccia dove le vene sono più visibili. Chiaramente non possono passare per buchi da siringa, ma la cosa lo diverte e gli si apre un sorriso sulla faccia. Poi prende le chiavi della macchina dalla sua tasca.
Ora è un po' stanco e si siede sul divano in salone e comincia a fissare il muro.
"va bene così, meglio del previsto"
"vai via, prendi il primo treno"
"il confine, la francia"
"torna a casa, non sarà mai successo nulla"
Scrolla la testa per cercare silenzio, chiude gli occhi e immagina una spiaggia dorata, il suono delle onde, il sole, nessuno nei paraggi, il contatto con la sabbia, una luce dorata in lontananza, il suo braccio che si alza tentando di afferrarla, ma questa è troppo lontana. Non fa nulla.
Vede una luce dorata, attraverso la porta, attraverso le scale, si avvicina al condominio. Scrolla di nuovo la testa, chiude gli occhi e li riapre più volte, non è un sogno. Una forma colorata d'oro, non solo un viso, tutto un corpo e un puntino blu accanto, un'altra faccia.
"non avevi previsto questo"
"se salgono qui?"
"conviene restare qui o scendere giù?"
Si mette una bandana nera a copertura della bocca e del naso, la allaccia dietro la nuca e decide di aspettare che il citofono squilli. Vede il corpo d'oro e la faccia blu attendere giù, ma non suona nulla. Squilla invece un cellulare dalla stanza da letto. Lui di tutta risposta preme i due tasti del citofono. Il portone si apre e con l'orecchio premuto contro la porta sente i passi sulle scale, sempre più vicini. Apre la porta e vi si mette dietro, trattiene il respiro per non emettere suoni.
La luce dorata è fortissima, quasi lo abbaglia e per un momento non è più in sé. Si fa forza mentalmente e cerca di togliere il colore dal mondo, pensa per un attimo a cavarsi gli occhi. Il salone è in disordine, si chiede se uno sguardo attento possa notare il sangue sul divano e per terra vicino al tavolo. Sono due ragazze. Si affacciano sulla soglia ed entrano dentro. Valentine chiude la porta alle loro spalle e senza perdere tempo spinge a terra con un calcio la ragazza dalla faccia blu, la solleva e la butta contro il muro. Le prende la faccia tra le mani e la schianta ripetutamente sul muro e poi sul pavimento. Ossa facciali che si rompono. L'azione dura meno di trenta secondi. Si gira e guarda l'oro splendente che ricopre il corpo della ragazza e sa che non c'è niente altro da fare. Le dà uno schiaffo, prende il nastro adesivo e le copre le labbra. Le sventola il coltello davanti agli occhi cercando un senso di assenso, di passività, di accettazione nel suo sguardo. Lo riceve e allora con l'altra bandana copre gli occhi di lei. Butta tutto il contenuto delle tasche per terra, lascia anche il coltello. Prende in mano le chiavi della macchina, chiude la porta dietro di sé e si avviano per le scale. La guida con le mani per le rampe e quando arrivano alla macchina, apre il portabagagli, la prende in braccio e la poggia dentro, poi lo chiude.
Guida per venti minuti allontanandosi dalla città, ora vi sono solo casolari e campagne, ma c'è ancora qualche barlume di civiltà in giro. E' notte fonda. L'ora più buia prima dell'alba. Esce fuori strada ed entra in un campo, nasconde la macchina dietro un casolare abbandonato, spegne il motore.
Valentine apre la portiera e per un attimo si gode il verso dei grilli nella notte.
Una situazione pacifica per un momento.
La luce dorata inonda il portabagagli e quando lo apre illumina il campo, ma solo lui può vederla, perciò non se ne preoccupa. Spoglia la ragazza quasi con dolcezza, si spoglia anche lui e poggia i vestiti di entrambi per terra per creare un giaciglio.
Non sente più nulla, c'è solo un ronzio nella sua testa o forse è una musica rilassante o semplicemente è sordo per tutto il tempo in cui i loro due corpi si uniscono e lei non oppone resistenza, ancora con gli occhi coperti.
Valentine si rende conto di essere, in quel momento, sia un animale che sta cercando di soddisfare un istinto primario sia un uomo che cerca qualcosa di più grande dalla sua vendetta.
Sente gli spasmi e l'orgasmo di lei e le toglie la bandana dagli occhi, così che possa guardarlo. Si guardano un attimo nelle pupille prima che lei chiuda gli occhi, stavolta per scelta. Viene anche lui e crolla su di lei con il desiderio di abbracciarla e mentre la cinge a sé, vede tutto il colore sparire dal suo corpo splendente e pervadere tutto il suo campo visivo.
Restano così fino alle prime luci dell'alba.
Infine, si alzano, lui aiuta lei a rivestirsi e si avviano in silenzio. La accompagna a casa, scende dalla macchina per aprire la portiera a lei come se fosse una principessa. La saluta dicendo solo "addio, Regina" e lei, a sentire il suo nome pronunciato da quella voce, ha un leggero sussulto e uno sguardo di comprensione, senza rancore. Si volta e gli dà le spalle per l'ultima volta.
Valentine riparte in macchina e torna nel campo in cui era fino a poco prima. Vede oro ovunque, è difficile abituarsi a questa visione. Si ricorda di aver lasciato il coltello sul pavimento della casa dei ragazzi colorati e, perciò, entra nel casolare abbandonato cercando qualche vetro o bottiglia vuota. Trova una bottiglia di vino, la rompe contro il muro, prende in mano il pezzo di vetro più appuntito che è nato dalla collisione e torna a sedersi sul terreno del campo.
Lentamente si taglia le vene di entrambi i polsi e sente l'energia fluire fuori dal corpo e andare a fondersi con tutto quell'oro.
C'è oro dappertutto.

04/08/15

Everything hurts.

Tutto fa male,
dovunque
qualsiasi cosa
provoca un ricordo
un incubo che non finirà.

Tutto fa male,
tutti i film che ho visto
per esserti più vicino
tutte le canzoni che ho evitato
per starti lontano.

Tutto fa male,
ho visto mardou
e le sono andato incontro,
dentro
ero
privo di sensazioni,
sconvolto in quella visione
un'ombra spezzata
e nulla di più.

Ancora mi sveglio
e tutto fa male.




23/07/15

Felix.

Sono nato sei anni fa.

