01/11/17

The Project. Alex - Part 5.

Il giorno dopo essere tornato in città, mi incontro subito con un paio di amici in una piazza per bere una birra, loro, e per fumare, tutti insieme. Usciamo già tardi e restiamo su una panchina ad aggiornarci degli ultimi mesi, tra lavoro, università, scopate e vita di tutti i giorni. Avevo mandato un messaggio ad Alex, nel pomeriggio, dicendole che sarei stato in giro per tutta la sera. Per le undici mi chiama e mi chiede se mi può raggiungere. Nessun problema, rispondo. Arriva come sempre: da sola, camminando piano, apparentemente pensierosa e con lo sguardo principalmente rivolto verso il basso. La scorgo già quando ancora non è neanche entrata nella piazza e mi avvio verso di lei per abbracciarla. Bellissima come sempre. Non posso stare troppo con lei perché un mio amico riparte il giorno dopo, però lei si aggrega volentieri alla nostra compagnia e dopo un po' finiamo al parco a fumare, bere e suonare la chitarra. Il gruppo per un attimo si è allargato, siamo diventati, non so come, dieci, poi dopo un paio d'ore siamo rimasti solo noi quattro: io, Alex e i miei due amici. Restiamo a cantare ed a parlare un po'. Poi Alex va via. Riaccompagno i miei amici a casa.

Ci rivediamo un paio di volte e in una di queste lei viene a prendermi in macchina e andiamo a casa sua. Non ci andavo da una vita. Alex si apre una birra, io non voglio bere, solo fumare. Prende la chitarra e mi canta alcune canzoni, io le canto anche qualcosa. Ricordo di aver suonato Suzanne di Leonard Cohen. Sono fatto e le mani mi tremano come se avessi un principio di Parkinson. Magari è così e io non lo so. Comunque continuo a fumare e intanto Alex mi fa un caffè freddo con dello zucchero che mi fa riprendere le trasmissioni tra i neuroni. Poi torniamo in centro per fare serata. Guida lei e secondo me stiamo andando troppo veloci, ma ci sono due fattori da considerare: quando sono fatto, già andare a 60 all'ora mi risulta veloce, anche se guido io; quando sono nel sedile del passeggero sono restio a fidarmi di chi guida. Ma so che Alex fa questa strada tutti i giorni, quindi mi fido. Arriviamo in una piazza del centro piena di ragazzi. E' sabato sera. La nostra destinazione è il compleanno di un amico di Alex, che io conosco di vista. Non ci ho mai interagito, ma mi è sempre stato intuitivamente simpatico. Conosco anche qualcun'altro che è presente alla festa. La festa è sui gradoni della piazza, siamo tutti in piedi e su una specie di davanzale, di quello che prima era una parte di un ex mercato, poggiamo tutti gli alcolici. Io bevo pochissimo, un borghetti, due. Neanche lo spumante. O forse lo spumante sì. Ovviamente si fuma. Tutti i presenti hanno interagito a più gradi con le droghe. Tutti. Anzi, probabilmente io sono quello che si è drogato di meno fra tutti questi. Uno dei ragazzi mi chiede una cartina e io gli passo anche il filtrino. Comincia a fare una canna e mentre parliamo mi giro un po' intorno. Metà dei partecipanti sta facendo una canna. Un ragazzo con i dread, dei pantaloni larghi e un cappellino nero, sta tritando dell'erba con le mani mentre la sua ragazza attacca due cartine. La sua ragazza avrà diciotto anni, al massimo. Ha degli occhi verdi chiarissimi, una carnagione scura, di quel colore che potrebbe avere una cubana, e un viso stupendo. Fumiamo tutti insieme. I discorsi contengono molto spesso esperienze di droghe. Il festeggiato e la ragazza vivono a Roma e una volta al mese, o anche di più se ce n'è la possibilità, trovano dei rave party in giro per l'Italia e vanno a prendersi più droghe possibili. E' una vita interessante. Rave, after. Ketamina, md, morfina, cocaina, speed, lsd, funghi. Tutto quello che si trova. Poi scopano da strafatti nelle tende. E' sempre una grande esperienza sensoriale. Sembrano una bella coppia perché hanno questa voglia di intossicarsi che è dello stesso livello. La serata finisce. Forse vado via prima io perché dovevo incontrare un altro amico, o forse andiamo via insieme.

Qualche giorno dopo ci salutiamo prima che parta per un paio di settimane. Sono nel cortile di un mio amico, con un sua sorella e un altro amico. Sicuramente parlavamo di qualcosa di poco serio, ma in maniera molto seria. Potrebbe essere stato il sole o il fatto che la terra non fosse chiaramente piatta. Alex si aggiunge e parliamo di musica. La saluto e spero di vederla presto. Il futuro è ancora incerto in questi giorni. Non so quando ripartirò e mi sembra di avere poco tempo. Dopo aver incontrato lei ho, nel frattempo, fatto scorta di hasish e alterno i miei giorni invitando ragazze e amici a casa, a fumare, ad ascoltare la musica. La cosa continua per parecchio e intanto Alex ritorna e si inserisce in questo loop. L'ultima settimana viene a casa mia quasi ogni giorno. Una volta porta la chitarra, una volta vediamo un film mentre fumiamo. Restiamo sul balcone una sera a fumare ed a parlare dell'universo e della vita. Alex è seduta in un angolo del mio balcone. Io sono seduto sulla soglia ed ho in mano un bicchiere di carta che usiamo come posacenere. Mentre fumo mi chiede se io sia triste o scazzato. Lo sembro? Non mi pareva. In verità sono felice, le dico. Sono sempre felice quando lei è vicino a me. E' come avere un gioiello davanti agli occhi. Lei non lo sa e non riesce a percepire le sue potenzialità. Io le vedo. Quella principale, è quella che anche lei può essere felice, data la giusta situazione e il giusto luogo. Questa è l'unica cosa che mi interessa. Amo Alex alla follia e gliel'ho spiegato il meglio possibile.

La settimana scorre in un via vai di situazione in cui, in qualche modo, io ed Alex siamo sempre presenti insieme e sempre vicini. Tanto che non distinguo un giorno dall'altro. Abbiamo sempre fumato, siamo stati in giro, siamo stati a casa, abbiamo incontrato amici diversi, siamo stati in diversi pub, bar e parchi della città. Abbiamo comprato interessanti quantitativi di droga. Ci siamo visti di pomeriggio per andare a prendere un caffè. Una volta è venuta a casa a cucinarmi il pranzo e poi è rimasta fino a sera, quindi si è fermata a sistemarsi. Era bello vederla nel mio bagno a pettinarsi i capelli e a truccarsi mentre ascoltavamo un live di David Bowie. Siamo stati sdraiati insieme. Anche senza dire nulla. Per me è una cosa fantastica. Una sera mi ha portato dei brownies fatti da lei insieme ad una rosa colta dal suo giardino. Un petalo è qui sul muro. Il significato che ha un petalo di rosa per me è immenso e la cosa mi ha fatto parecchio felice. L'ultima sera la passo con più amici possibile, saluto tutti quanti e rimango in giro fino alle cinque di mattina, quando devo alzarmi alle sette per andare in aeroporto. Alex la saluto per le tre, quando lei va a casa. La accompagno alla macchina. Siamo fatti e lievemente brilli. La abbraccio e le sussurro nelle orecchie. I love you.

I love you too.







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