Sarò schietto.
Per me potrebbe esserci chiunque sul mio letto, non farebbe
alcuna differenza.
Abituati ad aspirare al massimo ed a sbattere contro quella
puttaniera che è la vita.
Non ricordo come ci siamo conosciuti, voglio non ricordare.
Era tutto sotto controllo finchè ti assumevi tutte le tue colpe, ma io
profetizzai "un giorno mi sputerai addosso tutte le tue colpe e dirai 'è
colpa tua, tutto' " e così è successo.
Scherzo, ricordo. Ho conosciuto alexandra in uno di quei
party dove eravamo tutti sfondati e io, più o meno, saltavo addosso a qualsiasi
ragazza mi capitasse a tiro e parlavo con tutti ed ero socievole.
Insomma, non ero io.
La storia andò avanti relativamente bene, io ero entusiasta
di avere una figa e lei era entusiasta di avere una sicurezza, qualcuno che
poteva prendersi cura di lei.
Andò bene i primi mesi.
Premetto che io ero un ubriacone del cazzo, come sono
tutt'ora, ma lei era quasi peggio, avvantaggiata dal fatto che, essendo una
ragazza, riusciva ad ubriacarsi con molto poco. I casini fuoriusciti dalla
bottiglia erano infiniti: alcuni derivavano da me, altri dalle sue luride
paranoie psicologiche dettate da un'infanzia probabilmente disastrata e vissuta
male.
Era tutto sotto controllo, finchè ad una festa in cui era
presa male, non cominciai a prenderla a schiaffi per farla riprendere. Odiavo
il fatto di dover essere io a gestire una persona come se fosse un figlio e
dover dire "non fare così, smettila di bere, non fare cazzate"; mi
sarebbe piaciuto stare con qualcuna che fosse riuscita a badare a se stessa.
Ma, piano piano, la mia libertà si andò restringendo fino a soffocarmi senza pietà. Non potevo fare più nulla senza essere sotto controllo, peggio di come si deve sentire un cittadino nordcoreano qualunque. Non potevo uscire senza rendere note le persone che frequentavo, non potevo parlare dei cazzi miei con i miei amici, non potevo guardare altre donne. Non potevo.
Implodevo leggermente dentro di me, ogni giorno andando ad
aggiungere una lurida goccia a quel vaso che già traboccava, ma me ne fottevo
perchè ero innamorato. Questo mi teneva in piedi, in bilico, ma in piedi.
Bevevo e fumavo e scopavo sperando ci fosse solo questo di
mezzo, nulla di più.
E scopavamo, felici, tantissimo. Un quarto d'ora, venti
minuti, mezz'ora di felicità, senza problemi. Fin lì andava tutto bene. Era per
quello che ero in quella situazione.
Ma già alla fine della scopata temevo si presentasse qualche
situazione di merda come "ho saputo cos'hai fatto ieri/parli ancora con
quella?/ho sentito la tua amichetta". Cristo, l'avrei presa a testate, ma
sono un gentiluomo.
Per evitare di picchiare lei, prendevo a pugni me stesso.
Tantissimi pugni in testa per cercare di neutralizzare i
litigi e le discussioni che portava avanti praticamente da sola, a breve mi sarei
causato una commozione cerebrale, ne ero sicuro.
Lei quasi si dispiaceva, piangeva: "non lo fare,
smettila!".
E io continuavo a darmi pugni.
Ero completamente di fuori, ma non potevo più sopportare la
situazione.
Era una relazione piena di periodi:
periodo di merda,
periodo di merda,
periodo buono che durava massimo una settimana,
periodo di merda per una mia cazzata come tentare di uscire
con una vecchia amica,
periodo di merda per discutere della mia cazzata,
periodo di merda per sentirmi dire "io non sono una
persona cattiva, perchè mi tratti così? Cosa ho fatto per meritarmi
questo?"
E io rimanevo lì, a sorbirmi tutte queste cose per il
semplice motivo che lei era la mia vita ed io ero la sua e non sapevo neanche
dove andare senza di lei.
Il mio mondo si era chiuso su una persona e non sapevo come
uscirne.
Ci svenavamo tutti i giorni per quei brevi momenti di
perfezione. Ora ho capito cosa c’era dietro.