Non una adolescenza delle migliori, ma niente di grave. Odiavo tutti e avrei ucciso volentieri un milione di persone, personalmente. Ci ho messo un po' a capire che nessuno si meritava il mio odio nè il mio tempo. Mentivo spesso perchè non sapevo nè chi ero nè chi volevo essere.
L'alcol mi ha snebbiato i pensieri e ho visto tutto più chiaramente nei brevi momenti in cui riprendevo lucidità. Ho camminato e fatto esperienza. Sono caduto più e più volte bestemmiando il mondo. Ho rischiato di morire un paio di volte. Sono sicuramente morto una volta. Inferno e rinascita.
Sono sempre stato magro, ora ho un fisico dignitoso, sempre magro, ma definito e con qualche muscolo in più. Mai stato così bello e ogni giorno lo sono di più. Sono felice quando mi alleno e cerco di farmi il più male possibile mentre rimango con la lingua da fuori e non riesco neanche a bere acqua perchè il mio cuore non regge.

Ho fumato più e più volte fino a morire, prima per piacere poi per non pensare a nulla (to cope è il mio verbo preferito inglese), per diventare comfortably numb, ma il comfortably dura massimo qualche ora.
Quando sono sul balcone immagino di buttarmi solo per la curiosità della situazione. In verità amo la vita. Cerco di fare solo quello che mi va di fare e mi diverte. Vorrei scrivere come kerouac, ma vorrei essere come neal cassady e in quei brevi momenti in cui ci riesco, per ora, sono felice.

Credo nell'amore più di ogni altra cosa e so che può durare qualche anno o anche un'ora, che voi ci crediate o no.
E mi chiedo cosa ci vedono in me quando non faccio niente e cosa non ci vedono in me quando do il massimo. E' solo curiosità, non me ne frega nulla davvero.
Ti ascolto parlare e probabilmente sto pensando ad altro e rido perchè la situazione è ridicola e penso ad un'altra faccia quando sto con te, nella maggior parte dei casi. Avete facce tutte uguali e io non vi credo neanche un po'. Interpreto sempre in modo favorevole a me tutte le frasi che mi vengono dette e tutti i minimi gesti, sono fermamente convinto di queste mie interpretazioni e spingo sempre per cercare il tuo limite così se mi mandi a fanculo vuol dire che l'ho raggiunto e se non lo fai vuol dire che ho allargato i tuoi limiti. Non esiste per me il non portare nulla al massimo possibile nella direzione che voglio.

Ogni tanto mi capita di idealizzare le persone e di immaginarle migliori di quanto non siano. E' un piacere stilistico che mi concedo. Intanto sono cambiato e mi apro a chi mi sembra interessante perchè voglio nuove idee e nuove voci e nuovi volti, poi se a te non va bene chiudo la porta di soppiatto e vado in un altro luogo e, fidati, c'è sempre un altro luogo.

Ascolto musica il più possibile e potrei ricoprirti di canzoni da qui all'eternità e spiegarti a quale momento ho collegato quale canzone e ti racconto tutto di quel periodo e che significato ha per me. Sono anche vivo grazie a questo e ai testi di tutti questi cantanti.
E sinceramente mi dispiace per voi stronzi che non avete mai pianto davanti ad un film, ad un tramonto, ad una foto, ad una canzone o rileggendo vecchie frasi piene di dolore scritte da sconosciuti.
Parlo molto quando devo distrarti, parlo poco se non ce n'è più bisogno. Se c'è una minima intesa con te, preferisco rimanere in silenzio o ascoltare una canzone e ne sono contento. Però questo è vero anche se mi stai sul cazzo: per evitare di ascoltarti preferisco rimanere in silenzio o ascoltare una canzone, e sono contento che tu non stia parlando. Se lascio indizi in giro è solo perchè voglio segretamente essere fermato.

Sono felice quando mi prendo un due di picche perchè almeno ci ho provato, sono ancora più felice quando la cosa va bene e molto molto molto più felice quando ti entro nel cervello. A volte non ho tempo per stare dietro alle tue stronzate e vado troppo veloce. Mi piace farti cambiare idea e dirti sacrosante verità che non capirai mai perchè non ti serve capirle. Dopo anni mi verrai a dire che avevo ragione, ma questo non mi rende contento perchè so benissimo di avere ragione quando ti dico qualcosa. Anche questo non ha importanza.

Dimentico poche cose e ne ricordo parecchie senza motivo. Vorrei una vita di quelle dove non si lavora mai e ci si droga e si beve whiskey dalla mattina alla sera, liscio, con le labbra attaccate alla bottiglia con qualche amico pazzo e fidato con cui parlare dei massimi sistemi e di tutto ciò che c'è o con qualche ragazza che possa sostenere un periodo di questo tipo, ma so che il mio fisico e le mie finanze ne risentirebbero alla lunga, e che una ragazza adatta a queste cose sarebbe una di quelle intelligenti squilibrate, perciò faccio cose del genere solo una volta all'anno o anche meno.

Capisco e so molte più cose di quanto non voglia dire e non lo faccio non per quieto vivere (il quieto vivere te lo puoi ficcare nel culo), ma perchè non ne ho semplicemente voglia o non mi interessa o, in rari casi, sia io sia la persona a cui dovrei dirle sappiamo benissimo tutto e ce lo diciamo con gli occhi, con la telepatia e non serve altro, a noi va bene così.

18/07/15

E' l'effetto collaterale della cocaina.



Chiudo gli occhi, vedo le stelle. Nessuno mi ha picchiato, è che proprio vedo il cielo stellato chiudendo gli occhi. Curioso.
Cerco di immaginare dei volti, delle cose e non capisco dove esattamente si posizioni l'immagine nel mio cervello. O se l'immagine esista effettivamente. Vedo solo buio, eppure i ricordi li vedo in qualche modo. Dove li vedo? In alto a destra? In basso a sinistra? Al centro? Non riesco a capirlo, sto andando in paranoia e riapro gli occhi, il soffitto mi salva per un attimo. Sono sdraiato sul divano intento ad ascoltare la musica, distante da tutto e da tutti, ripensando alla notte prima.

E' l'effetto collaterale della cocaina.

Sono le nove e mezza, doc e mister sono arrivati e ci mettiamo a fumare sul balcone cercando di programmare delle vacanze che non si realizzeranno in gran parte. Poco male. Sono le undici e dobbiamo metterci in macchina. E' uno sforzo immane alzarsi dal letto, ma la notte chiama. Sono completamente in un altro mondo, sul sedile del passeggero, guardo fuori dal finestrino cercando di restare concentrato nella realtà.

Perso nell'infinito.

Faccio un viaggio lunghissimo e mi sembra di essere tornato bambino quando viaggiavamo per ore e ore in macchina e verso la fine pensavo "quasi arrivati, quasi arrivati" e qui invece avremo fatto sì e no un chilometro, ma la sensazione è la stessa. Sembra una strada infinita. In un momento di lucidità mi chiedo come stiano messi i miei compagni. Spero non come me. Se doc che guida sta messo come me, è finita. E' proprio finita.
Altro momento di lucidità e mi accorgo del silenzio.

