31/10/11

Goodbye.

Tutti in contemplazione per ora, apre gli occhi, ti riconosce, non ti riconosce, parla pochissimo, dorme quasi sempre, è in un coma vigile ed ha un respiro un po' rumoroso.
Siamo tutti in contemplazione e ci diamo i turni per controllare la flebo, per assicurarci che l'acqua sia sempre nel bicchiere, e rimaniamo lì seduti vicino al letto a parlare del più e del meno come se la cosa non fosse poi così grave.
Mentre contempliamo io mi chiedo cosa stiamo aspettando e perchè lo facciamo, perchè sappiamo tutti che la fine è inevitabile e allora che cosa stiamo aspettando? Sembra quasi che siamo lì solo per poter cacciare l'orologio, romperlo e dire "ora del decesso: ..." , stiamo solo aspettando il suo ultimo respiro per poter dire "è finita" e darci ad un pianto liberatorio. Almeno così mi è sembrato.
Ora del decesso: alle luci dell'alba. Dopo essere sopravvissuti alla lunga notte pensiamo che nulla possa andare storto di giorno e invece appena sorge il sole il corpo tace.
E questo spezza l'immobilità dell'ultima settimana e di tutte le nottate, ora abbiamo qualcosa da fare: bisogna pensare alla bara e ad organizzare il funerale. In qualche ora è tutto pronto: la bara è al centro del salotto e solo ora qualcuno piange, come se non sapessimo che questo momento sarebbe arrivato, ma di nuovo siamo tutti in contemplazione.
Durante tutta la mattina e il pomeriggio e fino alla sera è un via vai di gente che passa, resta una mezz'ora, un'ora o anche più e contempla, tutti zitti, un silenzio assoluto per la contemplazione, gli ultimi dettagli vengono pianificati per il giorno successivo e i manifesti cominciano a venire attaccati da chi di dovere.
Solo ora ho un piccolo assaggio di quello che qualche caro/a amico/a ha provato prima di me, è una cosa così strana e tutt'ora non credo che nessuno sia riuscito a metabolizzare che il fatto sia avvenuto. E' quel momento in cui, per la prima volta, non sei tu a fare le condoglianze ad altri semisconosciuti, ma il contrario.
La grande differenza tra un corpo morto e uno vivo è l'immobilità, non che prima si muovesse tanto, respirava, l'unica differenza è sonora: non si sente più il respiro quasi affannoso, non si sente più nulla. Il silenzio è davvero totale, mentre prima eravamo noi a romperlo per spezzare la tensione, se di tensione si poteva parlare.

Arrivati al cimitero il loculo è lì, aperto, che aspetta di essere riempito, la bara viene posizionata lì in alto e piano piano viene separata dal mondo con dei mattoni e della calce, un processo lento che tutti guardiamo straniti, ognuno con i suoi pensieri, sapendo che quella ventina di mattoni separerà per sempre un corpo che abbiamo sempre visto vivo da tutto il resto, da tutti noi.