31/05/18

Evelyn e Cody. / E tutta la tua rabbia gloriosa.

In macchina Cody si ripete che non ha paura di Evelyn, nè di rivederla. "Tu hai paura di altre cose", si dice e le elenca con freddo cinismo, poi supera l'ultimo semaforo e trova un parcheggio. Si posiziona davanti al bar, imposta il cellulare sul silenzioso e cammina, aspettandola, finchè non intuisce da quale parte sarebbe arrivata, dalla sinistra, dando le spalle al bar, e si rivolge verso quella direzione. Infine, eccola lì, con una camicia colorata, aperta, e sotto una maglietta nera, una borsa grande e il solito passo. Così, aspetta che si avvicini e guarda i contorni del suo viso farsi sempre più definiti. Inutile tentare di calmarsi, il suo cuore è emozionato e l'elettricità pervade l'aria. Anche lui comincia ad andarle incontro e accoglie Evelyn tra le sue braccia. E' un abbraccio liberatorio e lungo, lei è a casa e sussulta, singhiozza, una volta sul suo petto. Restano fermi un minuto, o tre, poi si guardano negli occhi e si salutano con un dolce reciproco sorriso. Cody le fa strada nel bar ed entrano dentro, c'è un po' di gente, ma cercano di tenere il mondo al di fuori della loro bolla. Non si siedono l'uno di fronte all'altro, ma di fianco, su invito di Cody. Ordinano un caffè lui e una birra lei. Evelyn comincia a parlare e Cody si dispone ad ascoltarla.
"Ti avevo detto che stavo male, quando è finita. Era vero. Mi sono accorta di stare cambiando, stavo diventando un'altra persona e non volevo tu mi vedessi decadere. Ho avuto crisi, sono diventata anoressica, più per il bisogno di controllo su me stessa che per altro. Anedonia era la parola che mi caratterizzava, o forse caratterizza. Ho sempre avuto bisogno di essere apprezzata e amata, ma sento di non meritarlo, perciò la mia soluzione è stata quella di eliminare questa necessità. Tutte le relazioni che ho creato lì sono false, superficiali, non c'è comprensione. Non penso di meritare nulla per come sono veramente e allora fingo in tutti i rapporti sociali. E il tutto è nato dal lutto di avere lasciato questa città. E volevo chiudere con tutti, tagliare le radici, e ci ero riuscita, ma poi ho cambiato idea e volevo recuperare i rapporti e con le amiche ci sono riuscita, ma tu non rispondevi mai ed eri l'ultimo brandello di pelle putrefatta che dovevo staccare. Quando ti ho chiamato e non hai risposto ho avuto dei conati di vomito...grazie per essere qui."
Cody le stringe una mano e dice "stai cercando di eliminare una necessità, quella di essere amata e apprezzata, che è naturale, biologica. Non puoi lottare contro la natura. E poi non capisco come tu possa pensare di non meritare nulla. E' già successo che qualcuno ti abbia amata e succederà di nuovo. Non ti ho risposto tutto questo tempo perchè per me eri morta, come avevi detto tu di considerarti, d'altronde, e così ho fatto. Ed ogni volta che cercavi di parlarmi la cosa mi destabilizzava. E se non lo facevi tu, ti sognavo e mi svegliavo devastato. Il tuo lutto è stato andare via e tagliare tutti i ponti. E il mio lutto è stato la tua morte. Non ti avrei mai impedito nulla, e sono contento che tu abbia un futuro roseo e probabilmente migliore del mio e che tu sia in una città che offre cose belle da fare...e sapevo che sarebbe finita prima o poi, ma volevo passare l'estate con te e non è successo..."
"scusami, mi dispiace. Non volevo farti del male, scusa."