Merda.

La macchina rallenta clamorosamente trecento metri prima del semaforo. Doc e mister sono con tutta probabilità ancora sul balcone di casa mia. Finalmente ci fermiamo.
Doc mi guarda un millisecondo e poi si mette le mani in faccia dicendo "porca puttana".
Scoppiamo a ridere per rilasciare la tensione e scopriamo di aver vissuto tutti lo stesso identico trip.
Il peggio è passato e proseguiamo. Quando parcheggiamo la macchina, noto un terrazzo di una casa, primo piano, dove ci sono una ventina di persone. La grande bellezza nella mia città. Con la differenza che nel film il terrazzo dava sul colosseo, qui su una piazza dove si spaccia poco e male e i giovani si radunano per bere.

E' l'effetto collaterale della cocaina.

Giorno: c'è.
Maglietta grigia: c'è.
Il locale dove voglio andare è inaspettatamente chiuso: c'è.
Birra: c'è.
Vestiti bagnati di birra: ci sono.
Laila: c'è.

Stavolta non mi ha portato un libro, mi ha portato ricordi. E restiamo a parlare per ore e ore e io non me ne andrei mai e lo so bene cosa dovrei fare con lei: girare un po', agguantarla, sollevarla e baciarla e sentire la musica in testa mentre tutto questo succede.
Invece no.
Parliamo per un'eternità e mi va bene così perché Laila ha dei sogni, ha delle idee e delle passioni e quando parla le si illuminano gli occhi e la pensiamo in modo simile e ha gli anni che io vorrei avere e che ogni tanto mi sento quando non mi ricordo il mio passato.
Allora non avevo niente, solo i miei sogni. Adesso ho tutto, ma non ho più i miei sogni.
Lei ha i capelli lunghissimi, mossi e ride spesso. E' stata un po' sballottata dalla vita e ha un sorriso grandissimo. Io rido di più e guardo il mondo piano piano e commentiamo tutto quello che passa davanti a noi.
Rimaniamo abbracciati per un po', lei si aggrappa al mio braccio, sono felice, ma è troppo tardi per baciarla. Rimando.

Non è l'effetto collaterale della cocaina.

02/07/15

Exulansis.

Stanno tutti preoccupati, tutti preoccupati perchè "il mio amico, il mio amico sta male!" e chi gliel'ha fatto fare, dico io? Fingendo, perchè in effetti è in parte colpa mia, ma cosa vogliamo farci? Allora mi si avvicina uno dei ragazzi, indica una mia amica e mi chiede "te la sei scopata?" "no" e poi parliamo di troie in genere, di quelle che la danno via facile e lì sì che ne è pieno, e quindi lui sta lì a pensare di raccontarmi la sua incredibile e variegata vita sessuale e solo dopo ho scoperto che in verità è innamorato come tutti gli altri di una pazza che non gliela darà mai - so che soffre, lui, per problemi fisici, ma non è questo il luogo per discuterne - torniamo a prendere da bere, da bere, da bere, ho finito i soldi e una ragazza con i capelli lisci si avvicina e io sono oramai mesi che penso che ci dovrei provare, ma niente, non faccio mai nulla perchè ogni volta che ci incontriamo sono in condizioni pietose e c'è troppa gente in giro e non mi va di muovermi e lo so che dovrei prenderla per mano, trascinarla in bagno e saltarle addosso come lei si aspetta da chiunque, ma non mi va e faccio un altro tiro, stiamo quasi morendo qui dentro e con la coda dell'occhio vedo tutti che ci provano con tutti e depressi veri depressi che cercano conforto da amici e depressi che fingono di stare bene e mi salutano e io vorrei anche dare un consiglio a queste persone, ma i consigli si danno solo se richiesti, chi sarò io per intromettermi nelle vite di questa gente che ha avuto prima un culo terribile e ora piange dalla mattina alla sera, senza muovere gli occhi, senza dispendio di lacrime perchè poi qualcuno se ne accorgerebbe, no, lui piange da solo in privato in silenzio come se non avesse importanza - e giustamente non ne ha - e io so che ci vorranno mesi e mesi e mesi e mesi, è inutile che fingi parlando con la tua amica bionda pensando "sìsì ora me la faccio subito subito", mica è così facile, bisogna prima morire per poi rinascere invece tu vuoi evitare questo passaggio e non è così che funziona - non è così che funziona, ripeto io mentre spiego che loro sono in verità sconnesse e scollegate: prima fanno una cosa e solo successivamente razionalizzano e danno una motivazione a cosa hanno fatto, perciò non ci devi vedere nulla di male in tutto ciò è così che va e basta, tu rinuncia e apprezza quando razionalizzano te. C'è del fumo all'orizzonte e anche tra le mani di questo ragazzo che parla molto molto velocemente perchè chiaramente pensa velocemente e mi ferma mentre annuisco e intervengo nel discorso perchè giustamente vuole prima essere ascoltato mentre io sono abituato agli inglesi che vogliono sentirsi dire "ah, davvero? mm mm mm. ah bello!" altrimenti sembra che non te ne sbatta un cazzo e invece a me sbatte qualcosa e il discorso è interessante, concludiamo che siamo d'accordo il che è molto notevole, ad esempio non mi succedeva dal tredicesimo secolo - ultima volta in cui mi sono innamorato - e allora lo saluto e so che mi ricorderò il suo nome, come se fosse importante perchè chissà se lui sa il mio. Busso alla spalla di una bionda - un'altra bionda - e le dico "beh dove sei finita? sarà un mese che non ti vedo e volevo vederti perchè, sai, sono anni che non mi faccio una bionda" questo in poche parole, in verità ci rifletto e ricordo che forse c'è stata una bionda, ma è sempre difficile capirlo, sai quel colore tra il biondo e il castano chiarissimo? Figurati se io so riconoscerlo, ma tanto quell'ultima su cui ho questo dubbio non è stata neanche granchè figurati non ci parliamo più e sta con un tizio mezzo negro, nulla di male ci mancherebbe, e sono contento anche si sia levata dalle palle. In tutto ciò lei mi risponde "ero impegnata, ma sei fortunato: nessuno dei miei pretendenti mi ha avuto e inoltre ho litigato con tutta la mia compagnia perciò ora cerco gente nuova con cui stare" "io non voglio stare con nessuno principalmente", dico veloce, "mi trovi al momento giusto, dammi il tuo numero che ti porto a vedere le stelle, a farti sognare e poi ti ributto giù a morire mentre ci provo con la tua amica che, per inciso, non ha ancora capito che tenterò di violentarla", non mi guarda stranita e risponde "hai ragione, è proprio quello che ci vuole per lei, ora scusami ma vado in una discoteca a tentare di farmelo appoggiare da ubriaca e poi negherò tutto il giorno dopo", la lascio andare e guardo la solita ubriaca oramai zimbello della piazza che tutti stimano e tutti vogliono e penso di essere il solo a essere più furbo di quelli che darebbero un dito per scoparsela - io invece ho dato solo due dita di scotch e ne è valsa la pena quando ha gridato "basta, non ce la faccio più" - ma capisco giustamente che un bel viso anche se ormai non più giovane e bellissimo come quando aveva sedici anni possa attirare tutti e infatti tutti attira, vallo a spiegare a tutti loro che non hanno nessuno diritto di giudicarla nè di reclamarla perchè ci hanno condiviso qualcosa...che vuoi siamo tutti egoisti e ci sembra anche di aver ragione. Ennesima donna, ennesima donna che si avvicina - voi penserete: che cazzo urno hai rotto i coglioni sembra che fai solo questo nella vita e scrivi sempre le stesse cazzate e io vi rispondo che è verissimo, il fatto dello scrivere - e chiede "perchè con me non ci provi? perchè non facciamo qualcosa di bello insieme tipo andare in spiaggia a passeggiare mano nella mano", ho quasi un rigurgito al solo pensiero e mica posso dirle francamente, perchè sono una brava persona, che mi fa schifo, mi fa veramente schifo e il solo fatto di essere lì a parlarle mi rattrista perchè non sono con un'altra in quel momento e vedo anche quell'altra, l'altra è lì dall'altra parte della piazza e ci guardiamo un attimo solo perchè abbiamo già intrallazzato in passato e lei ora ha molto altro da fare e io nella mia follia vorrei anche andare da lei e chiederle di fare una pazzia, di fuggire da soli per una settimana e comportarci da innamorati e abbandonarci di nuovo in un loop vorticoso e fulminante che non farebbe affatto bene alla mia psiche, ma non lo faccio perchè so che se non stiamo insieme c'è qualcosa sotto che ha impedito il tutto e so anche che per lei non sono altro che un fuoco fatuo, di quelle fiammelle di una candela mentre ti fai il bagno nella vasca e ascolti musica depressiva perchè la tua vita è quella, la tua vita è così folle e nessuno ci crede, ma non perchè non possano crederci, ma perchè a chi cazzo lo racconti? E alla fine come vuoi che finisca...queste cose le devi andare a scrivere su un blog.







