21/11/17

3-2-1-turbe in sviluppo - Parte 2.

Parte 1


Sono le quattro di pomeriggio e ho trovato la forza di alzarmi dal letto. Devo farmi una doccia prima di poter cominciare questa giornata. Il malessere fisico si unisce al malessere interiore e io lo sostengo e alimento, mettendo musica di dolore e rinascita come colonna sonora per la doccia. Mi spoglio e mi appoggio un attimo il pugno alla nuca mentre mi stiracchio. Mi chiedo quanta forza ci vorrebbe per darmi un pugno che mi faccia perdere coscienza. Sono abbastanza sicuro di poterci riuscire, ma abbandono l'idea subito. Entro nella doccia e la musica mi accompagna dicendomi che ogni giorno è sempre più difficile e che sono uno stronzo nato infelice in un postaccio di merda. La canzone l'ha scritta un mio amico, nato in questo stesso buco. I pensieri mi si accalcano addosso e mentre scorre l'acqua ho già il groppo in gola e penso "come faccio? come faccio? come faccio?". Sono disoccupato da sei mesi e se non trovo qualcosa immediatamente sono costretto a tornare in italia. Non ho le competenze e le capacità per aiutare la mia Dea. Ho rimandato lo studio di cose che mi sarebbero servite perché impegnato in altre cose da studiare e mi sento in ritardo sul mondo, ma principalmente su me stesso. Sono mesi in cui vengo trattato da reietto e lebbroso e mi rinchiudo dentro nubi di droga perché così almeno non ci penso. Fumo e perdo tempo. Fumo e perdo tempo. A volte non mi dà neanche più soddisfazione e lo faccio più per abitudine che altro. A volte mi fa stare male e mi dico "vedi, stai male, devi smetterla di fumare. Almeno cala un po' le dosi, cazzo" e puntualmente fumo il giorno dopo, ogni giorno dopo, come se non fosse successo nulla. Ah, cristo. Un circolo vizioso del cazzo. Tutto questo accade velocemente nel mio cervello mentre con una mano mi copro gli occhi e singhiozzo e piango. C'è un breaking point per tutti. Il futuro lo vedo nero eppure il mio amico mi canta che ce la farò. Bestemmio e sento il peso del mondo addosso. Responsabilità grosse che ho deciso di prendere su di me e non mi sono ancora assunto del tutto. Eppure già le sento sopra le spalle e pesano. Cazzo, cazzo, cazzo, singhiozzo. Come cazzo devo fare. Bestemmio incessantemente. Qualcuno mi dia un segnale da qualche cazzo di parte. Mandate uno spiraglio di luce. Almeno mi torna un minimo la speranza. Non ho neanche la solita forza di insultarmi e di dirmi che sono forte e che devo darmi da fare il più possibile perché tutti gli stronzi lì fuori non restano ad aspettare me. Una mezz'ora di buio totale che continua mentre mi asciugo i capelli e mi vesto per andare fuori a fare dei servizi del cazzo al centro commerciale. Sono incazzato con il mondo, e questa è la normalità, semplicemente perché incazzarmi troppo con me stesso è controproducente. Allora vado in giro camminando con gli occhi iniettati di sangue e ringrazio di non essere nato in america con cinque pistole in casa, perché altrimenti queste finocchiate di gente che uccide meno di dieci persone alla volta sarebbero solo un vago ricordo, per voi. Cerco di guardare sempre dritto ed evitare contatti visivi con questi subumani che mi circondano, ma la cosa è impossibile perché sono troppi e parlano e respirano con queste facce orribili. Geni che chiaramente si sono riprodotti per caso e solo perché la selezione naturale è stata bloccata. Ma non dormite sonni tranquilli perché la selezione naturale tornerà. Stare a stretto contatto con la massa informe di gente mi dà un fastidio orribile, per chi non lo avesse ancora capito. Vado verso a casa e mi rilasso guidando. Devo ancora calmarmi del tutto.

Arrivato a casa, controllo il cellulare. Due mie amiche mi hanno contattato per la serata. Ci penso un attimo e decido di vedermi prima con una e più tardi con l'altra. Va già meglio. Poi accendo il computer mentre rullo una canna. Vado a cercarmi gli occhi di tutte le ragazze che ho amato e mentre fumo dedico uno o due minuti a ogni foto. Deve essere lì la speranza per andare avanti. Sai bene che quando sei fatto pensi a mille cose che ti sembrano, a volte, anche illuminanti e risolutive. Guardo occhi castani, verdi e azzurri. Guardo il mio riflesso sullo schermo del pc, focalizzandomi su quello per un attimo. Passo dai loro occhi al mio riflesso per diverse volte. Gli ingranaggi nel mio cervello tornano a girare correttamente e sussurro

"Mai più."

Il mio riflesso mostra di avere capito e mi dice che sarà lui a tenermi d'occhio e a guidare i miei passi.

Butto il mozzicone dal balcone.

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