11/09/13

Riparo dalla tempesta.

In una foto sei seduta a gambe incrociate sull'erba e hai uno di quei vestiti colorati che si mettono alle bambine e sorridi come solo una bimba può fare, fai brillare gli occhi e sai che tutto andrà bene perchè ci sono i tuoi genitori e qualcuno si prenderà sempre cura di te e i tuoi capelli svolazzano contenti anche loro.

Era inverno e tu avevi le cuffie nelle orecchie, guardavi nella mia direzione e non credevi che sarei venuto a parlarti, sbagliavi.
Fremevo.

C'è una foto, che è andata persa da qualche parte, dove sono seduto a suonare la chitarra, tentando di insegnarti un sol e tu sei lì, in piedi, che mi guardi, poco dopo aver tentato di darmi fuoco. Eri nervosa.
Eri rimasta in macchina stesa sui sedili posteriori a decidere se uscire ed incontrarmi o meno.

Il mese successivo fu un continuo inseguirsi, un correre incessante. Non sapevamo dove andare, non sapevamo dove cadere e dove farci male.
Decidemmo di farlo un po' ovunque.
Decisi di perdermi nel tuo profumo e nei tuoi gesti, non fu una grande scelta.

Come non lo fu quella di mandarti a fanculo.

Ma sapevamo che tutto sarebbe tornato normale.
Ti ho ritrovata un giorno triste e ti ho scritto una canzone, ma tu non lo sai.
Ci siamo baciati come due innamorati mentre ci coprivamo per il freddo e sono tornato a casa ghiacciandomi mentre ascoltavo lucky.

E un giorno sei venuta tu da me, ma questo nessuno lo sa, tu non eri gentile, tu non ci tenevi, e hai fatto lo stesso e ti ho chiamata per tenerti compagnia durante la strada e dov'era l'angelo che doveva sorvegliarti?

Mi sono girato ed eri lì, avevi braccialetti sui polsi e fiori nei capelli, sei venuta verso di me e mi hai offerto riparo dalla tempesta. Siamo passati come fantasmi davanti a tutti, ci siamo dati la mano per evitare domande, il cameriere ci ha sorriso ed ha capito e quel giorno abbiamo cantato hallelujah, facendo l'amore sotto le stelle, sotto il soffitto, sotto noi stessi, è stato quasi un sogno e come un sogno ci è sfuggito dalle mani.

Un'altra volta ho bevuto un intero pomeriggio e sono stato malissimo e tu mi tenevi in piedi, o sdraiato, non fa differenza e dicevi che abbracciarmi era meglio di fare l'amore.

Infine mi sono ubriacato e sono venuto a dirti addio e tu non hai capito, non mi hai preso sul serio.
Perciò ho preso a camminare fino all'alba, che era l'ora dove sapevo ti avrei trovata a guardare fuori dalla finestra, appoggiata al davanzale, e tornavo a casa stanco e con le piante dei piedi distrutte.
Saltavo di panchina in panchina pensando a come sarebbe stato averti lì con me e maledicevo i passanti, sapendo che fuori dalla porta non c'era nessuno ad aspettarmi.





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