26/06/15

Emma.

Le grandi cose sono l'amore e l'ingenuità di una bambina.
Quando ho conosciuto Emma, mi innamorai completamente e velocemente del suo viso e compresi tutto quello che c'era da comprendere in poco tempo e le dissi tutto quello che sapevo solo grazie al suo viso, la sua forma, i capelli, quello sguardo. Aveva passato anni contenti, qualcuno di più, qualcuno di meno, con un ragazzo e poi lui andò via e non volle rimanere dopo qualche settimana perché aveva trovato un'altra a cui dedicarsi. Tipico, direi. Lei pianse a lungo. Andava alle feste e beveva e tornava a casa tutta triste guardando la luce riflessa della luna. Incontrò me. Ero biondo, fulgido e con gli occhi splendenti. Decisi di andare subito a fondo e sparare tutte le cartucce perché non c'era bisogno di aspettare, temporeggiare e rischiare e rimase così colpita che ebbe visioni di rinascita e sosteneva che il suo cuore fosse stato mangiato dalle bestie e io pensavo ad una canzone che fa "nel mio cuore, dal mio cuore, c'è una donna che tace le parole di un altro uomo triste". Condivisi con lei canzoni che non volevo condividere con nessun altro perché lei era la persona giusta in quel momento e le feci capire che avevo routine che falciano gli occhi e bombe atomiche che ti spazzano via. E le feci esplodere. Sempre più sconvolta si chiedeva come facessi a sapere tutto e a sapere cosa dire e in quale momento dire e la canzone giusta e il film giusto. Parlammo a lungo, di notte, confessandoci in breve segreti che di solito sono centellinati per anni di una qualsiasi relazione. Tutto questo mentre imparavo le canzoni da suicidio che tanto ci piacevano e ascoltai quella canzone precisa per tutta quella settimana colma d'amore e di desiderio e quando ci guardavamo negli occhi e ascoltavamo la nostra voce era tutta una magia veloce e curiosa. Guardavo le sue foto irretito e pensavo alla nostra estate insieme e poi dormimmo insieme e lei si svegliava con quello sguardo mezzo addormentato, ma già felice di avermi lì e sorrideva e prese dal cassetto vecchi ricordi per indossarli di nuovo e sapevo benissimo che lo faceva solo per me, ma non lo ammise mai. Io sorridevo e aspettavo di andare al mare con lei, su lidi sabbiosi con i nostri asciugamani a spalmarci la crema sulla schiena e c'eravamo vicinissimi tanto che lei si stampò le mie foto e le appese in camera e non solo questo. Anche gli screen dei nostri messaggi finirono lì sul muro e spesso si ritrovava a toccarle con le dita, facendole scorrere lentamente come se io potessi essere lì, ma io ero relativamente lontano e non bisogna mai mai mai abbassare la guardia né temporeggiare perché poi accadde quello che pensavo, che sospettavo, che non volevo. Volevamo quasi vivere insieme, veloci come pazzi, ma un giorno ognuno uscì per fatti suoi e lei incontrò un vecchio ricordo e lui le disse "ti ho pensata sempre", bugiardo, "torniamo felici e giovani come prima, non me ne andrò più". Lei amava il ricordo, ancora e sempre e dimenticò in un soffio il nuovo innamorato sorridente, mi disse addio velocemente. Mi lasciò triste e una storia bellissima morì così. Eppure mesi dopo, come previsto, il ricordo svanì di nuovo. E stavolta per sempre. Emma pianse di nuovo e pensò al povero me, a cosa sarebbe stato se, e solo se, non avesse ceduto al ricordo, ma c'era poco da fare. Mi cercò, cercò il ragazzo biondo, ma non lo trovò mai più.



02/06/15

L'ultimo weekend.