"Ma non è colpa tua e non provo nessun rancore, ci ho pensato a lungo e non hai fatto nulla di sbagliato, nulla con cattiveria. Dici sempre che nei tuoi sogni affronti ciò di cui hai paura, ma nella relazione non hai mai affrontato il conflitto, l'hai evitato perché pensavi mi potesse dare fastidio. Mi sarebbe piaciuto risolvere i tuoi problemi insieme, l'avrei fatto con piacere, ma fa nulla. E' successo per una serie di fattori, non è colpa di nessuno se sono stato male, era naturale che succedesse. Sono stato male, molto. Mi hai rotto. Mi hai spezzato come non pensavo potesse succedere ad uno come me, che ritengo essere una persona centrata, solida, ma è successo e ho passato mesi a ricostruirmi e ora ci sono quasi riuscito, sì, ci sono riuscito. Conosci il verbo to cope?"
"No."
"Vuol dire affrontare una situazione, fargli fronte, con metodi non convenzionali. Ho passato mesi, e tutt'ora, a scoppiarmi di canne per riempire quel vuoto di fondo, quella insoddisfazione che mi ha lasciato la tua mancanza. E' stato come un cacciavite nel cuore. Mi aiutava a non pensare, a liberare la mente. Perciò sembra tu sia venuta a chiedere il mio perdono, ma non c'è nulla da perdonare. Piuttosto sei venuta a perdonare te stessa. Ci sei riuscita."
"Cosa dovrei fare con le relazioni con le persone? Viaggerò e resterò poco tempo in ogni luogo, non mi sembra avere senso."
"Io penso che non bisogna mai trattenersi. Quando ci siamo conosciuti venivo da una relazione catastrofica, forse anche tu, e allora sebbene desiderassi bruciare in tutto le tappe, per quanto riguarda i sentimenti restavo un po' sulle mie, chissà se poi si può veramente controllare quest'aspetto, e mi sono accorto di amarti al massimo verso dicembre, gennaio. Quando, a mia insaputa, tutto stava per finire. Non ha senso. Concedi il massimo il prima possibile. L'amore è l'unica ossessione per cui valga la pena vivere o morire, che duri un mese, un settimana o anche solo un'ora. E ovviamente lo cerco, voglio darlo e riceverlo ed è piacevole in entrambi i casi.", Cody prende una pausa, sull'orlo delle lacrime, e riprende "io ti ho amata. Non solo. So, dentro di me, che ti amerò per sempre. Sei la migliore che conosco e meriti di essere apprezzata e amata, non è come dici tu. Ti amerò per sempre, ricordalo, ovunque sarai tra dieci, trenta, cinquanta anni. Ci sarà qualcuno nel mondo che a prescindere da cosa farai, ti amerà. Ricordati che sei amata. E amati tu stessa per prima.", Evelyn lacrima in silenzio, Cody continua, "ti scrissi nell'ultima lettera "I'll love whatever you become" e mantengo la mia parola."
Si scambiano altre piccole considerazioni, alcuni ringraziamenti da parte di Evelyn e poi Cody la prende per mano e la porta fuori dal locale. Abbracciati camminano verso la macchina di lui, vi si siedono sopra e Cody continua: "quando è finita, sono finito all'inferno", ogni parola è un macigno, ma lui è più forte del mondo, "ed è un brutto posto, ci si sporca, ma c'è sempre la speranza di risalire. E lì", lacrime si affollano dietro gli occhi del ragazzo, "dovevo comunque preservare l'unica cosa che avevo e in cui credevo, l'amore, e questo è un petalo di rosa", tira fuori dalla tasca destra un petalo di rosa, lo mette in mano ad Evelyn e le chiude il palmo, "non si è sporcato, è tuo", scoppiano a piangere entrambi e si abbracciano, prendono tempo a riassaporare l'odore dell'altro come se fosse ossigeno puro. Lei dice "anche io ho una cosa per te" e dalla borsa estrae un libro introvabile, comprato chissà quando e chissà dove, Cody lo guarda contento e intanto entrano in macchina, parlano prima come fiumi in piena, poi finiscono a fissarsi da vicino.

