09/02/13

La trilogia: il condominio.

Nonostante la maggior parte dei miei conoscenti o amici stranieri lo trovino sconvolgente, io, come molti di voi, vivo in un condominio.
Il condominio italiano è un miniuniverso che comprende quasi sempre gli stessi tipi di persone, un microcosmo di follia e di urla e di cani che abbaiano alle quattro di notte.

Una persona che tutti, e dico tutti, hanno conosciuto nella propria vita è il vecchio pazzo e incazzato.
Questo vecchio di merda, che non tirerà mai le cuoia, sono venti anni che cammina lentamente, ma costantemente, e la sua funzione è rompere i coglioni al mondo, in qualsiasi modo. Deve sempre riposare. Non ha figli, perciò il gioco e il divertimento gli sono impossibili da comprendere. Non può capire che dei bambocci che vanno alle elementari, o alle medie, vogliono fare casino o giocare a pallone quando finiscono quelle stronzate che hanno come compiti.
Da più piccoli, il playground era il porticato, era perfetto: da una parte c'era il muro, dall'altra delle colonne e ad un estremo c'era una porta perfetta, con una traversa e l'ultima colonna a fare da palo. Era talmente palese che fosse fatto per giocarci a calcio che nessuno ebbe mai da questionare nulla.
Nessuno tranne il vecchio: "andate a giocare al parco, andate a giocare nel campo da tennis". Non c'era una motivazione che potesse spiegare perchè giocare lì fosse pericoloso per la pacifica vita del condominio, nulla.
Con gli anni cedemmo e ci trasferimmo nel campo da tennis, un po' scomodo per colpa della rete, ma ce la siamo cavata alla grande. Eravamo lì dalle quattro di pomeriggio fino a quando non si vedeva più un cazzo e continuavamo buttando via soldi a carte.
Ma non durò neanche quella soluzione, anzi il campo da tennis si trovava giusto dalla parte dove il rugoso aveva una finestra, spesso sentiva il dovere di affacciarsi e mandarci a fanculo o di dirci di smettere.
Abbiamo smesso, per altri motivi.

Invece l'asociale (boia, sembro un libro di severgnini, di quelli che vogliono essere simpatici facendo l'elenco dei tipi di persone) è quello che non ti parlerà mai, non ti ringrazierà mai se gli apri il portone, non ti saluterà mai, per nessun motivo, neanche per le condoglianze. Tu lo sai che esiste, ma lui non vuole esistere. Probabilmente non parla neanche con la moglie. Evita di usare l'ascensore, se c'è qualcun'altro, appena ti avvicini a lui, per evitare di parlare, fischietta o canta. Come se qualcuno, magari i tuoi genitori, gli abbia fatto un torto malefico nella notte dei tempi, come se fosse perennemente risentito per qualcosa, mai visto sorridere. Capisci che un giorno potresti diventare così e ti alleni a sorridere davanti allo specchio.



Scendendo nella tragicità, o risalendo, a seconda dei punti di vista, si arriva alla coppia dove la moglie maltratta il marito minuscolo e pensa di fare la miglior vita borghese. L'omiciattolo è un impiegatuccio da quattro soldi, che accumula debiti per soddisfare la voglia di vestirsi della moglie grassa, brutta, perennemente e pesantemente truccata come se dovesse mostrarsi al mondo nella sua "bellezza". Lui bestemmia spesso e volentieri e urla nel sonno, lo sento da tre piani di distanza, poi si alza, scende per andare al lavoro e comincia una manovra di circa tre ore che lo porterà a suonare il clacson senza motivo apparente, almeno una decina di volte. Piango spesso per la sua frizione.


Dulcis in fundo, ci sono tre donne che abitano insieme. Tre donne, avete letto bene. Non avete idea di cosa succeda in quella casa, e neanche io, per fortuna, ma quel poco che riesco a percepire sembra terrificante: la madre è divorziata da anni e vive con le due figlie di cui una ha passato la gioventù a spompinare comitive di amici, mentre la seconda ha pensato bene di farsi ingravidare, sposarsi, partorire e divorziare (tale madre, tale figlia).
Dove vorrà vivere il bambino? Proprio in questa infelice casa.
La neomamma, da quasi dieci anni ormai, è la più agguerrita di tutte e cammina con i tacchi mentre urla che lei se ne vorrebbe andare via, ma non può perchè c'è crisi, l'affitto costa e lei è da sola (intanto il marito quarantenne è diventato un pazzo metallaro che performa headbanging in raduni di motociclisti). Il bambino piange e urla precisamente negli orari in cui devo studiare, non sbaglia mai di un minuto, è un fottuto orologio svizzero. Se proprio non può fare casino, alza il volume della tv per tenermi aggiornato sui cartoni delle nuove generazioni, gliene sono gratissimo. Dopo un urlo di troppo, la madre lo mena o la zia lo mena o la nonna lo mena e lui piange, urlando più forte. Probabilmente lo sedano ad una certa ora. Ma non basta sedare il bambino per ottenere un po' di pace: mentre lui dorme, le donne hanno tempo per litigare:
"tu non hai pagato le bollette!"
"allora dove sono?"
"quali?"
"quelle che sono arrivate questo mese."
"ora te le faccio vedere."
"dai, MOSTRAMELE, MOSTRAMELEEEEEEEEEEEEEEEE!"
"calmati! CALMATI!"
"NOOOOOOO, FAMMI VEDERE, PAGHERO' TUTTO, ROMPICOGLIONI!"
"SEI COME TUO PADREEEEEEEEEEEEEEEEEE!"

e via discorrendo.


Noi abbiamo smesso, per altri motivi.
Uno è andato a milano per l'università.
Uno studia medicina.
Uno lavora.
Uno è andato in cerca di lavoro al nord.
Un altro è a napoli.
C'è chi tenta di fare il giornalista.
Chi lavora grazie agli agganci del padre.
Io sono qui che scrivo e il tennis non mi ha mai entusiasmato.

3 commenti:

  1. Ci dev'essere qualcosa nei condomini che attira tutti i casi umani del circondario e li rinchiude a vivere lì.
    Ci sono dei miei amici che vivono in appartamento assieme in un condominio ed ho incontrato anche lì degli strani scherzi evolutivi.
    Tipo una vecchia che frigna puntualmente ogni mattina con voce a citofono di n-ottave più alta di una grattata di pneumatici sull'asfalto.
    Oppure un ex-pompiere (morto di recente, tra l'altro) che, siccome s'è salvato da un incendio per miracolo, metteva a pallissima la colonna sonora di Ben Hur e, quando pioveva, urlava cose tipo: "GRAZIE SIGNORE PER QUESTA PIOGGIA PURIFICATRICE! LODE, LODE, LODE!"

    No, non sto scherzando.

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  2. povero bambino :/ se ti può consolare,alla casa al mare avevamo come vicini una famiglia di pugliesi trapiantati a Torino....la nonna entrava da noi senza invito e si fotteva la frutta e il nipote ci fissava dal loro cortile che si affacciava sulla nostra veranda quando pranzavamo lì. brutte cose.

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  3. @Neuro: e poi sono andati i tuoi amici al funerale urlando "GRAZIE SIGNORE, TE LO SEI RIPRESO, SEI UN IDOLO, LODE!"?

    @bazinga: Sono stato in vacanza in calabria quest'estate, non auguro a nessuno di sentire il dialetto calabrese stretto che parlavano le nonne mentre cercavo di dormire.

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