Ci sediamo in cucina, io e lei, aspetto in silenzio quello che ha da dire e lei comincia a parlare, a descrivere cos'è successo di male, cosa non sarebbe dovuto succedere, perchè è finita così, a tratti piange, si asciuga le lacrime, si interrompe, io non so come aiutarla, non so cosa dire e la invito ad uscire, farsi un giro per calmarsi e poi tornare. Scopro solo dopo qualche ora, grazie ad una soffiata, che l'incontro era stato organizzato per farmi delle foto da utilizzare in uno strano progetto universitario e allora chiamo lei e le urlo "cazzo significa tutto questo, stronza? Torna qui, cancella tutto o ti ammazzo! Ti faccio del male, ti faccio malissimo!". Corro in salone dove ha lasciato due paia di scarpe e una borsa piena di milioni di cose: trucchi, chiavi, trucchi, ancora trucchi, una buccia di banana. Io infilo la mano dentro la borsa e cerco di trovare qualcosa che possa buttare con disprezzo dal balcone e alla fine preferisco lanciare tutto per terra e uscire sbattendo la porta.
Sono in un golfo e sto camminando sull'acqua e so che devo raggiungere la grecia (o la turchia?), ma sarebbe meglio trovare una barca o qualcosa del genere, vedo due uomini su una zattera che remano nella mia direzione, gli chiedo un passaggio, ma non vogliono saperne, allora mi butto sopra uno dei due e lo lancio in mare, affonda. L'altro capisce la situazione e mi passa un remo, cominciamo ad andare verso la costa. Alla nostra sinistra un battello ci sorpassa.

Mi sveglio realizzando il sogno appena fatto, che cazzo di cose assurde, lei, le foto e camminare sull'acqua. Guardo il cellulare e scopro di essere già in ritardo di due ore sulla tabella di marcia, maledette canne, mi preparo in mezz'ora senza fare colazione e mi avvio verso la stazione incrociando un vecchio conoscente con una ragazza magrissima, due gambe che sono stecche, e penso che quello potrei essere io se il mio computer supportasse videogiochi più potenti e mi fossi lasciato andare ad un'esistenza da rinchiuso in casa mentre penso tutti i giorni all'unica ragazza che mi piace, la tipa anoressica, e ci muoio dietro e lei non ricambierà mai, solite storie. Che sofferenza, potevo essere io. Vado avanti e compro i biglietti per il viaggio di domani.

Preparo una canna, la infilo dentro il comodo portacanne preso ad amsterdam e mi avvio verso il parco, ad aspettarmi c'è tom, ci sediamo al centro del parco, per fortuna la giornata ventosa ha evitato che il posto fosse pieno di bambini che urlano e giocano, o di semplici stronzi come noi. Gli racconto una lunga storia su come una ragazza di nostra conoscenza abbia soggiogato, umiliato, distrutto e privato dell'anima il suo ragazzo. Questo poveretto muore ogni giorno soffrendo anche fisicamente, somatizza, e lei con precisione chirurgica e inconscia lo distrugge e lo mette alla prova perennemente lasciando terra bruciata intorno a lui, che ha perso amici, amiche, senza contare il suo essere uomo. Quest'inferno ha vette inclassificabili e buchi profondi, pozzi bui di perdizione dove lei ti risucchia via l'anima e il povero sfortunato si ritrova storpio, monco, a respirare a fatica, a piangere senza sosta e a chiedere pietà. E' una cosa orribile che non augurerei quasi a nessuno, e pensare che potevo esserci io al suo posto, non avere più il controllo sulla propria mente, sui propri sogni, pensieri, opinioni, azioni. Nulla di nulla perchè è tutto fermamente e costantemente giudicato nel peggior modo possibile e, tra l'altro, in una maniera passiva-aggressiva che torcerebbe i capelli a satana in persona se lui non fosse impegnato a tirare i fili di questa grottesca situazione. Brindiamo a lui, idealmente, mentre fumiamo e riflettiamo su come non cadere in situazioni simili. "Tanto per cominciare, evitiamo le pazze", dice tom, "sopratutto tu, felix". Io gli racconto di un'altra cui sto andando dietro e lui replica ridendo "ogni volta c'è una nuova, ma da dove cazzo escono?", e io "con questa sto valutando, cioè, voglio farmela, ma non ho ancora cominciato nulla, non ho avuto molto tempo recentemente". "Comunque stasera c'è una festa in discoteca, sei dei nostri?", propongo. Tom fa una smorfia, si fa dare i dettagli e aggiunge "se proprio devo...però non guido neanche per il cazzo".

Alle undici di sera ci avviamo scapigliati verso la discoteca, siamo cinque in macchina e c'è una folla incredibile, mezz'ora e più per prendere un cocktail e noi ne abusiamo, ne prendiamo due a testa e beviamo, beviamo, beviamo, ma chi è questa gente e chi vuole frequentarla e chi vuole ballarci con queste tipe? I miei amici mi premono da dietro, c'è calca e qualcuno si incazza per un millimetro rubato nella fila verso il bancone e judy è lì nella mischia e ci salutiamo e allora prendo i drink e andiamo lontani da tutti a parlare di noi, per sapere come va la vita e finiamo fuori a fumare, a prendere freddo, a parlare apertamente del nostro passato tra un drink e l'altro e intanto io fumo sigarette su sigarette e passa un'ora, non vado dentro a ballare perchè non mi importa. Judy mi dice "vai dentro a limonare con qualcuna, non voglio farti perdere tempo" e io replico "come ben sai, faccio solo quello che voglio fare, se sono qui è perchè lo voglio" e poi apriamo il cuore al mondo professandoci un amore incommensurabile che in questo caso è un volersi bene indistinto e infinito che resterà per sempre e lo sappiamo. Certo, potrei entrare dentro e beccare la prima ragazza ubriaca e parlare, ma chi vuole parlare con certa gente così? E le avrei domandato quali fossero i suoi hobby e io avrei risposto "a me piace prendere le cannonate in bocca" e quella non avrebbe mai capito. Poi ritorno dai miei amici e balliamo con sconosciuti e continuiamo a bere, usciamo di nuovo a fumare e conosciamo gente, c'è una ragazza, silvia forse ha detto che si chiama? Io e tom e altri le parliamo, dice che si deve laureare a luglio e noi ci facciamo invitare poi la saluto baciandola e tento anche di baciarla, ma per principio, non per altro, non mi interessa e infatti "felix, che fai?". Mi allontano e vado verso le macchine e trovo Ed, da solo che fuma una sigaretta dopo l'altra senza fermarsi e me ne faccio dare una e lui è quasi disperato, malinconico perchè è innamorato di una ragazza che è lontana, molto lontana da qui e mi racconta "ero prima dentro e una tipa voleva venire in macchina, ma io non ci riesco, non so cosa succede, non ci riesco più, è che sono innamorato di Elisa e lei non mi caga di striscio e non scende più in città, non la vedrò più, cazzo devo fare felix?" e intanto mi fa vedere la foto dell'ex di Elisa commentando "ma guarda lei e guarda lui, dai cazzo c'entrano questi due insieme? Ci sono io! Io! Sono molto meglio" e in effetti Ed è molto meglio, è un bel ragazzo, ci sa fare, ma come gli spiego subito "appunto perchè a lei ci tieni tantissimo non riesci a calibrare bene la situazione e quindi ora ti trovi fregato, però fai una cosa buona, non sentirla per una settimana e poi se lei non viene, vai tu da lei" "ma l'ho già fatto, sono già salito da lei e non è servito perchè a lei non frega nulla" e io rincaro la dose: "devi andare, devi provarci, ultima volta. Bruciala tutta e bruciala completamente, non lasciare a nessun altro questa decisione, tu ci vai e poi almeno non vivrai con il rimorso. Non sono troppo più grande di te, ma ho avuto le mie esperienze e so che i rimorsi ti rodono l'anima per sempre". Torno dove sono tutti gli altri e ragazze vomitano un po' ovunque, odore di canne e ormai il buttafuori che mi conosce mi dice che non posso rientrare "la pacchia è finita", allora accompagno prima Judy verso la macchina e di nuovo ci preoccupiamo l'uno dell'altra come due divorziati felici, poi prendo gli amici e andiamo in macchina, sono le quattro e mezza e dico "beh, possiamo andare ognuno a casa sua oppure posso salire a casa, prendere del fumo e andiamo a farci una canna", la seconda scelta vince con una votazione unanime e alle sei sono nel letto.