Il primo bacio è breve, le labbra si incontrano piano, si godono il momento. Cody si stacca per primo, Evelyn lo ringrazia ancora per essere venuto. Si stendono sui sedili e Cody sfiora ogni centimetro della pelle della ragazza come un bambino che ritrova un gioco perduto, curioso e nostalgico allo stesso tempo. Discutono ancora di comprensione e aiuto. Lui racconta di una volta in cui, destabilizzato per svariati motivi, cercò non di sfogarsi, ma di parlarne, semplicemente per buttare fuori quelle cose, con un'amica. Arrivato da lei, questa lo anticipò raccontandogli i suoi problemi, molto più gravi, e allora prosegue lui: "ho capito che devo essere una roccia per tutti gli altri. Ed è un ruolo che mi è attribuito e mi attribuisco con piacere, ma, a volte, quando serve a me...non c'è nessuno con la determinata fiducia ed esperienza che mi servirebbe e allora ho solo la musica o il muro."
"Devi cercare qualcuno, qualche aiuto...", sussurra Evelyn.
"Ci sto lavorando, quasi trovato."

Si baciano ancora e ancora finché lui propone "torniamo a quando eravamo piccoli? Alla prima uscita? Ricordi questa maglietta?"
"Sì, è quella di quella prima volta", risponde lei sorridendo. Il sorriso più grande e bello che si sia mai visto. E piano piano si baciano sempre più e le mani scorrono sui corpi, i vestiti vanno via e fanno l'amore, piano, sapendo che, se sarà l'ultima volta, questa volta l'avranno deciso insieme. E vivono per sempre in quei respiri e sospiri, sorridendo felici, lui sopra lei, in un mondo che non è di nessuno, ma solo loro. Quando finiscono, Evelyn mormora "allora nulla è impossibile" e Cody si domanda se per tutto quel tempo l'anedonia non sia passata e rimangono abbracciati per lunghi attimi, in silenzio e non c'è bisogno di altro. Non c'è bisogno di musica perché solo guardarsi negli occhi è più che sufficiente, c'è una connessione intima indistruttibile e perfetta. Cody le accarezza i capelli sussurrando: "tu sei un miracolo, lo sai? Millenni di persone si sono riprodotte per arrivare a te, a farti nascere e vivere in questo luogo e tempo, a farci incontrare. Uno stupendo miracolo". I minuti scorrono piano nel silenzio della notte, lui si appoggia con l'orecchio sul petto di lei per ascoltare il battito del suo cuore. E' un suono così diverso, calmo, ovattato in modo dolce e a tratti regolare. Il suono della vita. Poi prende la sua canottiera e la infila nella borsa, sperando che l'odore rimanga per almeno qualche mese. Infine, la accompagna alla sua macchina, scendono e si dicono le ultime parole.
"Se hai bisogno di aiuto...", comincia Evelyn, "no", l'interrompe subito Cody, ma lei sa già a cosa vuole opporsi lui e dice "no, no, non da me. Chiedi aiuto a qualcuno."
"Lo farò. Tu ricorda le due cose fondamentali. Sei amata. E ama te stessa.".

L'ultimo bacio non è mai l'ultimo, si toccano e si staccano più volte.

L'ultimo abbraccio. L'ultimo incontro di labbra. Amore.





Evelyn e Cody sono in una casa abbandonata, su dei letti, impegnati a lottare contro un demone, un'entità malvagia. E sono sicuri di non riuscire a sconfiggerlo perché questo è molto forte. Invece ce la fanno, grazie ad una farfalla che, nonostante la differenza di stazza con il demone, lo prende e lo sbatte ripetutamente contro un muro fino ad ucciderlo. Una farfalla che esiste al confine tra il mondo dei vivi e quello delle anime. La loro proiezione infinita.

"Sognai mia moglie, era morta, ma andava tutto bene."

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