Siamo appena usciti dalla festa e tanti non sono di qui, ma dei paesini vicini quindi ci chiedono un passaggio e vogliono anche litigare come se fossimo dei privilegiati bastardi, noi con pacatezza rispondiamo "prendetevela con gli organizzatori che non hanno messo a disposizione un bus e poi la nostra macchina è piena, cosa volete?", andiamo via e sta guidando alessia. Alessia che non ho neanche mai visto alla festa, ma dopotutto sono sempre stato fuori ed è ubriaca, non riesce a guidare, sale con due ruote su un marciapiede, per fortuna è tardi e non c'è nessuno in giro, e quasi si schianta contro un palo del divieto di sosta, allora ci fermiamo e scendiamo tutti dalla macchina per riflettere sul da farsi. So bene che se mi metto io alla guida arriviamo sani e salvi a casa, ma se mi beccano sono comunque ubriaco e la patente me la sogno per qualche mese, non saprei. Potrebbe guidare tom, ma lui è più ubriaco di me e allora va bene, guido io, non guido io, guido io, non guido io, guida tom e finiamo in un'altra festa, come cazzo è possibile? E fuori ci sono gli invitati che non desiderano imbucati e cominciamo a litigare, non voglio lo scontro, ma questi mi cominciano a spingere, sono in tre, badate bene, ma anche loro sono sfattissimi quindi do un calcio ad uno, un altro lo spingo contro la portiera e l'ultimo fesso, che nella sua lentezza mentale e fisica non ha fatto nulla per aiutare gli altri due, si prende un pugno verticale sotto il mento. "ragazzi, forse è meglio non entrare in questa festa, andiamo a casa" e sono tutti d'accordo.

Mi sveglio e ho mal di testa, sbornia, non ho assolutamente fame e non faccio colazione, resto a letto il più possibile e a mezzogiorno mi alzo, preparo lo zaino e volo in stazione, obiettivo di oggi: essere presente al compleanno di irene. Siamo io, veronica e serena nel treno e passiamo il viaggio a discutere dei peccati altrui e degli inferni negli occhi dei ragazzi fidanzati con donne pazze o semplicemente stupide. Un ragazzo pelato legge american psycho, ha la stessa edizione che ho a casa, probabilmente gli diamo fastidio con il nostro tono di voce non basso, perciò si infila le cuffie di un mp3 nelle orecchie e continua a leggere lanciandoci sguardi curiosi, e non di vendetta. Con buona probabilità semplicemente guardava le gambe delle mie amiche mentre io rido divertito ai nostri aneddoti su vecchie feste.

Quando finalmente la serata arriva e si scopre che silvio, il ragazzo di irene, nonchè mio carissimo amico, non è riuscito ad ottenere nessun tipo di droga e quindi dovremo ripiegare, da buoni cittadini, sull'alcool nonostante la sbornia sia ancora in circolo e non vorrei, ma ci sono otto bottiglie di vino e svariate lattine di birra e qualcuno dovrà pure pensarci. Abbiamo preparato il tavolo, è pieno di cibo che non mangeremo completamente se non la mattina dopo e arrivano tutti gli altri invitati, una coppia e alcune amiche e ovviamente le coinquiline della festeggiata. Tutti a fare un gran casino gentile, seduti in cucina mentre veronica fuma e tutti si vogliono bene nonostante si siano appena conosciuti. Fumo anch'io solo per non bere troppo, cerco di trattenermi e intanto squadro miriam, una di queste amiche, che mi ricorda una vecchia fiamma con cui sono uscito due anni fa solo per due volte, non riuscendo neanche a concludere completamente perchè non mi presi la briga di insistere fino in fondo e lei ha esattamente lo stesso viso e io ci penso e non ci penso a cosa potrei fare, e decido di non fare nulla perchè siamo tutti vicini e allora ci diamo a lunghi giochi di sguardi, a battute sommesse e nascoste fino a quando siamo tutti brilli e battiamo le mani mentre si soffia sulle candeline. Ci diamo ad una partita, lunghissima, di beer pong prima di buttarci tutti a letto e a me tocca dormire per terra e la cosa non mi dà assolutamente fastidio, anzi, sono curioso di sapere come andrà, come mi sveglierò il giorno dopo, se a pezzi o meno, se starò male per quello che ho bevuto e per il fatto che abbiamo prima assaporato vino e poi siamo scesi di gradazione con la birra, errori basilari da non commettere e tutti lo sapevamo bene, e dormo un sonno senza sogni, cosa veramente rara per me.

Si alzano quasi tutti prima di me, tranne silvio che è ormai un sano lavoratore e quindi sente il peso della settimana sul fisico, e ritrovo le ragazze in cucina a fare colazione con gli avanzi della sera prima e via di caffè, uno, due, tre, e le prime sigarette di veronica e serena, non facciamo assolutamente niente altro oltre a parlare tra di noi e guardarci negli occhi un po' disfatti dopo la serata, le ragazze sono lievemente meno belle senza il trucco, e ad ora di pranzo io, serena, irene, veronica e silvio prendiamo il bus per tornare in città e discutiamo su cosa fare la serata. Il mio primo progetto è volare a casa, farmi una cazzo di doccia che mi serve come il pane e infatti quando arrivo nell'ascensore mi rendo conto di avere uno straccio per faccia, la vita alcolica mi pesa addosso e io di tutta risposta prendo il computer, organizzo una playlist e lo metto sul cesso per poter ascoltare la musica mentre mi lavo, we can be heroes just for one day e i joy division: I've been waiting for a guide to come and take me by the hand, could this sensation make me feel the pleasure of a normal man? Mi vesto velocemente perchè dovrei beccare il mio uomo, arrivo in centro e purtroppo è sfornito e allora la cosa successiva da fare che è sulla lista è incontrare vera. La vado a prendere a casa e andiamo in un posto sperduto e sconosciuto così che io possa fumare in santa pace e pensare al fatto che oggi non bevo. Prendiamo il sole su una panchina e guardiamo i bambini schiamazzare da un po' tutte le parti, per quel tempo minimo che ci serve prima di andare in macchina.
Siamo sui sedili di dietro e io penso a quando morirò, giorno che vedo stranamente vicino. E con il cellulare metto della musica e ascoltiamo la musica in silenzio mentre lei è poggiata con la testa sulla mia spalla e l'aria qui dentro è quasi soffocante, perciò apro un finestrino con la gioia di chi può ancora usare la manovella e non è obbligato ad accendere la macchina, la serata passa facilmente e bene e ci distacchiamo qualche ora dopo. Passo in centro a raccattare silvio, ma prima di farlo parcheggio vicino casa sua e noto alcune conoscenze, saluto tutti e li vedo vicino ad una macchina con uno sportello aperto, quasi non ci faccio caso finchè non mi avvicino e scorgo veronica con una bottiglia di birra piena di vino, mi invita alla festa di stasera in un posto poco fuori città, io non ho voglia, il mio piano della serata è rilassarmi a casa con il mio amico e dirci un paio di cazzate. Arriva un'altra macchina vicino e scende carmen insieme a due ragazzi e il mio progetto vero e immaginifico era di beccare lei ubriaca verso le due o tre di notte, indicarla e farla venire a me con un gesto della mano e lei sarebbe venuta dicendomi "ciao", ma la avrei fermata replicando "con queste labbra non mi dici ciao", approfittando dei suoi, e miei, freni inibitori allentati le avrei messo una mano dietro la nuca e l'avrei baciata...tutto un sogno che sarà rimandato solo di giorni o massimo qualche settimana. Ora ci salutiamo e dico anche a lei che alla festa non ci sarò, sembra un pizzico delusa, intanto torno a parlare con veronica che si è intristita all'improvviso e l'abbraccio e le dico che se serve qualsiasi cosa, se c'è bisogno, io ci sono sempre e lei mi dice che lo sa e questa cosa mi riempie. Le dico di badare a se stessa e le rubo gentilmente la bottiglia anche se so che berrà lo stesso altri strani beveraggi e cocktail mischiati male.
Prendo silvio e andiamo a comprare una birra nel box di gente malfamata e criminale prima di buttarci a casa per vedere un film e intanto ci facciamo una canna sul balcone parlando del suo lavoro e dei suoi colleghi e di come se la passa e io replico lo stesso, siamo contenti e ridiamo, finisce il film e continuiamo a fumare mentre gli racconto aneddoti dei miei ultimi mesi finchè non siamo così fatti che la discussione è quasi inutile, ma sempre divertente. Intercetto il suo sguardo perso nel vuoto e chiedo "ci sei?" "sì...cioè no!" e scoppiamo a ridere decidendo poi di andare in centro a prendere un cornetto, la fame chimica morde lo stomaco, entriamo in ascensore e penso ad alta voce "la situazione è sfuggita di mano per l'ennesima volta". In centro c'è fin troppa gente per i nostri gusti e siamo dentro il solito videogioco che è la vita camminando con la schiena dritta e attenti a tutto quello che ci accade vicino, il cornetto è all'albicocca ed è la cosa più buona che abbia mai mangiato perchè il nostro senso del gusto è incredibilmente potenziato, per le tre siamo tutti a dormire.

Mia madre entra in camera aprendo il balcone sostenendo che "c'è puzza di fumo, hai portato qualcuna che fumava?" "Sì.", sto ancora dormendo con il cervello e infatti dopo tre minuti sto di nuovo sognando una vecchia amica che una volta incontrai quasi triste in un locale e mi parlò del fatto che si era appena lasciata dopo cinque anni con il suo tipo e ovviamente disse "ora mi faccio un po ' di vita da single, non voglio storie serie" e dopo una settimana, una fottuta settimana, era già fidanzata con un altro coglione, comunque nel sogno parliamo di relazioni e mi chiede perchè io la veda in modo diverso e mi dice che avrei potuto fare come tutti, vivere una vita normale come tutti e io penso che forse ha ragione, ma devo rifletterci bene, poi mi sveglio alle undici quando una minuscola luce intermittente celeste dal cellulare sul comodino mi annuncia che è arrivato un messaggio, non leggo ed evito l'aggeggio fino al pomeriggio, poi mi faccio una doccia lunghissima, mezz'ora o più, e mi lavo benissimo, ogni centimetro di pelle, ogni capello, perfettamente, esco, mi asciugo, mi taglio le unghie, mi vesto, scelgo accuratamente la maglietta e il jeans e vado davanti allo specchio.
Sorrido, guardo negli occhi il riflesso: "stai andando a morire, è un momento importante e bisogna andarci preparati, a testa alta. Decidi tu come e quando. Il tuo nome è Felix.".






25/05/15

L'odio è benzina ed io arrivo sempre primo.

Ancora primo e primo per sempre, ho i rolling stones nelle orecchie e mi avvio verso la casa del mio spacciatore e mentre siamo sul letto a fumare lui mi dice veloce "la mafia sta rompendo il cazzo ai nigga perchè vendono l'erba per strada" e io penso "cazzo, e se beccano te cosa fanno? Ti sciolgono nell'acido?", ma non voglio creargli inutili pressioni, perciò vado subito via e torno a casa a fissare il soffitto bianco mentre ascolto la musica, sdraiato come una stella marina cerco di riposare il cervello.
Esco velocemente da casa e mi avvio in macchina accorgendomi di non pensare a nulla, alla strada, alla direzione, al freno, al volante, vado in automatico e per brevi momenti di lucidità mi chiedo se non sia pericoloso stare così poco attenti, eppure sembra andare tutto bene, quattro minuti e sono arrivato (sono già arrivato?), compro le cartine, abbraccio due amiche e andiamo a fumare sul balcone, a guardare le stelle con la testa buttata all'indietro mentre sono seduto, a dire che se non ci fosse quel lampione lì se ne potrebbero vedere di più, e a pensare che nessuno guarda in alto spesso e volentieri come faccio io stupendomi di nuovi scorci e nuovi panorami di strade che ho sempre calcato, ma mai apprezzato. Un tiro lungo e il mondo è tutto mio.

La guardo, agile e scattante come un pugile peso mosca, carmen potrebbe farlo: ha un fisico sottile e lungo e finge di essere ubriaca più di quanto non lo sia. Mi fa delle domande e la mia testa è altrove, esattamente sto pensando a dove posare gli occhi, non voglio metterle troppa pressione guardandola sempre, ma c'è poco spazio nel locale e non voglio fissare il vuoto o i bicchieri o il bancone o le sedie. Beviamo.
La musica è troppo alta, il chiacchiericcio è troppo forte e non ci sentiamo nonostante neanche mezzo metro ci separi in linea d'aria, perciò lei si sporge verso di me, abbassandosi dietro le spalle di una sua amica, e io faccio lo stesso, le nostre teste sono in un mezzo metro quadrato di intimità e vedo i suoi occhi brillare un attimo, un attimo impercettibile, una finestra temporale dove so che ho la certezza di accarezzarle le labbra con un bacio, ma non faccio nulla perchè non sarebbe stato un bacio solido, sarebbe stata solo una puttanata da dimenticare facilmente e questo non l'avrai mai da me. Ti brucerò completamente.
Torno nella mia posizione iniziale e mi guardo intorno vedendo dalla porta l'entrata perfetta di due gambe nude che conosco bene, ma nessuno si ferma a guardare questo momento poetico in cui tutto si fa silenzioso, ognuno concentrato nei suoi piccoli tavoli a pensare cosa poter dire e chi guardare e chi sta dirigendo la conversazione, intanto marta entra sorridendo e nessuno lo sa, e nessuno può pensarlo, che i suoi occhi non hanno più lo stesso sguardo. Hai perso luminosità, non hai più quelle espressioni che avevi prima, qualcosa è cambiato. Dannazione, amore mio, hai perso luminosità.
Piangerei per questa realizzazione, questo se potessi provare delle emozioni in questo momento, e invece penso "non è utile" e ritorno con la mente al mio tavolo.
Il cellulare squilla, un mio amico mi cerca, era dentro il locale fino a due secondi fa e ora è probabilmente fuori, potrebbe semplicemente aprire la porta e trovarmi, ma decide di chiamarmi, io non rispondo e metto la modalità silenziosa, molto molto meglio. E la serata va avanti così con gente che si bacia a caso senza troppa convinzione, un esercizio stilistico come quelli che piacciono a me, ma privo di senso. Nulla più mi influenza/crea problemi/dà fastidio, è tutto vuoto, ma in un senso positivo. Tutto mi fa sorridere e pensare ad altre cose che sono successe milioni di anni fa, ecco, forse il problema è che non sono realmente qui.

Io ricordo...di essere seduto su di un divano con un amico che, dopo una discussione lunghissima sulle relazioni, mi spara, come se avesse avuto un'illuminazione: "devo tradire la mia ragazza, ma non so con chi". Purtroppo, come spesso in questi casi, è tornato dall'ex, grave errore, grave grave errore figlio mio. E questo è uno dei tanti e chissà se si è verificato davvero, chissà se non l'ho sognato. Ma il più bel ricordo è stato quando eravamo sdraiati, su di un letto, d'estate, dopo aver fatto l'amore con rabbia e incomprensione e sofferenza e il mio cervello stava scoppiando letteralmente e sarei voluto essere ovunque tranne lì e tu, finalmente, hai pianto sul mio petto senza dover dire niente altro, ma non è bastato, non è bastato, non è bastato.



09/04/15

In un certo senso sono morto. - Il muro e la musica.

Il cantante chiede aiuto, ma è un artificio, è tutto retorico: nessuno ti aiuterà. E di sicuro non puoi affidarti a quelli che cercano di salvarsi tentando di rimanere aggrappati ad una roccia, mentre con le unghie e con i denti, piano piano, creano piccoli solchi su questo grande sasso, io li vedo da lontano e mi chiedo a quale base fortissima debba essere attaccata la roccia. Nessuno la considera mai, neanche quelli a cui ha salvato la vita. Scappano via dal dirupo il più velocemente possibile. Prima di scivolare di nuovo.
Il cantante chiede aiuto e comunque ti fa emozionare perchè nel pubblico puoi vedere una marea di ragazzi, come me, come te, con gli occhi chiusi mentre cantano quella canzone che hanno ascoltato diecimila volte e che li ha aiutati ad andare avanti, in un milione di situazioni tutte tristemente uguali e ripetute, perchè ci sono solo due cose nella nostra vita: il muro e la musica.
Uno si prende i pugni fisici e l'altra le botte mentali.
Il cantante chiede aiuto, ma tu non lo fai. Perchè noi non chiediamo aiuto, noi diciamo agli altri "reach out": allunga la mano e qualcuno la afferrerà. E qualcuno la afferra sempre, per un motivo o per un altro, e prova a darti una mano, a cercare nuove medicine, quando ti serve solo compagnia e la compagnia dev'essere ogni volta nuova perchè accade sempre, sempre, sempre che qualcuno nel darti la mano tenti di avvicinarsi al tuo cuore, ma lì non c'è posto per nessuno e, da una parte, è meglio che sia così.
Reach out, ti dico mentre un mezzo uomo di merda cerca di ucciderti sottilmente pensando "meglio la mia ex morta che con un altro". Reach out, ti dico quando guardi in basso da altezze spropositate, io che mi tengo saldo alla ringhiera quando fumo sul balcone. Reach out, quando torni a casa ubriaca e sconsolata sperando che qualcuno dall'altra parte del mondo cambi idea. Reach out, dico a quel pazzo del grande gatsby, mentre sogno spiagge su cui non ci vedremo mai e nessuna luce verde si staglia all'orizzonte per me e nessuna luce nei tuoi occhi e nessun luccichio della tua collana nel buio.


Il mio maestro invece no. Prima mi guarda negli occhi e mi dice che dovrei essere onesto. Onesto. Onesto. E io mi sento in colpa.
Poi rievoca avvenimenti passati, ere fa, vite fa, in cui eravamo vicini ad affrontare la morte ed a lottare per la libertà mentre ognuno infondeva all'amico il coraggio.
Non il coraggio di chi crede di farcela, ma il coraggio di affrontare la morte.
E mi dice che posso scegliere. E mi dice:

Reach in.